
L’Unione Europea ha varato un Fondo Sociale per il Clima per sostenere le fasce più vulnerabili in vista del nuovo sistema di tariffazione delle emissioni di carbonio, l’ETS2, che entrerà in vigore dal 2027 nei settori dell’edilizia e del trasporto su strada. Al 30 giugno 2025, ultimo giorno utile per presentare i piani sociali che valgono l’accesso a questi fondi, molti Paesi non avevano ancora finalizzato i loro programmi. Tra questi, la Germania ha annunciato un ritardo, mentre altre nazioni mostrano ritardi o procedure poco trasparenti. I piani, però, dovranno dimostrarsi efficaci per proteggere concretamente le persone a basso reddito dal caro energia e trasporti.
Il ruolo e le caratteristiche dei piani sociali per il clima
I piani sociali per il clima rappresentano la chiave di accesso ai finanziamenti del Fondo Sociale per il Clima, che distribuirà complessivamente 65 miliardi di euro agli Stati membri tra il 2026 e il 2032. Questi piani devono dettagliare misure concrete di sostegno ai cittadini più colpiti dall’introduzione dell’ETS2, il sistema europeo di scambio di quote di emissione applicato a edilizia e trasporti, voluto per contenere l’impatto ambientale e accelerare la decarbonizzazione.
Misure e incentivi previsti
Le misure incentivate potranno includere il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento più puliti, la diffusione delle energie rinnovabili e la promozione della mobilità a basse o zero emissioni. È prevista anche la possibilità di erogare sussidi temporanei diretti alle famiglie più bisognose per alleviare i costi di riscaldamento e carburante. L’obiettivo è evitare che l’aumento dei prezzi energetici colpisca in modo inequo le fasce più fragili.
Nonostante la potenzialità di questi fondi, il totale di 86,5 miliardi di euro messo a disposizione dal SCF non copre completamente i bisogni stimati dei nuclei a basso reddito, valutati in circa 140 miliardi in tutta l’Unione. Gli Stati devono quindi proporre piani plausibili e dettagliati, in grado di utilizzare questi fondi in modo strategico per limitare le conseguenze sociali dell’ETS2.
La situazione in germania e l’impatto del mancato invio
La Germania, tra i Paesi più interessati dalle misure, non ha ancora presentato il proprio piano sociale, secondo quanto riportato dal quotidiano Handelsblatt. Il Ministero dell’Ambiente tedesco ha attribuito il ritardo alle elezioni anticipate, che hanno complicato la fase di coordinamento tra governo, associazioni ambientaliste e rappresentanti dei consumatori. Il ministero ha comunque assicurato alla Commissione Europea che i fondi non sono a rischio e ha annunciato l’intenzione di consegnare il piano entro la fine del 2025.
Questo ritardo crea incertezza perché la presentazione dei piani sociali rappresenta un passaggio obbligato per accedere al Fondo Sociale per il Clima. La Germania dovrà bilanciare con cura le esigenze politiche ed economiche, perché il piano dovrà rispondere a precise richieste sulla partecipazione pubblica e sugli obiettivi di equità verso le fasce vulnerabili. Dati i tempi stretti, il coinvolgimento di associazioni e consumatori rimane un elemento centrale per evitare che le misure risultino inefficaci o inadeguate.
Disomogeneità tra gli stati membri e problemi di trasparenza
Finora, nessuno stato membro ha pubblicato ufficialmente il proprio piano sul sito della Commissione Europea. Questo rende difficile capire a che punto sia l’attuazione complessiva o valutare la qualità dei programmi. CAN Europe, associazione ambientalista europea, sottolinea come le divergenze fra Paesi siano piuttosto ampie.
Alcuni Stati come Polonia, Romania, Grecia, Portogallo, Paesi Bassi, Bulgaria e Lettonia hanno già organizzato consultazioni pubbliche, ma spesso sotto tempi ristretti e con scarso coinvolgimento della società civile. In Lettonia, ad esempio, la bozza è stata aperta a commenti per appena tre giorni lavorativi. Tali limitazioni riducono il valore partecipativo e rischiano di compromettere la qualità dei piani.
Per CAN Europe la partecipazione delle comunità coinvolte è essenziale per il successo dei piani sociali, perché consente di adattarli ai bisogni reali. La mancanza di trasparenza e di confronto pubblico potrebbe invece generare misure limitate o sbilanciate. L’associazione evidenzia poi uno squilibrio evidente tra le risorse necessarie per le famiglie a basso reddito, valutate in 140 miliardi, e i fondi effettivi disponibili, 86,5 miliardi.
Valutazioni sui piani sociali: contenuto e partecipazione
REScoop.eu, la rete europea delle cooperative energetiche cittadine, ha realizzato un monitoraggio dei piani sociali con il Social Climate Fund Tracker. Lo studio si basa su 21 criteri, che includono la qualità della partecipazione pubblica, la definizione chiara dei beneficiari, la solidità degli investimenti, le sinergie con altri finanziamenti e la coerenza con politiche nazionali più ampie.
Secondo la loro analisi, Bulgaria, Estonia e Italia hanno raggiunto un livello medio, con una discreta trasparenza ma non ancora sufficiente a includere tutti i gruppi vulnerabili. Le misure proposte rispondono solo parzialmente ai problemi di povertà energetica e mobilità, mentre la coerenza con altre iniziative risulta ancora da potenziare.
Polonia e Lettonia ottengono risultati migliori, dimostrando un coinvolgimento più ampio della società civile e una definizione più precisa dei destinatari degli interventi. Le loro misure affrontano in modo più completo gli ostacoli di accesso all’energia e al trasporto, e le azioni integrate mostrano una maggiore continuità con altre politiche nazionali.
C’è ancora margine di miglioramento soprattutto nell’ampliamento della partecipazione pubblica, nell’inclusione di tutti i gruppi bisognosi e nella definizione di interventi in grado di agire sulle radici delle difficoltà sociali legate al cambiamento climatico. Questi elementi saranno fondamentali perché il nuovo sistema europeo possa procedere senza escludere i cittadini più fragili.
Il quadro europeo resta aperto e da seguire nelle prossime settimane. Molti Stati sono sotto osservazione, la pressione per presentare piani dettagliati e condivisi si fa sempre più forte mentre si avvicina l’avvio dell’ETS2. Il destino dei fondi sociali per il clima dipenderà anche dalla capacità dei governi di integrare trasparenza, equità e concretezza nelle strategie nazionali.