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altri due mesi per chiarire la capacità di intendere e volere di alessia pifferi nel processo di appello

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Il caso di Alessia Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo per la morte per stenti della figlia di 18 mesi, si arricchisce di nuovi sviluppi. La Corte di Assise d’appello di Milano ha concesso una proroga ai periti incaricati di valutare la capacità mentale della donna al momento del fatto. Il nuovo termine per la relazione è stato fissato al 27 agosto 2025, con audizione dei tecnici prevista per il 24 settembre e possibile sentenza il 22 ottobre. Questo passo rappresenta una svolta nelle indagini sul suo stato psichico.

La decisione della corte di assise d’appello di milano sulla proroga ai periti

La Corte di Assise d’appello di Milano ha stabilito nei giorni scorsi una proroga di due mesi per il deposito della relazione peritale sullo stato mentale di alessia pifferi. La proroga accoglie una richiesta avanzata dai professionisti incaricati, che necessitano di più tempo per completare le loro valutazioni. Il termine ultimo per la consegna della relazione è stato posticipato al 27 agosto 2025.

Il rinvio consente di approfondire la verifica della presenza, o meno, di disturbi cognitivi capaci di influenzare la capacità di intendere e volere della donna nel momento in cui ha lasciato morire di fame la piccola figlia. La proroga non modifica la natura dell’inchiesta ma mira ad assicurare un esame psicologico più accurato.

Dopo il deposito della relazione, i periti saranno chiamati in aula il 24 settembre per essere ascoltati. Questo passaggio sarà fondamentale per chiarire aspetti clinici e per dare corpo alle tesi della difesa e delle parti civili. La corte potrebbe emettere la sentenza definitiva entro il 22 ottobre 2025, chiudendo così la fase di appello.

I periti incaricati e le valutazioni sul disturbo cognitivo di alessia pifferi

La corte ha affidato a tre esperti il compito di valutare lo stato mentale di alessia pifferi. Si tratta di Giacomo Francesco Filippini, psichiatra, Nadia Bolognini, neuropsicologa, e Stefano Benzoni, neuropsichiatra infantile. Il loro ruolo è cruciale per chiarire se la donna soffrisse di un disturbo cognitivo che possa aver inciso sulle sue scelte.

La difesa ha sempre sostenuto che pifferi avesse problemi psicologici o neuropsichiatrici in grado di compromettere la percezione della realtà e la volontà al momento della tragedia. Nel primo grado, però, la corte aveva escluso questa ipotesi, giudicandola capace di intendere e volere.

I periti dovranno esaminare la storia clinica, i comportamenti di pifferi e la documentazione medica utile. La neuropsicologa valuterà le funzioni cognitive e la presenza di eventuali lesioni o disfunzioni cerebrali, mentre lo psichiatra e il neuropsichiatra infantile si concentreranno sulle condizioni psichiche più generali.

Gli esperti si confronteranno con i dati raccolti e produrranno una relazione dettagliata. Questo documento potrebbe influenzare l’esito del processo d’appello, aprendo a diversi scenari sulle responsabilità di pifferi.

La reazione della famiglia e il ricordo della tragedia dopo quasi tre anni

La vicenda continua a scuotere anche gli animi dei familiari. La sorella di alessia pifferi, viviana, parte civile nel processo, ha commentato fuori dall’aula le novità sul procedimento. Ha espresso forte scetticismo di fronte a un’eventuale dichiarazione di incapacità mentale.

Il ricordo della bambina morta di stenti rimane vivo e doloroso. Viviana ha sottolineato che tra poco si raggiungerà il terzo anniversario della tragedia, ricordando momenti di grande sofferenza e incredulità. Ha raccontato di come rivede quei giorni, pensando al caldo estivo e alla piccola sola nel lettino mentre la madre era fuori.

Il dolore dei familiari è evidente e non si placa con il passare del tempo. Il processo si trascina, cercando di accertare non solo le responsabilità, ma anche le condizioni psicologiche che hanno portato a un episodio così tragico. Ogni nuova tappa richiama alla memoria quella drammatica estate del 2022 e la morte di una bambina in circostanze che continuano a interrogare la giustizia.

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