La stagione estiva 2025 ha intensificato il disagio a Gaza, dove il caldo soffocante si aggiunge a problemi già drammatici come la scarsità di acqua potabile e l’assenza di energia elettrica. In un territorio affollato da circa due milioni di persone, la mancanza di servizi essenziali aggrava ulteriormente le condizioni di salute e di vita. Le strutture fognarie inadeguate e le difficoltà nel reperire acqua pulita aumentano il rischio di malattie e tensioni sociali.
Gaza si trova da tempo a fronteggiare una crisi idrica profonda. L’estate calda del 2025 ha reso questa emergenza ancora più visibile. Gran parte della popolazione deve camminare per lunghe distanze per raggiungere punti di approvvigionamento d’acqua. Questa fatica fisica si somma alla quantità limitata che ogni famiglia può usare quotidianamente. L’acqua è preziosa e viene conservata con attenzione, con tante famiglie che convivono con limiti severi che riguardano anche l’igiene personale.
Il funzionamento dei sistemi di pompaggio dell’acqua e degli impianti di desalinizzazione dipende dal carburante. Nonostante l’urgenza, Israele continua a impedire l’ingresso nel territorio del gas necessario. Senza energia, i pozzi non possono distribuire acqua e le strutture di purificazione perdono efficacia. Così, anche nei momenti di apparente disponibilità, l’acqua che arriva spesso non è adeguata per il consumo o le necessità sanitarie degli abitanti. Questa situazione alimenta paure di contaminazioni e malattie infettive, soprattutto tra chi vive in condizioni precarie.
Molti residenti di Gaza sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni e ora vivono in tende allestite in spazi limitati. Queste tende, insufficienti a proteggere dal sole cocente, espongono le persone a condizioni di vita difficili. Senza elettricità, non funzionano ventilatori o altri sistemi di raffreddamento. Le famiglie, con i bambini in particolare, soffrono il caldo anche di notte, impedendo un riposo adeguato.
Il blackout prolungato interessa tutta la Striscia e blocca la maggior parte delle attività quotidiane. I generatori privati che potrebbero mitigare la mancanza di corrente sono difficili da alimentare, a causa dei prezzi elevati e della carenza di carburante. Senza energia, anche le pompe per le fogne non lavorano correttamente, il che peggiora la situazione sanitaria e ambientale. La difficoltà nel mantenere condizioni igieniche provoca un peggioramento delle patologie intestinali e cutanee.
Le persone che vivono nella Striscia di Gaza raccontano una realtà dura fatta di privazioni continue. Rida Abu Hadayed, rifugiatasi con la famiglia in una tendopoli, ha spiegato come il caldo e la mancanza di elettricità privino i bambini del sonno, alimentando uno stato di tensione costante. I piccoli piangono fino al tramonto, senza trovare sollievo. Il marito, Yousef, ha descritto le condizioni nelle tende come “miserabili”, soprattutto per chi deve affrontare il caldo e le punture di insetti durante le notti.
La difficoltà nel reperire acqua modifica ogni aspetto della vita familiare: la gioia di un bagno rinfrescante si trasforma in razionamento estremo. Le famiglie sono costrette a versare qualche goccia d’acqua sulla pelle dei bambini per lenire il calore. Questo scenario si ripete ogni giorno, mentre le notti diventano più lunghe e faticose, senza soluzione all’orizzonte. La fatica accumulata si legge negli occhi di chi racconta tutto questo, con una stanchezza che travalica l’aspetto fisico e tocca quello psicologico.
Le autorità umanitarie e diverse organizzazioni denunciano da tempo queste condizioni, ma nonostante gli appelli, i blocchi e le restrizioni restano. Gaza continua a lottare sotto una pressione che fa fatica a trovare risposte concrete nel breve periodo.