
Negli anni successivi alla strage di via d’Amelio a Palermo, molti dettagli sulle ultime settimane di Paolo Borsellino restano avvolti nel mistero. Una delle vicende più controverse riguarda l’agenda rossa, il taccuino personale del magistrato che sparì dopo l’attentato. Carmelo Canale, ex ufficiale dei carabinieri e collaboratore stretto di Borsellino, ha rilasciato nuove dichiarazioni che alimentano dubbi e interrogativi sulle indagini legate a quella tragica pagina della storia italiana.
Le ultime indagini e la questione dell’arresto del procuratore giammanco
Nel corso di un’intervista al Tg1, Canale ha riportato che, poco prima di essere ucciso il 19 luglio 1992, Borsellino stava per arrestare il procuratore di Palermo dell’epoca, Giammanco. “Questo elemento non è mai emerso con chiarezza nelle precedenti ricostruzioni ufficiali.” Canale, che ha lavorato a stretto contatto con il magistrato, ha spiegato che l’intenzione di Borsellino era quella di smascherare nodi interni alla magistratura palermitana, in particolare alcuni movimenti sospetti ai vertici. Questa affermazione getta una nuova luce sui movimenti che precedettero l’attentato e suggerisce motivazioni più complesse dietro la sua morte.
La figura di giammanco nel mirino
La figura di Giammanco, che all’epoca dirigeva la procura di Palermo, finisce così nel mirino di ipotesi che riguardano non solo la lotta contro mafia, ma anche dinamiche interne di potere non ancora del tutto chiarite. “Se fosse vero, Borsellino avrebbe sfidato non soltanto i boss mafiosi, ma anche potenti ambiti istituzionali,” confondendo ulteriormente le carte sulle cause di quel terribile episodio.
Il mistero dell’agenda rossa mai ritrovata
Una delle questioni più dibattute intorno al tragico evento di via d’Amelio riguarda proprio l’agenda rossa, il taccuino in cui Borsellino annotava fatti, nomi e riflessioni importanti. Canale ha ricordato che questo oggetto fu sempre considerato fondamentale per decifrare le ultime mosse del magistrato. Purtroppo, quel documento non fu mai recuperato dopo l’attentato, lasciando molte domande senza risposta.
L’ex carabiniere ha sottolineato che, “se fosse stato possibile consultare quei fogli, oggi si avrebbe una chiara visione degli appunti e delle scoperte che Borsellino stava facendo in quei giorni.” Il valore documentale di quell’agenda resta quindi un punto cruciale nella comprensione di molte verità nascoste. Il mancato ritrovamento alimenta teorie su possibili depistaggi o occultamenti voluti per evitare che certe informazioni venissero alla luce.
La raccolta di appunti e la consegna alla commissione antimafia
Per cercare di colmare almeno in parte quel vuoto informativo, Carmelo Canale ha raccolto alcune annotazioni di Borsellino recuperate da un’altra agenda. Questo materiale sta per essere consegnato alla commissione Antimafia, con l’obiettivo di fornire nuovi spunti per le indagini e fare luce su quanto accaduto nei mesi e giorni prima della strage.
Queste pagine potrebbero contenere dati e riflessioni di grande rilevanza, utili a ricostruire un quadro più preciso delle attività del magistrato e delle minacce che lo circondavano. La speranza è che, grazie a questo materiale, si possa avvicinarsi alla verità senza veli e far emergere retroscena finora nascosti.
Il ricordo di borsellino attraverso la borsa donata alla famiglia
Durante l’intervista al Tg1 era presente anche la figlia di Borsellino, che ha ricevuto dalla famiglia l’iconica borsa lasciata dal magistrato in macchina il giorno dell’attentato. Secondo quanto riferito, dentro quell’oggetto avrebbe dovuto esserci proprio l’agenda rossa. La borsa rappresenta un forte simbolo, legato alla memoria del magistrato e al suo impegno contro la mafia.
La figlia ha espresso orgoglio nel poter esporre questo pezzo di storia, definendolo “un emblema di legalità e dedizione al lavoro.” Quel gesto trasmette la vocazione di Borsellino e la fatica che ha affrontato per la giustizia. La borsa è diventata un ricordo tangibile di un uomo che ha pagato con la vita la sua lotta contro il potere mafioso e, forse, contro ingerenze più profonde.
Le parole di Carmelo Canale riaccendono l’attenzione su una vicenda che ancora oggi solleva dubbi e richiede nuovi approfondimenti istituzionali e giudiziari. Il passaggio del materiale alla commissione Antimafia potrà contribuire a riaprire il dibattito e permettere riflessioni più solide attorno alla figura di Paolo Borsellino e alla verità che gli italiani cercano da decenni.