
La prospettiva di nuove sanzioni europee o occidentali contro la russia continua ad alimentare tensioni diplomatiche e militari. Il portavoce del cremlino Dmitri Peskov ha ribadito in modo chiaro la posizione di mosca circa il dialogo sul conflitto in ucraina, sottolineando che le restrizioni economiche non porteranno a un incontro negoziale. Il discorso riguarda soprattutto le misure sul petrolio russo, considerate da mosca illegali e dannose anche per chi le impone.
La posizione di mosca sul ricorso alle sanzioni come strumento di pressione
Secondo Dmitri Peskov, il cremlino respinge l’idea che la russia possa essere costretta a sedersi al tavolo dei negoziati attraverso nuove forme di pressione economica o politica. Il portavoce ha spiegato che solo una discussione improntata alla logica e alla ragione può spingere mosca a trattare, escludendo quindi ogni tentativo di coercizione. Questa posizione si conferma una linea dura che motiva la resistenza russa alle sanzioni imposte finora, considerate non solo inefficaci, ma addirittura controproducenti.
Il punto di vista russo sulle sanzioni
Peskov ha messo in evidenza come le sanzioni vengano viste da mosca come misure illegittime, che non solo non piegano la russia ma ne accentuano la determinazione. Dal punto di vista di mosca, ogni nuova azione restrittiva si traduce in una risposta più forte e determinata, con effetti di ricaduta sulle economie di chi impone queste misure. La convinzione del cremlino è che il taglio ai rapporti economici non spinga al dialogo, ma alimenti ulteriormente il conflitto.
Le sanzioni sul petrolio russo e le reazioni di mosca
Tra le nuove sanzioni considerate dalle capitali occidentali, quelle che riguardano il settore energetico, in particolare il petrolio russo, rappresentano un punto di forte attrito. Peskov ha definito queste misure un’arma a doppio taglio, che colpisce sia la russia nei suoi introiti sia gli stessi paesi importatori. La strategia del cremlino si basa sull’idea di minimizzare gli effetti delle restrizioni a lungo termine e compensare le perdite attraverso nuovi accordi commerciali, mercati alternativi e una maggiore autosufficienza energetica.
Le contromisure di mosca
Nel corso del 2025 sono stati numerosi i tentativi europei e americani di limitare le entrate russe derivanti dalle esportazioni di petrolio e gas. Mosca ha risposto intensificando le forniture verso mercati asiatici, adattando infrastrutture e riorganizzando le rotte di vendita. Il cremlino continua a ritenere che questo tipo di sanzioni non imponga un ridimensionamento dei rapporti ma spinga le controparti a una scelta binaria: trattativa ragionata o escalation delle tensioni.
Il contesto geopolitico e il ruolo dei colloqui sull’ucraina
Nel quadro dell’invasione russa dell’ucraina, i negoziati rimangono una delle poche strade possibili per una soluzione pacifica, eppure la loro realizzazione sembra sempre più lontana a causa delle divergenze profonde. Le recenti dichiarazioni di Peskov indicano che mosca non accetterà compromessi sotto minaccia di restrizioni economiche, creando un blocco diplomatico.
Gli attori internazionali coinvolti nelle trattative dovranno quindi trovare una via che non si basi solo sulla pressione ma su una volontà concreta di discutere e definire i termini di pace. La postura del cremlino, chiara e inflessibile, complica la ricerca di un accordo e fa presumere che i negoziati riprenderanno solo in presenza di condizioni più stabili e meno conflittuali. L’attuale clima internazionale resta segnato da scontri continui e da misure economiche che ancora non sembrano smorzare la tensione.