
I crediti edilizi legati al superbonus 110% possono finire sotto controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate, che a volte li blocca cautelativamente durante le verifiche. Quando questi crediti vengono però riconosciuti come validi, molti contribuenti scoprono che la scadenza per utilizzarli è già passata. Il ministero dell’economia e delle finanze ha recentemente chiarito quali possibilità restano per recuperare questi importi, ma i dubbi sul come intervenire concretamente rimangono.
Limiti temporali per l’utilizzo dei crediti edilizi superbonus
Il superbonus 110%, che ha spinto numerosi interventi di riqualificazione energetica e edilizia, prevede che i crediti maturati entro il 31 dicembre 2023 vengano utilizzati in quattro anni dalla loro erogazione. Questo implica che ogni quota annuale deve essere usata entro l’anno di competenza. Non esiste la possibilità di trasferire all’anno successivo la parte inutilizzata, né di procedere a rimborsi da parte dello stato.
L’Agenzia delle Entrate ha il compito di controllare la validità delle comunicazioni relative a questi crediti e in alcuni casi sospende temporaneamente la loro utilizzazione per approfondimenti. Così facendo, il credito resta “congelato” durante l’istruttoria. Quando tutte le verifiche si chiudono con esito positivo, spesso la quota originariamente destinata a un certo anno è già scaduta. A quel punto il contribuente non può più utilizzarla, né in compensazione tramite modello F24, né in altro modo. Questa situazione crea un vero problema per chi ha aspettato la chiusura delle verifiche per usare o cedere il credito.
Come il MEF affronta il problema dei crediti scaduti ma riconosciuti
Alla Camera, durante un question time presentato dalla Commissione Finanze, il MEF ha spiegato che la comunicazione con cui si è esercitata l’opzione per il credito può essere annullata in fase di controllo e poi eventualmente riattivata tramite procedure di autotutela o in seguito a decisioni favorevoli in contenzioso tributario.
Il ministero ha ricordato che in casi di contestazioni concluse positivamente restano diverse possibilità per recuperare il credito edilizio contestato, anche se la scadenza ufficiale è superata. In particolare, un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate datato 1 dicembre 2021 consente di prorogare i termini di utilizzo del credito in proporzione al tempo durante cui la comunicazione dell’opzione è rimasta sospesa.
In pratica, se l’uso del credito è stato bloccato per un certo periodo a causa dell’attività di controllo o di interventi giudiziari, la scadenza per sfruttare il credito si allunga dello stesso intervallo di tempo. Questo vale per le rate annuali rimaste inutilizzabili nel corso di quel periodo, evitando penalizzazioni per colpe non imputabili al contribuente.
Le procedure concrete per riattivare e utilizzare i crediti edilizi dopo la sospensione
Nonostante la proroga automatica dei termini, il MEF ha sottolineato che non esiste oggi una procedura completamente informatica e automatizzata per recuperare quei crediti che risultano scaduti e bloccati in conseguenza di contestazioni. Ogni caso deve essere valutato dal personale dell’Agenzia delle Entrate singolarmente e richiede interventi specifici, supportati da segnalazioni e documenti inviati dai contribuenti o dai loro consulenti.
Questo rende complicato e lento il recupero pratico dei crediti edilizi. La riabilitazione non avviene con un semplice clic o aggiornamento informatico ma con una serie di passaggi burocratici decisionali. Per ora, il MEF non ha fornito indicazioni su modalità standardizzate o tempi certi per dare seguito alle proroghe e riattivazioni previste.
In sostanza, chi ha un credito edilizio contestato e poi ammesso deve seguire da vicino l’evoluzione del proprio caso e attivare canali di dialogo con l’Agenzia delle Entrate per evitare che la scadenza coincida con l’archiviazione definitiva del credito.
Impatti pratici e criticità ancora aperte nella gestione dei crediti edilizi contestati
L’assenza di procedure automatiche per la riabilitazione dei crediti edilizi scaduti fa emergere la difficoltà del sistema fiscale nel gestire in modo flessibile queste situazioni. L’incertezza su tempi e modalità per recuperare importi che formalmente risultano “persi” complica l’attività di imprese e contribuenti che fanno affidamento su questi strumenti.
Senza un supporto operativo chiaro, chi si trova coinvolto deve attendere risposte puntuali da parte dell’Agenzia delle Entrate, senza garanzie precise su durata e risultato delle valutazioni. Questo crea un contesto di rischio finanziario e vincola la liquidità di chi ha investito in lavori edilizi contando su tali crediti.
La risposta del MEF, pur confermando che il credito non si perde a causa della scadenza durante l’iter di verifica, richiama l’attenzione sulle limitazioni ancora presenti. Il sistema appare strutturato per proteggere il contribuente soltanto a livello formale, lasciandone l’applicazione in carico agli uffici e senza strumenti semplificati per una rapida soluzione.