
Se hai una piscina in giardino potresti finire in tribunale - smetteredilavorare.it
Piscine fuori terra, cosa si rischia davvero: chi sbaglia rischia sanzioni pesanti e persino l’arresto. Tutto quello che serve sapere prima di montarla.
Con l’arrivo dell’estate cresce il desiderio di montare una piscina fuori terra in giardino o sul terrazzo per combattere il caldo e godersi qualche momento di relax in casa. Una scelta diffusa, soprattutto tra le famiglie con bambini, che trovano in questa soluzione un’alternativa economica e pratica rispetto alla piscina interrata. Non tutti però sanno che questa installazione, seppur realizzata su una proprietà privata, può comportare sanzioni amministrative e penali, anche molto gravi. La normativa italiana, infatti, regola diversi aspetti legati allo smaltimento delle acque, alle autorizzazioni edilizie, e perfino alla gestione del rumore. Chi non rispetta le regole rischia multe fino a 30.000 euro e la reclusione fino a un anno, anche solo per negligenza.
Smaltimento dell’acqua e vincoli ambientali
Il primo punto critico riguarda lo smaltimento dell’acqua utilizzata nella piscina. Spesso, dopo la pulizia o a fine stagione, si pensa di poterla svuotare nel giardino, nei tombini o nei corsi d’acqua, ma la legge lo vieta espressamente. L’articolo 137 del Testo unico ambientale stabilisce che le acque contenenti cloro in percentuali superiori a 0,2 mg/l per acque superficiali e 0,3 mg/l per la rete fognaria non possono essere scaricate né nel suolo né in fognatura, senza prima aver subito un adeguato trattamento di declorazione.
Inoltre, anche se la normativa nazionale lascia ampi margini di interpretazione, sono le autorità locali a determinare con precisione come classificare e gestire l’acqua della piscina. In alcuni Comuni viene considerata acqua domestica e può essere smaltita con meno vincoli, ma in molti altri casi viene assimilata ad acque reflue speciali, che richiedono specifici trattamenti o l’intervento di imprese autorizzate allo smaltimento.

Il mancato rispetto di queste disposizioni può comportare multe da 3.000 a 30.000 euro e perfino l’arresto da 3 mesi a 1 anno. È quindi fondamentale non affidarsi al fai-da-te e verificare sempre con precisione le indicazioni della normativa locale. Non è raro che le sanzioni scattino anche su segnalazione di vicini o a seguito di controlli dell’ARPA.
Autorizzazioni, vincoli edilizi e limiti acustici
Altro elemento spesso trascurato è quello delle autorizzazioni edilizie. Le piscine fuori terra vengono spesso considerate strutture temporanee, e in linea generale non richiedono permessi se risultano amovibili, non ancorate al suolo e prive di opere murarie. Tuttavia, se vengono montate su piattaforme, se includono impianti fissi o alterano l’assetto del terreno, potrebbero rientrare tra gli interventi soggetti a titolo edilizio, come la CILA o addirittura il permesso di costruire.
Ogni Comune può avere regolamenti differenti. In alcune zone sottoposte a vincolo paesaggistico o in aree condominiali, l’installazione può essere vietata o richiedere il nullaosta. Anche i regolamenti condominiali possono porre limiti precisi, specialmente su terrazzi o spazi comuni. Non è raro che un montaggio non autorizzato generi contenziosi legali con altri condomini o multe dell’amministrazione.
Infine, anche il comportamento durante l’uso della piscina ha conseguenze legali. Schiamazzi, musica ad alto volume o tuffi ripetuti possono dare origine a segnalazioni per disturbo della quiete pubblica. Ai sensi dell’articolo 659 del codice penale, è prevista un’ammenda fino a 309 euro o l’arresto fino a 3 mesi, anche se l’episodio avviene in un’area privata. Il rispetto degli orari di silenzio e delle norme di convivenza civile non è solo una regola di buon senso, ma un obbligo previsto dalla legge.