
Campi Flegrei: il geologo Doglioni svela il vero pericolo dietro la scossa più forte degli ultimi 40 anni
L’attenzione mediatica e la preoccupazione della popolazione sono aumentate in seguito alla forte scossa di terremoto che ha colpito i Campi Flegrei la mattina di lunedì 30 giugno. L’epicentro del sisma si è registrato nei pressi di Bacoli, un’area storicamente teatro di eventi sismici e vulcanici. Carlo Doglioni, geologo esperto e già presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), è stato interpellato per chiarire la situazione e il significato di questo recente evento.
La dinamica del sollevamento
Doglioni ha sottolineato che, pur essendo l’intensità della scossa significativa, non si tratta di un fenomeno inaspettato. «Niente di nuovo, c’è un sollevamento dell’area in corso», ha affermato. Questo sollevamento, che si verifica a una velocità di circa 15 millimetri al mese, è un segnale di attività vulcanica e porta con sé un rischio sismico. Il geologo ha spiegato che la dinamica in atto è simile a un pistone che spinge verso l’alto, provocando rotture nella crosta terrestre.
I tre scenari di rischio
La situazione attuale si inserisce in un contesto più ampio, e Doglioni ha delineato tre scenari di rischio per il futuro dei Campi Flegrei:
- Rischio sismico
- Rischio geochimico legato al rilascio di gas
- Rischio di eruzione vulcanica
Sebbene al momento non ci siano indicatori che suggeriscano un’imminente risalita del magma, il geologo ha avvertito che è fondamentale tenere in considerazione questa possibilità. «Al momento non abbiamo indicazioni che il magma stia risalendo, ma è il rischio più serio di cui dobbiamo tener conto. È un vulcano attivo, quindi sta facendo il suo lavoro», ha dichiarato Doglioni.
La magnitudo e la percezione del terremoto
Un altro aspetto fondamentale che Doglioni ha voluto chiarire riguarda la magnitudo del terremoto. Secondo il geologo, è fuorviante descrivere il sisma di lunedì come il più forte degli ultimi 40 anni, poiché la scala utilizzata per misurare la magnitudo nei Campi Flegrei è diversa rispetto a quella utilizzata per i terremoti tettonici. «Il calcolo è in “magnitudo duata”, un modo diverso di calcolare la magnitudo poiché questo (dei Campi Flegrei) è un terremoto legato a un vulcano. In questo tipo di magnitudo, se confrontato con le altre magnitudo classiche dei terremoti dell’Appennino, il 4,6 corrisponde a qualche decimo in meno», ha spiegato Doglioni.
Questa distinzione è cruciale per comprendere la reale intensità del terremoto e i suoi effetti. La percezione della forza del terremoto da parte della popolazione è influenzata da vari fattori, tra cui la profondità dell’epicentro e il tipo di suolo. Inoltre, il fatto che i Campi Flegrei siano un’area ad alta attività vulcanica implica che i terremoti che si verificano qui possono avere caratteristiche diverse rispetto a quelli che si verificano in altre zone sismiche del paese.
In questo contesto, è importante sottolineare che le autorità locali e i ricercatori continuano a monitorare attentamente la situazione. Gli strumenti di sorveglianza e i sistemi di allerta precoce sono essenziali per garantire la sicurezza della popolazione e per fornire informazioni tempestive in caso di evoluzioni critiche. La comunicazione tra esperti, istituzioni e cittadini è fondamentale per affrontare la paura e l’incertezza che possono derivare da eventi sismici in aree vulnerabili come i Campi Flegrei.
In conclusione, mentre la scossa di terremoto del 30 giugno ha certamente catturato l’attenzione e ha sollevato preoccupazioni, è fondamentale contestualizzare questo evento all’interno di una dinamica più complessa. La continua attività vulcanica dell’area richiede vigilanza e preparazione, ma è anche un’opportunità per approfondire la nostra comprensione dei fenomeni naturali e delle loro implicazioni per la sicurezza delle comunità. La scienza e la ricerca rimangono alleate preziose nel cercare di interpretare e affrontare i rischi legati a un ambiente così dinamico e affascinante.