
Il metodo tariffario introdotto da Arera nel 2020 ha modificato con evidenza la gestione dei rifiuti urbani in Italia. Tra il 2021 e il 2023, la sua applicazione ha comportato un miglioramento dell’efficienza del sistema e una riduzione delle differenze tra le varie aree geografiche del Paese. Lo conferma uno studio del centro Cesisp dell’università di Milano-Bicocca, presentato in un incontro con il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin e il presidente di Arera Stefano Besseghini. Il cambiamento degli ultimi anni ha permesso di uniformare criteri e regole, con effetti concreti sui costi e sulla qualità del servizio.
L’effetto del metodo tariffario arera sull’efficienza e l’equità
La normativa di Arera ha delineato regole chiare per il calcolo delle tariffe, basandole su costi standard e su parametri di efficienza specifici. Questo ha favorito un approccio più trasparente e uniforme alla gestione dei rifiuti urbani, consentendo di superare disparità marcate che caratterizzavano diverse zone d’Italia. Tra il 2021 e il 2023 si è registrato un incremento medio del 14% nell’efficienza rispetto al quinquennio precedente. Nel contempo sono diminuite del 13% le differenze nel rendimento tra regioni, un dato rilevante in un campo solitamente frammentato sul piano territoriale. Le nuove misure si sono concentrate sull’allineamento dei costi, garantendo un trattamento equo verso cittadini e imprese.
Analisi del centro cesisp
Il lavoro del centro Cesisp ha analizzato un ampio campione di cinquemila comuni per evidenziare effetti concreti. L’introduzione del sistema tariffario ha portato ad una maggiore uniformità nella raccolta, nel trattamento e nello smaltimento dei rifiuti, elementi che in passato venivano regolati da diverse prassi locali. Per questo, il nuovo assetto ha contribuito a far emergere inefficienze e a rendere più chiari i conti, evitando sovrapposizioni e discrepanze.
Differenze regionali e potenziali risparmi economici
Nonostante gli effetti positivi a livello nazionale, la situazione regionale conserva elementi di disomogeneità. La zona del Triveneto si posiziona come modello di riferimento, con performance migliori e costi inferiori per la Tari. Friuli Venezia Giulia si distingue nettamente, con una tariffa di 264 euro a tonnellata, valore ben più basso rispetto a regioni come Marche, Umbria e Puglia, dove la tariffa supera i 400 euro per tonnellata in alcuni casi. In queste ultime aree, l’analisi indica margini di miglioramento significativi, con una possibile riduzione delle tariffe tra 20 e 26 euro per tonnellata.
Efficienza nelle città capoluogo
La differenza emerge anche nelle città capoluogo: Trieste, Venezia e Trento mostrano livelli di gestione più efficienti. Al contrario, centri come Napoli, Perugia e Bologna presentano ancora margini per interventi di ottimizzazione. La raccolta differenziata svolge un ruolo chiave nella riduzione dei costi, soprattutto dove si applicano sistemi porta a porta, più efficaci nel recupero dei materiali e nel contenimento delle spese complessive.
I ricercatori del Cesisp stimano un risparmio potenziale su scala nazionale di almeno 323 milioni di euro l’anno, calcolando i risultati come se tutte le regioni seguissero il modello dei territori più efficienti. Le economie più consistenti si registrerebbero nelle fasi di raccolta e trasporto, seguiti dal trattamento e dallo smaltimento.
La tariffa puntuale come leva di riequilibrio territoriale
Un focus dello studio riguarda l’implementazione della tariffa puntuale, cioè quella basata sulla quantità reale di rifiuti indifferenziati prodotti da ogni utente. Al nord questa metodologia sembra funzionare bene, aiutando a contenere costi e a spingere la raccolta differenziata. Al centro e al sud il suo impatto è più limitato soprattutto nelle zone con infrastrutture scarse o insufficienti per il trattamento e il riciclo.
Ruolo della tariffa puntuale
I ricercatori sottolineano comunque che la tariffa puntuale rappresenta uno strumento utile per ridurre gli svantaggi strutturali delle aree meno attrezzate. Nel contesto delle nuove normative Arera, questa formula può fungere da strumento di riequilibrio tra territori, permettendo al tempo stesso di incentivare comportamenti più responsabili da parte dei cittadini.
L’introduzione delle regole tariffarie ha aumentato la trasparenza e la tenuta economica del sistema, pur richiedendo ulteriori interventi per migliorare la copertura impiantistica e coinvolgere tutte le regioni in un percorso di maggiore sostenibilità ambientale. La raccolta differenziata resta il primo passo per abbattere costi e salvaguardare risorse, una sfida aperta che riguarda l’intero paese nel prossimo futuro.