
Mercurio, arsenico e cianuro sotto la falda: il segreto tossico che l’Europa vuole dimenticare - smetteredilavorare.it
Nel cuore dell’Alsazia, l’ex miniera Stocamine custodisce tonnellate di rifiuti pericolosi a rischio contaminazione. Sotto accusa la gestione di un’eredità tossica che potrebbe colpire Francia, Germania e Svizzera.
A pochi chilometri da Mulhouse, nel cuore della regione francese dell’Alsazia, si estende uno dei più inquietanti depositi di rifiuti pericolosi d’Europa. Si chiama Stocamine, ed è un’ex miniera di potassio situata a Wittelsheim, oggi riconvertita in un enorme sito di stoccaggio sotterraneo. Lì, a circa 500 metri di profondità, giacciono 42.000 tonnellate di materiali tossici, tra cui mercurio, arsenico, cianuri e residui chimici industriali. Un patrimonio invisibile ma devastante, se solo dovesse entrare in contatto con la falda acquifera che scorre appena cinque metri sopra il deposito. È la falda del Reno Superiore, una delle riserve idriche più importanti del continente, da cui dipendono milioni di persone in Francia, Germania e Svizzera.
Un labirinto tossico sotto la terra
Scendendo nel sottosuolo, si apre un reticolo di 125 chilometri di gallerie, corrispondente a sette campi da calcio pieni di contenitori metallici. Alcuni sono deteriorati, altri già inaccessibili. Il sito era nato nel 1999 come deposito temporaneo, destinato a ospitare solo rifiuti “non recuperabili” per un periodo limitato. Ma da allora, i progetti di bonifica e rimozione si sono arenati, lasciando al tempo e al calore crescente il compito di corrodere pareti e barili. Secondo diversi report non ufficiali, all’interno delle cavità sarebbero stati nascosti anche carichi illeciti, mai dichiarati, nascosti tra le fratture delle rocce. Se confermato, si tratterebbe di un ulteriore rischio, finora rimasto sotto silenzio.

Il terreno, intanto, cede lentamente: si abbassa di circa due centimetri all’anno a causa dello sfruttamento minerario passato. Questo movimento progressivo aumenta la possibilità che l’acqua, col tempo, raggiunga i depositi. Secondo alcune simulazioni, nel giro di tre secoli, l’allagamento del sito potrebbe diventare inevitabile. Un tempo lungo per gli esseri umani, brevissimo per la chimica del veleno.
Rischio falda, danni irreversibili alla salute e all’ambiente
Il problema non riguarda solo il sottosuolo, ma anche le popolazioni locali e l’intero ecosistema fluviale. Una contaminazione della falda porterebbe a conseguenze sanitarie drammatiche. I metalli pesanti come il mercurio e l’arsenico possono provocare tumori, danni neurologici e insufficienza renale. A essere colpite non sarebbero solo le comunità rurali che dipendono da pozzi e captazioni, ma anche gli ambienti urbani, i fiumi, e tutto ciò che ruota attorno all’acqua del bacino del Reno.
Il cianuro, presente in grandi quantità, è letale per la fauna acquatica. La sua diffusione potrebbe generare vere e proprie “zone morte” nei fiumi, con la scomparsa di pesci, anfibi e uccelli acquatici. Intere catene alimentari verrebbero spezzate. Eppure, a fronte di uno scenario tanto concreto quanto inquietante, la risposta delle istituzioni appare ancora fragile, legata più a calcoli politici che a reali strategie ambientali.
Il geologo svizzero Marcos Buser, tra i massimi esperti in gestione di rifiuti industriali e nucleari, ha lanciato un appello chiaro: “Occorre rimuovere subito quei rifiuti. Lasciarli lì sotto è la madre di tutti gli errori”. Ma il tempo passa, e con esso cresce il rischio che il problema venga lasciato in eredità alle prossime generazioni, che si ritroveranno a gestire una bomba ecologica sotterranea, creata per risparmiare, nascosta per non far rumore, e pronta a esplodere nel silenzio.