
Le operazioni di recupero del veliero bayesian si sono concluse a termini imerese dopo il recupero dello scafo e dell’albero maestro. La barca a vela di 56 metri era rimasta sommersa per circa dieci mesi nel mare vicino alla costa siciliana. Le attività, coordinate dalla società olandese tmc marine, hanno visto l’utilizzo di gru specializzate e tecniche di sollevamento subacquee, con il trasporto dei pezzi principali al porto siciliano. L’intervento si è svolto tra la fine di giugno e i primi giorni di luglio 2025.
Recupero dello scafo del bayesian e trasporto a termini imerese
Sabato 21 giugno 2025 il lungo scafo del bayesian è stato tratto dal fondale marino, mettendo fine a una fase complessa che ha richiesto diversi mesi di preparazione. La gru Hebo Lift 10, una grande macchina olandese, ha sollevato l’imbarcazione sommersa, lunga 56 metri, e l’ha spostata per circa 12 miglia verso il porto di termini imerese, dove è arrivata il giorno seguente per ulteriori operazioni. Il posizionamento su pesanti supporti in acciaio è avvenuto lunedì sulla banchina del porto, con lo scafo adagiato su una speciale membrana antinquinamento posata appositamente per evitare danni all’ambiente marino.
Questi supporti, studiati e costruiti nei Paesi Bassi, erano sagomati per seguire con precisione il profilo della barca a vela, consentendo di mantenere stabile la struttura durante i movimenti forzati. L’attività di sollevamento ha seguito un piano rigoroso per minimizzare il rischio di ulteriori danni al veliero. Durante l’ispezione visiva del fondale, fatta a monte del recupero, sono state individuate altre parti staccate dallo scafo che sono state recuperate separatamente, a conferma delle condizioni complesse del relitto.
Il recupero dell’albero maestro e altri pezzi staccati
Successivamente alle operazioni sullo scafo, l’attenzione si è spostata sull’albero maestro lungo 72 metri, anch’esso rimasto inabissato nei fondali a seguito del distacco durante il naufragio. Per il recupero dell’albero, il team olandese ha adottato palloni di sollevamento gonfiabili, strumenti che hanno permesso di sollevare delicatamente la struttura evitando danni maggiori. Il trasporto in porto è avvenuto mercoledì sera, pochi giorni dopo il recupero dello scafo, completando così il prelievo delle componenti principali del veliero.
Contemporaneamente, sono stati raccolti altri frammenti emersi dal fondale, parti che si erano staccate nel corso dei dieci mesi successivi all’affondamento. Questo materiale è stato portato a termine nel porto di termini imerese insieme all’albero maestro, facilitando la ricostruzione del relitto e delle componenti originali conservate. A quel punto, le gru e i mezzi impegnati nelle operazioni, inclusi Hebo Lift 10 e Hebo Lift 2, hanno lasciato la Sicilia assieme al personale che ha diretto le operazioni.
Ruolo di tmc marine e le autorità italiane nell’operazione di recupero
La società tmc marine, con sede nei Paesi Bassi, ha gestito l’intero progetto di recupero del bayesian, affrontando la complessità del mare e delle condizioni dello scafo sommerso. Marcus Cave, direttore di tmc marine, ha evidenziato come questa operazione fosse particolarmente impegnativa ed ha ringraziato i team coinvolti che hanno lavorato sul campo con grande professionalità. Inoltre, ha sottolineato la cooperazione con le autorità italiane, che hanno fornito assistenza e permessi necessari per completare le manovre nel rispetto delle normative locali e ambientali.
L’attenzione alle procedure di sicurezza e tutela ambientale ha caratterizzato ogni fase, dal recupero alla messa in sicurezza delle strutture e dei materiali, con l’utilizzo di tecnologie mirate a evitare dispersioni nell’ambiente marino. Il porto di termini imerese ha ospitato i materiali recuperati fino alla partenza della gru Hebo Lift 10 verso Rotterdam, in Olanda, venerdì successivo al termine degli interventi, insieme alla seconda gru e al personale rimasto a seguito della conclusione delle operazioni.
Chiusura delle operazioni nel territorio siciliano
L’uscita delle attrezzature dal territorio siciliano ha segnato la fine di un capitolo importante nella gestione dei relitti in mare aperto, mostrando come le competenze tecniche e la collaborazione tra aziende straniere e autorità italiane possano rendere possibili lavori di recupero anche complessi e delicati.