La direttiva europea sulle emissioni già da gennaio 2024 ha introdotto una tassazione più rigida sulle imbarcazioni, con effetti pesanti sull’economia della Sardegna. Il sistema ETS colpisce il trasporto marittimo, indispensabile per l’isola, e sta aumentando i costi per imprese di diversi settori chiave. Confindustria Sardegna ha sollevato la questione in vista dell’incontro con la Commissione Europea a Bruxelles, con un appello a intervenire per evitare danni irreparabili.
Il sistema etS e la sua influenza sul trasporto marittimo in Sardegna
La direttiva ETS, entrata in vigore il primo gennaio 2024, prevede l’applicazione di un sistema di tassazione proporzionale alle emissioni generate dalle navi durante il trasporto. Questo sistema ha l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale favorendo la sostenibilità. Dal punto di vista tecnico ogni nave deve acquistare quote di emissione in base al combustibile bruciato, aumentando così i costi operativi delle compagnie marittime. Per isole come la Sardegna, che non dispongono di alternative logistiche efficaci al trasporto via mare, questo provvedimento pesa in modo significativo.
Effetti immediati sui costi
L’effetto immediato della normativa è un aumento progressivo delle tariffe applicate alle merci trasportate. Confindustria Sardegna sottolinea che, a partire dal 1° luglio 2025, verranno imposti ulteriori rincari in aggiunta a quelli già introdotti, creando una spirale di costi che rischia di far perdere competitività a interi settori. I rincari si riflettono in modo particolare nel costo complessivo del trasporto di beni, incrementando i prezzi finali e mettendo a dura prova le aziende sarde.
Le imprese più colpite e le conseguenze sui settori strategici locali
I comparti manifatturiero, agroalimentare, chimico e lapideo risultano tra i più colpiti dall’aggravio dei costi logistici causati dal sistema ETS. Questi settori rappresentano una parte rilevante dell’economia sarda e dipendono fortemente dalla regolarità e convenienza delle rotte marittime per importare materie prime e esportare prodotti finiti. L’aumento dei costi non solo riduce i margini di profitto, ma può compromettere la capacità stessa di operare nei mercati nazionali ed esteri.
Incremento dei costi e normative ambientali collegate
Confindustria ha documentato come per alcune aziende l’incremento complessivo del costo del trasporto via mare abbia raggiunto punte oltre il 30%. In un contesto competitivo anche piccoli aumenti delle spese di spedizione possono compromettere ordini e contratti. Inoltre, le stesse aziende si trovano a dover sostenere oneri supplementari legati ad altre normative ambientali europee collegate, come il “Fuel EU Maritime”, che impone standard più stringenti sui carburanti utilizzati in ambito marittimo.
La risposta di confindustria sardegna e le proposte per tutelare il territorio
Andrea Porcu, direttore generale di Confindustria Sardegna, ha descritto la situazione come estremamente critica e insostenibile per le imprese isolane. Pur riconoscendo l’importanza degli obiettivi ambientali perseguiti dalla normativa europea, Porcu ha evidenziato un effetto sproporzionato sui costi dovuto alle particolari condizioni geografiche dell’isola. Confindustria ha quindi chiesto alle autorità regionali di rappresentare con forza questa difficoltà nel corso del prossimo incontro con la Commissione Europea.
Richieste e misure compensative
L’associazione degli industriali sollecita l’introduzione di misure compensative dedicate, capaci di tenere conto del principio di insularità riconosciuto dalla normativa italiana ed europea. Queste misure dovrebbero garantire condizioni di continuità territoriale efficienti e sostenibili per le merci, evitando che i rincari delle tariffe marittime si traducano in una penalizzazione economica per la Sardegna. Senza interventi mirati, esiste il rischio che molti produttori perdano quote di mercato o addirittura chiudano, indebolendo l’intero tessuto produttivo locale.