Il Veneto affronta il problema della carenza di infermieri con un sostegno economico diretto agli studenti iscritti ai corsi di laurea in infermieristica. Questa iniziativa prevede l’erogazione di un voucher di 1000 euro all’anno per tre anni, destinato a chi supera l’esame di tirocinio. Il progetto mira a invertire la tendenza negativa nelle iscrizioni e a garantire un numero adeguato di professionisti nel sistema sanitario regionale.
Il voucher come risposta alla scarsità di infermieri in veneto
La regione Veneto ha adottato un intervento concreto per fronteggiare la mancanza crescente di infermieri, stimata in circa 3.500 unità tra i servizi sanitari e socio-sanitari. La misura, unica tra le regioni a statuto ordinario, consiste in un voucher da 1000 euro l’anno per ciascuno dei tre anni che compongono il corso di laurea in infermieristica. L’erogazione è affidata a Veneto Lavoro, passata attraverso i centri per l’impiego, con finanziamenti europei stanziati dalla regione nell’ambito del FSE+ 2021-2027 per un totale di 9 milioni di euro.
L’obiettivo è incoraggiare l’immatricolazione nei corsi di laurea delle professioni sanitarie dove si registra il maggior bisogno di personale, intervenendo in modo mirato sulla formazione degli infermieri. L’assessora Valeria Mantovan, che segue il lavoro, ha ricordato la precedente esperienza con un voucher per gli operatori socio-sanitari che aveva già aumentato il numero di corsi da 45 a 65 e superato i 4 mila iscritti. Ora si punta a mantenere la qualità dell’assistenza sanitaria ai cittadini tramite questa nuova sperimentazione.
Dati e numeri sul personale sanitario mancante in regione veneto
Il quadro sul personale mancante è stato delineato dall’assessora alla sanità Manuela Lanzarin e confermato dai dati ufficiali raccolti dalla cabina di regia regionale. Mancano circa 3500 medici, soprattutto in specialità come emergenza-urgenza, anestesia, rianimazione e medicina di famiglia. I posti universitari per infermieri sono aumentati da 1200 nel 2020/2021 a 1833 attuali nelle università di Padova e Verona, ma questo non basta.
Nel solo 2024, il saldo tra infermieri assunti e cessati è negativo di 359 unità; nel 2025 la presenza registra 23.816 infermieri, in aumento rispetto al 2024, ma ancora lontano dal fabbisogno reale. La preoccupazione maggiore riguarda le dimissioni inattese di molti infermieri che si spostano al sud o passando dal pubblico al privato. Queste dinamiche complicano la programmazione e organizzazione del sistema sanitario regionale.
Lanzarin ha sottolineato come queste difficoltà abbiano spinto a proporre politiche più ampie e basate su dati concreti, per migliorare l’attrattività e la permanenza degli infermieri nelle strutture sanitarie venete. Senza un aumento stabilizzato del personale, si rischierebbero ripercussioni significative sulla qualità dell’assistenza.
Le strategie della regione veneto per trattenere e attrarre infermieri
Oltre al voucher per gli studenti, la regione ha attivato iniziative per gestire la mobilità interna del personale sanitario. Una sperimentazione di mobilità volontaria ha ricevuto 474 domande da infermieri con almeno cinque anni di servizio. Lo scopo è permettere spostamenti tra aziende e enti del sistema sanitario regionale, senza dover partecipare a nuovi concorsi.
Questa misura dovrebbe aiutare gli infermieri a bilanciare meglio la vita professionale con quella privata, rispettando le loro preferenze di luogo di lavoro. Il progetto punta a consolidare una gestione più coordinata delle risorse umane, che risponda alle reali esigenze degli operatori e migliori l’efficienza del sistema in tutta la regione. Questi interventi, combinati con il sostegno economico agli studenti, rappresentano la risposta regionale alla crescente pressione del personale sanitario in Veneto.