
Con il peggiorare del conflitto tra iran e israele e l’intervento degli stati uniti, si alzano i segnali di rischio sui mercati internazionali. L’aumento dei prezzi dell’energia e le tensioni geopolitiche stanno creando pressione sull’economia globale, spingendo investitori e istituzioni a cercare stabilità in un contesto estremamente incerto.
Impatto delle tensioni geopolitiche sul mercato energetico e l’inflazione
La guerra in medio oriente ha fatto salire i costi del petrolio, con il Brent che si mantiene su livelli elevati da settimane. Questo aumento agisce come una tassa per l’economia, frenando la crescita e alzando l’inflazione, soprattutto quella legata ai beni energetici. L’inflazione core, che esclude energia e alimentari, potrebbe seguirne un andamento diverso, creando una distonia difficile da gestire per le banche centrali.
Le autorità monetarie potrebbero quindi trovarsi davanti a una scelta difficile: ignorare l’aumento moderato dei prezzi per non soffocare ulteriormente l’economia o intervenire su un’inflazione che deriva da uno shock esterno. La durata del mantenimento del Brent sopra valori critici è decisiva: più a lungo rimarrà alto, più rischi si accumuleranno per la crescita globale e la stabilità dei prezzi.
Anche la volatilità si riflette sui mercati finanziari, specialmente in quelli legati all’energia, alle rotte commerciali e ai bond governativi. Nonostante ciò, i Treasury Usa, tradizionali beni rifugio, non hanno registrato un incremento significativo della domanda, segnalando che la preoccupazione per l’inflazione prevale su quella geopolitica.
Il ruolo dei titoli di stato americani nel contesto del debito crescente
I Treasury americani conservano la loro posizione centrale nei portafogli obbligazionari mondiali, grazie alla liquidità e all’ampiezza del mercato. Nonostante l’esplosione del debito pubblico negli ultimi anni, questi titoli restano insostituibili per gli investitori, offrendo un punto di riferimento in tempi di incertezza.
L’evoluzione del mercato obbligazionario sembra destinata a influenzare le scelte politiche dei governi. Un aumento della spesa pubblica senza rigore potrebbe portare a un rialzo dei rendimenti, riflettendo una minore fiducia da parte degli operatori. Il ritorno di un’inflazione più alta e tassi di interesse in aumento richiede agli investitori di adattarsi a una maggiore instabilità dei mercati rispetto al passato.
Questa nuova fase segna la fine dell’era dei tassi bassi e dell’inflazione contenuta, imponendo a chi gestisce portafogli di considerare scenari più complessi e ricchi di variabili.
Prospettive europee: politica monetaria, recessione e spinta fiscale
In europa, la banca centrale ha già tagliato i tassi di 200 punti base negli ultimi mesi, portandoli al 2%. Il mercato anticipa altri piccoli riduzioni, ma è possibile che il ciclo di calo dei tassi sia vicino alla fine. L’inflazione infatti risulta sotto controllo rispetto a paesi come stati uniti e regno unito, dove è rimasta elevata.
Se l’economia europea dovesse peggiorare in modo marcato, la banca centrale e altre autorità potrebbero adottare misure adeguate, ma rimane improbabile una svolta netta nella politica della bce. In parallelo, la spesa pubblica si prepara a un rilancio, con la germania in prima linea negli investimenti per infrastrutture e difesa e altri paesi che innalzano il budget militare dal 3 al 5%.
Questi interventi potrebbero sostenere pil e inflazione contrastando il declino del tasso di deposito. Nel contesto globale, però, si assiste a una crescita dell’offerta di titoli sovrani. La coesistenza di diverse curve dei rendimenti crea occasioni per gli investitori, ma anche complessità .
Posizione cauta sui corporate bond e criteri di selezione
Nel mondo dei corporate bond, non si registra un orientamento chiaro verso un aumento del rischio. L’attuale valutazione e lo scenario incerto spingono a una selezione rigorosa, con una preferenza per titoli di maggiore qualità e rendimento equo. La strategia privilegiata evita esposizioni troppo rischiose finché la remunerazione non offrirà maggiori garanzie.
La prudenza è alimentata dall’instabilità macro e dai cambiamenti nell’atteggiamento delle banche centrali. Questo approccio preserva capitale senza rinunciare del tutto all’esposizione al credito, mantenendo un equilibrio fra rischio e rendimento.
Bond emergenti come diversificazione in un contesto di incertezza
I mercati emergenti conservano un ruolo rilevante, specie per portafogli diversificati. Le obbligazioni sovrane in valuta locale si sono dimostrate tra le più performanti nel 2025, mentre gli spread in valute forti si sono ridotti dopo i recenti allargamenti causati dalle tensioni geopolitiche.
Il miglioramento dei fondamentali macroeconomici e la maggiore fiducia nelle politiche di quei paesi hanno sostenuto questi risultati. L’investimento nel debito emergente contribuisce a diversificare qualitativamente e geograficamente, riducendo la dipendenza dal rischio Usa e aprendo possibilità legate a economie con protagonismi distinti.
Questa dinamica offre agli investitori strumenti per bilanciare il rischio globale e cogliere opportunità specifiche in un contesto internazionale frastagliato.