
Donald trump si appresta a firmare un ordine esecutivo che cancellerĂ buona parte delle sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti alla Siria, ma escluderĂ dal provvedimento il presidente bashar al assad e il suo cerchio piĂ¹ stretto di collaboratori. La decisione arriva dopo anni di restrizioni legate al conflitto siriano e alle tensioni geopolitiche che lo accompagnano.
L’annuncio della casa bianca sulle sanzioni alla siria
Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, ha spiegato che l’ordine esecutivo è in procinto di essere firmato nelle prossime ore. Nel suo intervento ha precisato che “l’obiettivo principale della mossa è promuovere una Siria stabile e in pace con i paesi limitrofi.” La revoca delle sanzioni coprirĂ quindi gran parte dell’economia siriana, ma manterrĂ intatti i divieti che colpiscono direttamente il presidente al assad e alcuni suoi principali alleati. La misura riflette un tentativo di riaprire i rapporti con Damasco, pur mantenendo una forte pressione politica sulle figure chiave del regime.
Motivazioni politiche e strategiche della revoca delle sanzioni
Questa scelta potrebbe indicare un cambiamento nel modo in cui Washington affronta il dossier siriano. Dopo anni di isolamento e azioni punitive, la Casa Bianca sembra orientarsi verso una strategia che punta a coinvolgere di piĂ¹ attori regionali e internazionali, cercando di stimolare una sorta di riconciliazione e stabilitĂ in un’area che resta comunque complessa e fragile. L’esclusione di al assad e dei suoi collaboratori dalle revoche indica perĂ² che “non si vuole alleggerire la pressione su chi è considerato responsabile delle gravi violazioni dei diritti umani durante il conflitto.”
Impatto e reazioni internazionali attese
La revoca parziale delle sanzioni potrebbe modificare gli equilibri geopolitici in Medio Oriente. Paesi vicini alla Siria, come il Libano, la Giordania e l’Iraq, potrebbero vedere in questa mossa americana un’opportunità per riattivare scambi commerciali e rapporti diplomatici. Al contempo, rimane da capire la risposta degli alleati storici degli Usa, in particolare quelli in Europa e in Israele, che potrebbero considerare la decisione come un segnale di attenuazione della fermezza verso Damasco. La situazione verrà monitorata nelle prossime settimane per valutare gli effetti concreti sulla stabilità regionale e sulle dinamiche politiche interne siriane.