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Caldo record 2025 e rischi per la salute dei lavoratori: nuove misure in arrivo dal ministero del lavoro

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L’ondata di caldo che attraversa l’Italia nel 2025 spinge il governo e le parti sociali a intervenire per tutelare la salute dei lavoratori, soprattutto quelli impegnati all’aperto nelle attività agricole. Le alte temperature stanno superando i record degli anni precedenti e impongono modifiche urgenti negli orari di lavoro e nelle condizioni operative. Il ministero del lavoro si prepara a firmare un protocollo con associazioni agricole e sindacati per contenere i rischi legati al caldo estremo.

Livelli record di caldo in italia nel 2025 e conseguenze sulle attività lavorative

La temperatura del 2025 continua a crescere rispetto agli anni passati, superando anche il 2024 che era stato indicato come il più caldo della serie. Le giornate sono caratterizzate da un caldo persistente e intenso, che non concede tregue sia nelle aree urbane sia nelle campagne. Questo scenario climatico estremo accompagna da tempo una successione di stagioni anomale: autunni e inverni più secchi, primavere miti e estati particolarmente torride.

Queste condizioni ambientali non solo preoccupano per gli effetti sull’agricoltura, ma impongono una seria riflessione sui rischi per i lavoratori esposti a temperature elevate per molte ore. Nei campi, dove il sole picchia senza sosta, la fatica si fa subito sentire e il corpo umano rischia facilmente l’ipertermia o l’insolazione. Non si tratta solo di disagio, ma di problemi potenzialmente gravi per la salute.

Le rese agricole già soffrono per una siccità prolungata alternata a locali precipitazioni intense, ma tra i più fragili ci sono appunto i lavoratori che raccolgono frutta, verdura, e cereali, spesso in condizioni difficili. La sicurezza sul luogo di lavoro diventa un tema cruciale da affrontare urgentemente.

Precauzioni per i lavoratori agricoli: orari, dispositivi e idratazione

Il caldo estremo richiede interventi precisi per proteggere i lavoratori nei campi. Dal primo mattino fino a settembre la raccolta si intensifica, soprattutto di prodotti stagionali che necessitano di essere colti al momento giusto. Si stima che circa mezzo milione di persone lavorino in agricoltura durante questo periodo.

Per evitare problemi legati al caldo, si cerca di rimodulare gli orari di lavoro spostando le attività alle prime ore della mattina o addirittura notturne. Le ore centrali della giornata, quando il sole è più forte, vengono invece evitate per non esporre i lavoratori a rischi come colpi di calore o disidratazione.

Sono necessari inoltre dispositivi di protezione individuale adatti, come cappelli che riparino dal sole e abbigliamento leggero ma traspirante. L’idratazione gioca un ruolo fondamentale: l’accesso costante a acqua fresca deve essere garantito, con fonti facilmente raggiungibili sul posto di lavoro.

Una fonte preziosa di informazioni è la piattaforma Worklimate, frutto della collaborazione tra diversi istituti tra cui CNR e Inail, che mette a disposizione mappe precise con previsione di temperature e livelli di rischio giornalieri. Questi dati aiutano le aziende agricole a programmare meglio l’attività e adottare misure di prevenzione puntuali.

Il protocollo del ministero del lavoro e le misure per l’emergenza caldo

Di fronte alla gravità della situazione, il ministero del lavoro sta collaborando con associazioni degli agricoltori, sindacati e diverse regioni per firmare un protocollo che indirizzi le politiche di tutela dei lavoratori. Il documento si propone di superare l’approccio emergenziale, introducendo regole stabili sui comportamenti da adottare durante periodi di caldo intenso.

Francesca Re David, segretaria confederale della CGIL, ha sottolineato che il protocollo dovrà indicare chiaramente le azioni per limitare i rischi negli ambienti di lavoro sia all’aperto sia al chiuso. L’accordo fornirà linee guida per accordi sindacali locali, definendo orari di lavoro, utilizzo di dispositivi di protezione, interventi organizzativi e investimenti necessari.

Un punto chiave riguarda la definizione per legge di una soglia di temperatura o indice di rischio che imponga l’attivazione automatica delle misure. Questo può includere l’interruzione temporanea delle attività o adeguamenti operativi per salvaguardare la salute dei lavoratori. L’obiettivo è dare certezze e uniformità d’azione in tutte le realtà produttive, seguendo le indicazioni della comunità scientifica.

Un tentativo di risposta coordinata al problema caldo

Il protocollo rappresenta quindi un tentativo di rispondere a un problema concreto che sta emergendo con forza, considerando i segnali che il clima continua a fornire anno dopo anno. Lo sforzo comune tra istituzioni, imprese e sindacati è volto a rendere le condizioni di lavoro più sicure e sostenibili anche nei momenti più difficili.

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