
Il governo sta esaminando nuovi provvedimenti per offrire maggiori protezioni agli agenti delle forze dell’ordine e ad altre categorie esposte a situazioni di rischio, come medici e infermieri. Queste misure puntano a evitare l’iscrizione automatica nel registro degli indagati per chi impiega armi o ricorre alla violenza in casi di pericolo reale. L’obiettivo è bilanciare la necessità di difendere chi opera per la collettività senza però estendere queste garanzie a tutti indistintamente.
Misura per evitare iscrizione automatica nel registro degli indagati
Al centro della proposta c’è l’idea di escludere dall’iscrizione automatica nel registro degli indagati quegli agenti in divisa che hanno fatto uso di armi o violenza in circostanze di pericolo. L’ispirazione arriva dal bisogno di tutelare operazioni che, pur svolgendosi sotto forte pressione, rientrano nell’esercizio legittimo dei compiti di sicurezza pubblica. La proposta prevede un registro separato, un archivio particolare dove confluiscono i nominativi di chi si trova sotto accusa, ma con regole più favorevoli di quelle ordinarie.
Non solo poliziotti o carabinieri, ma anche alcune categorie di lavoratori “sensibili” come medici e infermieri potrebbero rientrare in questa salvaguardia, poiché spesso esposti a pericoli simili sia in strada, sia negli ambienti sanitari. Fonti ministeriali indicano che si tratterebbe di introdurre una specie di legittima difesa permanente che discernerà i soggetti protetti da quelli che restano sotto la normativa tradizionale.
Esclusioni e dubbi sulle categorie coinvolte
Non tutte le figure che usano la forza o difendono la propria attività riceveranno tutela rafforzata. Per esempio, i negozianti che impiegano armi per proteggere il proprio locale rimarrebbero esclusi. Lo sottolinea il Messaggero, che parla di un conflitto politico esplicito legato all’idea, visto che la Lega ha sostenuto apertamente il diritto alla difesa armata per i commercianti colpiti da furti o aggressioni.
Un nodo aperto riguarda invece la copertura per gli errori che possono verificarsi in ambito medico e ospedaliero. Il governo non ha ancora chiarito se medici e infermieri saranno tutelati anche in questi casi o solo quando si trovano a fronteggiare atti di violenza o rischi sull’agire quotidiano. Resta quindi da capire fino a che punto si estenderanno le garanzie previste.
Aggiornamenti dal confronto al ministero dell’interno
La riforma è stata oggetto di discussione in un recente incontro svoltosi al Viminale con sindacati delle forze dell’ordine, il ministro matteo piantedosi e il sottosegretario nicola molteni, esponente della Lega. Nel corso del confronto si è parlato soprattutto di un decreto tecnico amministrativo, detto “decreto polizia”, che affronta temi come avanzamenti di carriera e bandi di concorso.
Al momento, questo decreto non prevede scudi penali o tutele di particolare rilievo per chi opera in prima linea. Tuttavia, dai rappresentanti delle forze di polizia è arrivata una richiesta decisa: maggiori garanzie per chi affronta quotidianamente rischi sul lavoro. Questo sollecito potrebbe spingere il governo a inserire modifiche o provvedimenti ad hoc per rafforzare le protezioni.
Discussioni aperte in attesa di definizioni
Le discussioni restano quindi aperte e si attendono ulteriori passaggi per definire con precisione soggetti tutelati, modalità di protezione e le situazioni in cui scatterebbe lo scudo legale. Chi è impegnato in attività di gestione dell’ordine pubblico guarda con attenzione allo sviluppo della normativa, in attesa di misure che riducano le conseguenze giudiziarie per chi agisce in circostanze d’emergenza e rischia di ritrovarsi indagato automaticamente.