
L’aggravarsi del conflitto tra russia e ucraina si è manifestato con un attacco massiccio dalle forze russe durante la notte, che ha coinvolto molteplici regioni ucraine, inclusa la capitale kiev e la zona occidentale di leopoli. Più di 500 droni e missili sono stati lanciati, costringendo la polonia a far decollare i propri caccia per sorvegliare il confine orientale. Questo episodio segna un nuovo picco nell’intensità delle offensive russe, senza segnali di una possibile tregua. Nel frattempo, il cremlino mantiene una posizione rigida rispetto ai negoziati, rifiutandosi di riprendere il dialogo se l’occidente aumenta le sanzioni. Il presidente ucraino zelensky ha reagito con una decisione importante sul piano internazionale, ritirando kiev dal trattato contro le mine antiuomo.
Dettagli dell’attacco notturno e risposta delle difese antiaeree
Tra sabato e domenica la difesa aerea ucraina ha affrontato un’ondata di assalti senza precedenti. Le forze di mosca hanno impiegato suppellettili belliche di differente tipo: 477 droni e 60 missili sono stati lanciati su diverse zone ucraine. Le autorità di kiev hanno assicurato di aver intercettato quasi tutti questi velivoli e missili, in particolare 39 missili e la quasi totalità dei droni, segno di un sistema di difesa molto attivo ma messo alla prova. Alcuni ordigni sono però penetrati causando vittime e danni. Tra gli eventi più gravi, un caccia F-16 è stato abbattuto con la morte del pilota. Sul terreno, diverse persone di cui 11 civili, compresi due bambini, sono rimaste ferite nella regione di Cherkasy, zona centrale del paese, e in Ivano-Frankivsk, più a ovest. Una persona ha perso la vita mentre si trovava in auto nella città di Kharkiv, danneggiando così ulteriormente il bilancio delle vittime civili.
L’esercito russo ha rivendicato di aver colpito esclusivamente obiettivi militari e infrastrutture industriali legate al complesso militare ucraino. Il contrasto tra le due versioni riflette l’intensità della guerra e la difficoltà di ricostruire fatti precisi sul terreno, dove i combattimenti e i raid si susseguono quasi senza sosta.
Situazione sul fronte terrestre e incremento delle truppe russe
Le operazioni di terra registrano movimenti rilevanti lungo la linea del fronte tra le regioni di donetsk e dnipropetrovsk, dove la fanteria russa ha conquistato due centri urbani. Le fonti ucraine stimano che i militari del cremlino impegnati in questa area siano saliti a 110mila, un aumento significativo rispetto ai 70mila di dicembre scorso. Questo rafforzamento ha prodotto un’intensa attività lungo tutta la fascia, con almeno cinquanta scontri giornalieri nelle vicinanze della città di pokrovsk, teatro di scontri frequenti e pesanti.
Sul versante nord-orientale, in particolare nella regione di sumy, la resistenza ucraina sembra mantenere una posizione di contenimento più solida rispetto ad altre zone. Malgrado questo, il quadro rimane teso e incerto, soprattutto considerando i tentativi russi di ampliare la propria influenza territoriale.
Decisione di zelensky di uscire dalla convenzione contro le mine antiuomo
In risposta all’aggravarsi delle ostilità, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato l’intenzione di ritirare il paese dalla Convenzione di Ottawa, noto accordo internazionale che vieta la produzione, l’uso e lo stoccaggio di mine antiuomo. Kiev accusa la russia di impiegare questi ordigni in modo continuativo contro militari e civili, causando gravi rischi soprattutto ai civili rimasti nelle zone di conflitto.
Questa decisione, da ratificare dal parlamento ucraino, ha suscitato attenzione internazionale perché contraddice impegni assunti da 160 nazioni che hanno abolito l’uso di queste mine per evitare vittime civili a lungo termine. Paesi come polonia, finlandia e stati baltici hanno adottato mosse simili in passato, preoccupati per la sicurezza alle frontiere con la russia.
Organizzazioni umanitarie hanno espresso preoccupazioni per l’aumento dei pericoli derivanti dall’uso degli ordigni inesplosi, che restano attivi nel terreno per anni, rischiando di colpire civili anche dopo la fine di combattimenti.
Le mosse diplomatiche e militari tra ucraina, stati uniti e russia
Zelensky ha inoltre reiterato la sua richiesta agli Stati Uniti per nuovi sistemi di difesa antiaerea, in particolare missili Patriot, ma non ci sono ancora risposte ufficiali da Washington. Nel frattempo, rapporti e incontri continuano tra intelligence russa e americana. Sergei Naryshkin, capo dei servizi segreti esteri russi, ha riferito di aver parlato recentemente con John Ratcliffe, allora direttore della CIA, per coordinare temi d’interesse e mantenere aperti canali di comunicazione.
Questa dinamica avviene in un momento di crescente pressione di alcuni settori politici negli Stati Uniti, dove si discute di nuovi pacchetti di sanzioni per esercitare maggiore pressione su Mosca. Tra i promotori figura il senatore Lindsey Graham, che spinge per l’approvazione veloce di leggi che autorizzerebbero ulteriori restrizioni economiche alla russia.
Dal lato russo, i vertici del governo lanciano un messaggio duro contro l’occidente, che ritengono voglia usare l’ucraina come strumento per indebolire la federazione. Il ministro degli esteri Sergei Lavrov ha definito gli interventi occidentali un tentativo strategico che, a suo dire, non avrà successo. Il portavoce presidenziale Dmitry Peskov ha ribadito che la risposta di Mosca sarà proporzionale e più vigorosa quanto più pesanti saranno le sanzioni occidentali.
Nel frattempo l’unione europea ha esteso per altri sei mesi le misure restrittive in vigore. Tra le manovre in preparazione si parla di un nuovo pacchetto di sanzioni, che dovrebbe essere il diciottesimo, a conferma del clima di crescente tensione internazionale alimentata da questa guerra ancora lontana da una soluzione.