
La corte d’appello di caltanissetta ha emesso una sentenza che ridimensiona, ma conferma, la condanna a tre anni di reclusione per don Giuseppe Rugolo, coinvolto in un procedimento per violenza sessuale su minorenni. La decisione arriva dopo il giudizio di primo grado e riafferma la validità delle accuse portate avanti dal giovane archeologo Antonio Messina, che ha dato avvio all’intero processo con la sua denuncia.
La condanna e la revisione della pena in appello
Il tribunale d’appello ha deciso di applicare l’attenuante della tenuità del fatto per due delle vittime individuate nel corso del processo, riducendo così la pena rispetto a quanto stabilito in primo grado, quando erano stati inflitti quattro anni e sei mesi di carcere. Questo elemento ha influenzato la sentenza finale, fissata a tre anni con sospensione condizionale in relazione ai reati contestati.
Conferma dell’accusa e esclusione della diocesi
L’accusa ha mantenuto la propria solidità , riconoscendo la validità della testimonianza di Antonio Messina, la figura centrale del procedimento. Il tribunale ha escluso la diocesi di Piazza Armerina da ogni forma di responsabilità civile, rinunciando a chiamarla in causa come parte danneggiata o corresponsabile.
Il ruolo e la posizione dei difensori e delle parti civili
Durante l’udienza di appello, don Rugolo è comparso in aula insieme ai suoi legali che hanno nuovamente messo in dubbio la sentenza di primo grado, sottolineando presunti errori e ritenendo che il caso sia stato influenzato da un processo mediatico sfavorevole. Le parti civili, rappresentate da avvocati specializzati, hanno invece mantenuto ferma la posizione dell’accusa, insistendo sulla fondatezza delle denunce e sull’importanza del risarcimento morale.
Antonio Messina, assistito dall’avvocato Eleanna Parasiliti Molica, è stato affiancato dai genitori, protetti dall’avvocato Giovanni Di Giovanni, oltre che dalle associazioni Contro tutte le violenze e Rete l’abuso, con la presenza di legali esperti come Irina Mendolia, Mario Caligiuri e Giuseppe Messina.
Dichiarazioni di Antonio messina e le implicazioni del caso
Il giovane archeologo ha preso la parola per sottolineare il proprio impegno nel cercare giustizia per le violenze subite, rimarcando il riconoscimento dei fatti sia in primo che in secondo grado. Messina ha richiamato l’attenzione sul processo ancora da avviare nei confronti del vescovo Gisana e del vicario giudiziale Vincenzo Murgano, accusati di falsa testimonianza.
Ha inoltre espresso preoccupazione riguardo alla tutela dei minori, in particolare suggerendo ai giovani vittime di non denunciare ai servizi dedicati, poiché uno degli avvocati del sacerdote condannato risulta coinvolto nella commissione tutela minori di Ferrara e difende un altro prete sotto accusa per pedofilia.
Le prospettive legali e le mosse future degli avvocati
L’avvocato Parasiliti Molica ha confermato la solidità dell’impianto accusatorio e la credibilità della testimonianza di Antonio Messina, sottolineando ancora una volta la congruenza di quanto emerso in tribunale. Il confronto legale appare destinato a proseguire, in attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza emessa dalla corte d’appello.
L’ufficio del sostituto procuratore Gaetano Bono ha fatto sapere che valuterà attentamente gli aspetti che non convincono della sentenza e deciderà se presentare ricorso in cassazione. Questo passaggio potrà influire sul futuro del procedimento e sulle eventuali sanzioni a carico di don Rugolo.