Home News Il cuore nascosto dell’etna svelato: mappatura delle faglie attive e interazione con il magma fino a 30 km di profondità
News

Il cuore nascosto dell’etna svelato: mappatura delle faglie attive e interazione con il magma fino a 30 km di profondità

Share
Share

L’Etna, uno dei vulcani più attivi al mondo, continua a riservare sorprese grazie alle più recenti ricerche scientifiche. Uno studio congiunto tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e l’università di Catania ha ricostruito la rete sotterranea di faglie attive sotto il vulcano. L’analisi si basa su oltre 15.000 terremoti registrati in vent’anni, che hanno permesso di delineare le strutture geologiche che influenzano i movimenti della crosta terrestre e la risalita del magma.

Analisi sismica e reti di faglie attive sotto l’etna

Il lavoro pubblicato su Scientific Reports è frutto di due decenni di monitoraggi sismici. I dati raccolti hanno disegnato una complessa rete di faglie, alcune delle quali interagiscono direttamente con il magma in risalita. Queste faglie, spesso invisibili in superficie, governano in modo decisivo la deformazione della crosta sotto l’Etna. Lo studio evidenzia come fenomeni sismici di diversa scala, distribuiti fino a 30 chilometri di profondità, accompagnano spesso le fasi preparatorie alle eruzioni più intense.

Collegamento tra deformazione crostale e attività magmatica

L’esame dettagliato dei terremoti ha permesso di collegare i processi di deformazione crostale con l’attività magmatica interna. I ricercatori hanno mostrato come lo stress accumulato nella crosta venga rilasciato progressivamente attraverso queste faglie, creando una serie di micro-sismi che ampliano la comprensione del sistema vulcanico. I terremoti non sono confinati alla zona sommitale, ma interessano tutto il complesso sottosuolo dell’Etna, influenzando anche aree distanti dai crateri.

Interazioni tra magma e sistema di faglie

L’influenza del magma sulle faglie è centrale nelle dinamiche vulcaniche osservate. Luciano scarfì, ricercatore INGV e primo autore dello studio, spiega che “la risalita del magma genera pressioni intense che modificano l’equilibrio della crosta terrestre circostante.” Questo tipo di sollecitazione non si limita all’area sopra i crateri, ma si estende su tutto il sistema sismico attivo del vulcano.

Quando la pressione magmatica aumenta, può riattivare faglie già esistenti o generare movimenti lungo strutture precedentemente inattive, anche a notevole profondità rispetto alla superficie. Questo processo anticipa spesso le eruzioni esplosive o effusive, come accaduto nel 2018 e nel 2021. Il rilascio di energia sismica diffuso in tutta l’area rileva uno scambio continuo tra deformazioni crostali e flusso magmatico.

Movimenti del fianco orientale verso il mar ionio

Il fianco orientale dell’Etna è noto per un lento ma costante movimento verso il mar Ionio. La nuova ricerca ha messo in luce che questo spostamento non avviene in modo uniforme, ma è determinato da un mosaico di strutture geologiche che si attivano in sequenza. Questa zona coinvolge faglie antiche, comprime il suolo e reagisce alle pressioni generate dal magma intrappolato.

Giovanni barreca, ricercatore all’università di Catania e coautore del lavoro, sottolinea come “la sismotettonica di questa area emergente derivi dalla storia geologica complessa dell’Etna.” Molte delle faglie attive sotto il fianco orientale non si riscontrano in superficie, dimostrando un meccanismo di deformazione più articolato del previsto. Questi movimenti richiamano processi di cedimento superficiale che vanno monitorati attentamente per la loro rilevanza ai fini della sicurezza.

Implicazioni per la valutazione del rischio vulcanico

Il team formato anche da Carmelo Cassisi e Horst Langer dell’INGV afferma che la mappatura dettagliata delle faglie attive rappresenta un avanzamento cruciale nella comprensione del rischio associato all’Etna. La conoscenza più precisa dell’architettura interna permette di anticipare meglio i segnali di allerta legati a possibili eruzioni o frane.

L’integrazione dei dati sismici con le dinamiche magmatiche fornisce un quadro più realistico delle condizioni sotto il vulcano. Ciò può aiutare le autorità locali e i centri di protezione civile a pianificare strategie di emergenza più mirate. La complessità del sistema richiede monitoraggi continui e un’analisi puntuale delle interazioni tra faglie e magma. I risultati ottenuti fino a oggi aprono la strada a future ricerche che potrebbero affinare ulteriormente la capacità di previsione degli eventi vulcanici.

Smettere di Lavorare è un magazine che esplora stili di vita alternativi e indipendenza finanziaria con sezioni su News, Spettacolo & TV, Soldi & Risparmi, Ambiente, Trasferirsi all’estero e Lavorare all’estero.

Info & Comunicati

Per info e comunicati stampa inviare email a: info@smetteredilavorare.it

© 2025 proprietà Influencer Srls - Via Luca Bati 57 - Roma - P.IVA 14920521003

Questo blog non è una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.