
L’ordinanza del 17 giugno ha previsto un finanziamento di 15 milioni di euro per intervenire sugli argini del Lamone, nel tratto che va da Traversara, frazione di Bagnacavallo, fino a Mezzano, nel ravennate. Questa zona era stata gravemente colpita dalle alluvioni degli ultimi mesi, soprattutto tra settembre e ottobre scorsi, quando Traversara venne completamente sommersa dall’acqua. Il progetto punta a riparare e rafforzare l’argine sinistro, che ha subito i danni più pesanti, per evitare altre rotture e tutelare la popolazione locale.
Distruzione causata dalle piene e necessità urgente di intervento
Negli ultimi due anni, la valle del Lamone ha affrontato eventi di piena notevoli, con danni ingenti alle strutture di contenimento dell’acqua. La situazione tra Traversara e Mezzano è stata tra le più critiche, con allagamenti che hanno interessato terreni agricoli, abitazioni e infrastrutture. In particolare, la frazione di Traversara nel comune di Bagnacavallo ha subìto un’inondazione completa che ha provocato disagi pesanti per la popolazione e difficoltà nella gestione delle attività quotidiane.
La vulnerabilità degli argini, soprattutto quella sinistra, ha spinto le autorità regionali a intervenire tempestivamente con un finanziamento consistente per la messa in sicurezza. L’obiettivo è prevenire nuovi tracolli e ridurre il rischio idrogeologico che compromette la sicurezza di chi vive e lavora in quelle aree. Il crollo o la rottura degli argini rappresenta un pericolo rilevante anche per i territori circostanti, che potrebbero essere colpiti da ricadute significative.
Caratteristiche tecniche dell’intervento previsto
Il progetto attuale punta a consolidare l’argine sinistro utilizzando una tecnica chiamata infissione statica di palancole. Questo metodo consiste nel piantare pali metallici profondi nel terreno, in grado di stabilizzare il rilevato arginale. La scelta di questa soluzione è motivata dalla necessità di ottenere un rafforzamento rapido e duraturo, che eviti cedimenti improvvisi e permetta di aumentare la resistenza delle sponde del fiume.
L’intervento si dividerà in due fasi. La prima prevede il rinforzo con palancole, strettamente finalizzato a migliorare la tenuta dell’argine nel breve periodo. Successivamente, verrà valutato un ulteriore intervento che apporterà protezione e stabilità più durevoli, garantendo così una sicurezza più ampia rispetto ai fenomeni di piena futuri. Questo secondo momento sarà definito in base all’andamento dei lavori e alle necessità che emergeranno sul campo.
L’uso delle palancole, in particolare a infissione statica, riduce i rischi di vibrazioni e disturbi ai terreni circostanti, tecnica preferita soprattutto in ambienti dove la fragilità del suolo richiede attenzione. L’approccio scelto risponde direttamente all’urgenza della situazione senza compromettere la qualità e la solidità dell’intervento.
Impegni istituzionali e tempistiche per la messa in sicurezza
La sottosegretaria con delega alla protezione civile, Manuela Rontini, ha evidenziato l’importanza di questo intervento per sanare una delle ferite più gravi causate dalle alluvioni degli ultimi due anni nella zona. Ha ribadito come il ripristino e il rafforzamento degli argini siano fondamentali per la tutela delle comunità locali e per evitare il ripetersi di rotture con conseguenze pesanti.
L’ente commissariale ha fissato tempi stretti per questa operazione: la fase progettuale dovrà concludersi entro 45-60 giorni dopo l’assegnazione dell’incarico, mentre la realizzazione dei lavori sarà completata entro sei mesi dalla consegna. Questa tempistica dimostra la volontà delle autorità di agire in modo rapido, limitando i rischi in vista delle prossime stagioni di pioggia.
Modello per altre aree del territorio regionale
L’attenzione posta sulle tempistiche mostra anche il peso politico dell’intervento, che si configura non solo come un’operazione tecnica, ma come una risposta concreta ai danni subiti dalle popolazioni. La presenza di fondi adeguati e certificati attraverso un’ordinanza contribuisce a garantire piena copertura delle spese, evitando ritardi burocratici o finanziari che potrebbero compromettere il completamento delle opere.
Questa strategia di intervento potrà rappresentare un modello per altre aree del territorio regionale, dove eventi meteorologici estremi stanno provocando criticità simili sugli argini e il reticolo idrografico minore. La rapidità d’azione è ormai un elemento imprescindibile nella gestione del rischio idrogeologico.