Negli ultimi mesi, la gestione dei siti di distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza è finita sotto la lente per via di episodi di violenza e tensione. Secondo fonti americane, i contractor assunti per sorvegliare queste postazioni avrebbero fatto uso di munizioni vere e granate stordenti contro i palestinesi radunati nei centri di assistenza. L’organizzazione coinvolta è la Gaza Humanitarian Foundation, già al centro di critiche per il suo ruolo nella regione. I fatti emergono da testimonianze dirette raccolte dall’agenzia Ap, che ha parlato con due operatori presenti sul campo e analizzato clip video restituite da uno dei contractor.
Situazioni di tensione e uso di armi da parte dei contractor americani
I contractor americani impiegati per la sorveglianza all’interno dei siti di distribuzione degli aiuti a Gaza sono stati direttamente testimoni dell’uso di munizioni vere e di granate stordenti. Questi strumenti, solitamente riservati a contesti militari o di controllo dell’ordine pubblico più duro, sono stati impiegati contro centinaia di palestinesi ammassati nei punti di consegna degli aiuti umanitari. Le fonti indicano che la presenza di armamenti pesanti e il ricorso a tecniche di dispersione della folla ha creato situazioni di forte pericolo, mettendo a rischio la sicurezza degli stessi beneficiari dell’assistenza.
Video e immagini testimoniano tensione e caos
Video forniti da uno dei contractor mostrano chiaramente la tensione diffusa nei siti: il rumore intenso degli spari si accompagna al lancio di granate stordenti, mentre il personale addetto allo sgombero utilizza anche spray al peperoncino per avere ragione della folla. Le immagini testimoniano momenti di caos, con individui che cercano di fuggire dalla zona sotto una pressione crescente. Questo approccio ha sollevato molte preoccupazioni sull’opportunità e sulla proporzione delle misure adottate, in una situazione dove sarebbe fondamentale garantire calma e ordine senza ricorrere alla violenza.
Criticità nella selezione e nella gestione del personale di sicurezza
Una delle questioni più rilevanti emerse dall’inchiesta riguarda la qualità e la preparazione del personale addetto alla sicurezza. Secondo i racconti raccolti da Ap, i contractor assunti erano spesso privi delle necessarie qualifiche e non sottoposti a controlli adeguati. Non solo, i guardiani si presentavano armati in modo pesante e senza adeguata formazione nel controllo della folla o nella gestione delicata di tensioni in contesti umanitari.
Questa situazione ha creato un ambiente pericoloso in cui persone non addestrate hanno avuto il compito di gestire grandi gruppi di manifestanti o richiedenti aiuto, incrementando il rischio di incidenti. La presenza di armi letali e dispositivi non letali come granate stordenti e spray urticante in mani inesperte ha prodotto episodi ad alto rischio, confermando la necessità di una selezione più rigorosa e di protocolli stringenti. La mancanza di controlli sulle capacità effettive del personale rappresenta un campanello d’allarme, soprattutto considerata la delicata natura delle operazioni umanitarie in zone di conflitto.
Analisi dei video e intercettazioni di conversazioni in lingua inglese
Il materiale video messo a disposizione da uno dei contractor assume un ruolo fondamentale per comprendere la dinamica degli eventi. Le immagini mostrano gruppi di palestinesi stipati e sotto pressione, mentre nei pressi si percepisce un clima di violenza crescente. Si notano spari in aria, detonazioni di granate stordenti e persone ree di essersi avvicinate troppo o di aver manifestato in modo pacifico ma deciso. Inoltre, il video testimonia l’utilizzo di spray al peperoncino per disperdere la folla, strumento che genera forte irritazione e disorientamento.
Conversazioni audio rivelano strategia di controllo
Un’altra prova che desta attenzione sono alcune registrazioni audio di conversazioni tra uomini che parlano in inglese, probabilmente membri dei gruppi di sicurezza. In questi scambi si discute esplicitamente della strategia per allontanare e disperdere la folla. Questi momenti parlano chiaro sulla volontà di usare ogni mezzo disponibile per tenere sotto controllo il numero di persone all’interno delle aree di distribuzione, spesso a scapito del rispetto e della sicurezza dei presenti. La combinazione di video e audio suggerisce un metodo organizzato per sostenere l’ordine, in cui però emergono pratiche che potrebbero superare i limiti della proporzionalità.
L’insieme di queste informazioni richiama l’attenzione sulla gestione complessa e controversa delle operazioni umanitarie in territori come Gaza. La presenza di contractor armati, l’uso frequente di strumenti di deterrenza forti e la scarsità di controlli sul personale impiegato contribuiscono a una situazione delicata che va monitorata con attenzione dalle autorità competenti e dalle organizzazioni internazionali.