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Detenuti di santa maria maggiore impegnati in lavori e attività culturali con la procuratoria di san marco

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La collaborazione tra il carcere di Santa Maria Maggiore e la Procuratoria di San Marco a Venezia ha dato vita ad un progetto che unisce lavoro e cultura per i detenuti. Questo accordo introduce nuove opportunità per il reinserimento sociale attraverso incarichi lavorativi nella basilica e attività educative promosse sia dentro che fuori la casa circondariale.

L’accordo tra carcere e procuratoria per il lavoro in basilica

L’intesa firmata a Venezia ha ufficializzato l’ingresso dei detenuti di Santa Maria Maggiore in un programma di lavoro presso la Procuratoria di San Marco. Il progetto permette ai reclusi di partecipare ad attività operative e di manutenzione collegate alla Basilica di San Marco, uno dei simboli emblematici della città. Si tratta di un’opportunità concreta che coinvolge direttamente i detenuti, inserendoli in un contesto lavorativo strutturato e formalizzato.

Il lavoro è riconosciuto attraverso contratti equiparati a quelli applicati al personale della Procuratoria, garantendo così condizioni dignitose. Questo sistema contribuisce a valorizzare la presenza dei detenuti in un ambiente storico e artistico, favorendo un’esperienza significativa nell’ambito del percorso rieducativo previsto dalla carta costituzionale. La gestione dell’attività è condivisa tra gli operatori carcerari e la Procuratoria, con l’obiettivo di assicurare un ambiente regolamentato e sicuro durante lo svolgimento dei compiti.

Iniziative culturali e visite guidate per detenuti e personale carcerario

Non si tratta solo di lavoro, ma anche di un progetto culturale che coinvolge sia i detenuti che gli operatori della casa circondariale. La Procuratoria ha predisposto visite guidate all’interno della basilica per gli utenti del carcere e il suo personale. Questo permette non solo un contatto ravvicinato con il patrimonio artistico veneziano, ma anche un’occasione di svago e approfondimento culturale.

Parallelamente, i volontari della Procuratoria si recano in carcere per organizzare proiezioni di filmati e incontri dedicati all’arte e alla storia della basilica e della città. Queste attività educative rappresentano uno strumento di stimolo e di crescita intellettuale che si integra con il percorso di rieducazione. Le iniziative non hanno un carattere puramente ricreativo, ma si articolano ponendo attenzione all’apprendimento e al valore formativo dell’arte.

Ruolo delle istituzioni e reazioni pubbliche alla collaborazione

La firma dell’accordo è avvenuta alla presenza di figure istituzionali di rilievo: il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, i procuratori Bruno Barel e Renato Brunetta, il direttore del carcere Enrico Farina e la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano. Durante l’evento, Damiano ha definito il progetto come “un ulteriore passo verso il reinserimento sociale”, sottolineando la valenza educativa e simbolica legata alla Basilica di San Marco.

Il segretario della Cgil di Venezia, Daniele Giordano, ha evidenziato l’importanza di una proposta che offre “una seconda possibilità a chi sconta una pena, attraverso un impiego regolamentato che tutela i diritti dei lavoratori detenuti”. Giordano ha anche richiamato l’urgenza di contrastare lo sfruttamento irregolare, diffuso nel territorio, sottolineando il valore di un contratto dignitoso come quello della Procuratoria.

Un progetto che rafforza i legami con la città

Questa collaborazione si inserisce in un contesto più ampio di iniziative che il carcere di Santa Maria Maggiore porta avanti per coinvolgere i detenuti nel tessuto sociale e culturale di Venezia, consolidando legami con diverse associazioni e istituzioni della città.

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