A Londra il tour sulle tracce di Jack lo Squartatore è diventato l’attrazione più richiesta: cresce il turismo horror, tra curiosità macabra e critiche
Chi decide di partire per Londra, oggi, non lo fa solo per Buckingham Palace o per ammirare il cambio della guardia. A trascinare orde di visitatori, specialmente al calar della sera, è un altro tipo di attrazione: il tour a tema Jack lo Squartatore. Ogni notte, migliaia di persone camminano tra i vicoli di Whitechapel ripercorrendo i movimenti dell’uomo che, nel 1888, terrorizzò la città con l’uccisione di cinque donne, mai del tutto chiarita. Il fenomeno rientra in una categoria turistica sempre più diffusa: quella dei viaggi dell’orrore, tra esoterismo, cronaca nera e scenari raccapriccianti.
Il successo del tour tra i vicoli di Whitechapel
Il percorso, organizzato in diverse lingue e prenotabile online, parte ogni sera dalle vie più frequentate di East London. I partecipanti vengono accompagnati tra vicoli stretti, taverne d’epoca e angoli ancora poco illuminati, dove si ricostruiscono le scene dei delitti che insanguinarono la Londra vittoriana. A guidare i gruppi ci sono attori, performer o guide storiche che, tra effetti scenici e racconti dettagliati, rievocano passo dopo passo l’identità mai accertata del famigerato killer.
Il tour si conclude spesso davanti al Jack The Ripper Museum, una struttura che espone documenti, oggetti e fotografie originali del tempo. Anche qui, però, non mancano le critiche: alcuni residenti e attivisti ritengono che l’eccessiva spettacolarizzazione della violenza rischi di banalizzare il dolore delle vittime. In città sono comparsi murales e souvenir con il volto del presunto assassino, sollevando interrogativi etici sul confine tra memoria storica e marketing.

Il successo dell’esperienza, però, continua a crescere. Per molti turisti si tratta di un modo per conoscere il volto oscuro di Londra, quello che difficilmente appare nelle cartoline ufficiali. I pacchetti sono venduti anche da agenzie turistiche internazionali e inseriti tra le prime cinque attività consigliate nella capitale britannica.
Il turismo dell’orrore si allarga: dai vicoli londinesi ai luoghi del crimine globale
Londra non è l’unica città coinvolta. Il fenomeno del turismo horror sta guadagnando terreno in tutto il mondo. Si viaggia per visitare la villa dei fratelli Menendez a Beverly Hills, oppure per raggiungere il sito del massacro di Jonestown in Guyana. Alcuni scelgono persino le case frequentate da serial killer noti, come nel caso di Jeffrey Dahmer.
I tour non si limitano a un interesse storiografico. Sempre più spesso i pacchetti propongono esperienze immersive, visite notturne, ambientazioni horror e perfino escape room ispirate a fatti realmente accaduti. Il confine tra intrattenimento e commemorazione si fa sottile, a tratti invisibile.
C’è chi parla di desensibilizzazione collettiva, alimentata da film, podcast e serie tv che hanno trasformato i delitti in narrazioni di successo. L’identità delle vittime si dissolve, mentre quella dei carnefici viene romanzata e spesso caricata di fascino.
Eppure, per molti viaggiatori, resta un modo per indagare l’oscuro, conoscere eventi realmente accaduti e riflettere su come certe tragedie abbiano influenzato intere generazioni. Il dubbio resta: è curiosità legittima o morbosità mascherata da cultura? Una domanda che, nel frattempo, continua a non avere una risposta netta.