
La diffusione dello smart working si conferma uno strumento decisivo per mantenere attive le attività lavorative in situazioni di emergenza. Diverse realtà italiane, come generali, eni e il comune di roma, hanno adottato modalità di lavoro agile per salvaguardare la salute dei dipendenti e assicurare la continuità delle operazioni. La pratica si è rivelata utile in casi di crisi improvvise, eventi eccezionali o periodi di alta complessità organizzativa, sottolineando quanto il lavoro da remoto sia ormai parte integrante degli scenari lavorativi odierni.
Generali e l’attivazione immediata dello smart working a milano citylife
A marzo 2025, generali ha reagito con rapidità dopo il cedimento strutturale di una insegna nelle vicinanze della sede di citylife, a milano. La compagnia assicurativa ha informato i lavoratori tramite una comunicazione sindacale e una mail, predisponendo il passaggio in modalità smart working senza attendere lunghe trattative. Questa decisione ha permesso di tutelare sia la salute dei dipendenti sia il funzionamento regolare delle attività aziendali.
Generali aveva già integrato lo smart working come strumento flessibile all’interno della propria organizzazione. La modalità agile in azienda è prevista per un massimo di tre giorni al mese e fa parte del programma red working, adottato da quasi tutte le persone coinvolte . In questo caso, la transizione rapida e senza ostacoli burocratici è servita a ridurre al minimo i rischi legati alla sicurezza e ha funzionato come una _polizza_ che ha inutilmente messo a rischio il lavoro e le persone.
Eni e le cause di forza maggiore previste negli accordi per il lavoro agile
Eni ha sviluppato negli anni un modello articolato dedicato allo smart working, in particolare per situazioni straordinarie. L’accordo con i sindacati include un capitolo specifico dove l’azienda può decidere l’attivazione del lavoro agile su base territoriale, temporanea o frazionata, informando tempestivamente i rappresentanti dei lavoratori.
Il testo dell’accordo prevede cause di forza maggiore che giustificano ricorrere al lavoro da remoto, ad esempio condizioni climatiche avverse come nevicate intense che bloccano trasporti e strade, eventi pandemici che impattano sulla salute pubblica, eventi meteorologici estremi e manifestazioni nazionali o internazionali di rilievo, come nel caso del Giubileo.
Nel corso del 2024, eni ha effettuato oltre seimila esercitazioni nelle varie sedi per abituare i dipendenti a comportamenti sicuri e consolidare la cultura della prevenzione. L’adozione dello smart working si inquadra in queste pratiche, conferendo all’azienda uno strumento operativo pronto all’uso in casi di emergenza.
Il giubileo di roma e l’introduzione dello smart working per gestire la mobilità
Il comune di roma, la regione lazio e la città metropolitana hanno siglato un accordo quadro con sindacati e organizzazioni datoriali per estendere lo smart working ai dipendenti pubblici e privati nel periodo del Giubileo 2025. L’obiettivo dichiarato è stato contenere l’impatto del notevole aumento del traffico e delle criticità legate alla mobilità nella capitale.
In quei mesi, il lavoro agile è stato promosso come soluzione per evitare assembramenti nei trasporti pubblici e ridurre il numero di spostamenti. Questa misura ha permesso di alleggerire le strade e migliorare la gestione degli eventi legati al flusso di fedeli e turisti provenienti da tutto il mondo. Non a caso, l’accordo ha rappresentato un caso concreto di utilizzo del lavoro remoto per affrontare problemi legati alla città e ai servizi pubblici.
Lo smart working come strumento per la sicurezza e la continuità operativa
Le esperienze di generali, eni e roma mostrano come il lavoro agile in Italia sia diventato un meccanismo operativo imprescindibile in scenari d’emergenza. Avere accordi sindacali e infrastrutture tecnologiche adeguate sostiene il passaggio rapido allo smart working, senza interrompere l’attività produttiva.
Molte aziende stanno consolidando procedure e protocolli per attivare il lavoro da remoto in caso di eventi improvvisi, valorizzando la capacità di adattamento. Le scelte fatte da questi tre soggetti indicano che, oltre al dibattito sul smart working, contano i fatti: disporre di una modalità sicura e tempestiva per far lavorare le persone fuori dagli uffici riduce rischi reali e protegge l’operatività.
I fatti mostrano che, in un contesto urbano e aziendale complesso, aver predisposto il lavoro agile in casi straordinari crea una rete di sicurezza per le persone e le attività. In tal modo, si mantiene la funzionalità anche in condizioni difficili, senza dover interrompere o rallentare le procedure interne necessarie a garantire il corretto svolgimento del lavoro.