
Un’operazione della digos ha portato a perquisizioni fra Bologna, Rimini e altre città per chiarire il rogo a due vetture della polizia ferroviaria a Rimini, avvenuto il 20 aprile 2023. Le indagini sono concentrate su alcuni membri del movimento anarchico, sospettati di aver preso parte all’azione. Il fatto ha avuto grande eco anche per la rivendicazione pubblicata su siti riconducibili ad ambienti anarchici.
Dettagli sull’incendio delle auto della polizia ferroviaria a rimini
Due automobili della polizia ferroviaria stavano nel piazzale interno della stazione di Rimini quando sono state incendiate la sera del 20 aprile 2023. Le vetture appartenevano alla Polfer, la polizia specializzata nei controlli all’interno del sistema ferroviario. Questo attacco ha evidentemente un forte valore simbolico ed è stato rivendicato quasi subito su diverse piattaforme web legate a gruppi anarchici. Nel testo della rivendicazione si accusava la polizia ferroviaria di svolgere un ruolo repressivo nei confronti di chi si oppone al sistema statale e di controllare i confini con metodi considerati intollerabili dagli autori dell’attacco.
L’incendio ha suscitato una reazione immediata delle forze dell’ordine e delle autorità locali. Non ci sono stati feriti, ma il gesto ha acceso un dibattito sui livelli di tensione presenti negli ambienti antagonisti. L’area della stazione riminese, solitamente sorvegliata, è stata oggetto di vari controlli in seguito a quell’episodio.
ModalitĂ e risultati delle perquisizioni della digos
Il 14 maggio 2025 la digos ha eseguito perquisizioni a carico di 15 persone, tutte collegate al movimento anarchico e sospettate di aver avuto ruoli diversi nell’incendio. Gli agenti hanno operato simultaneamente in diverse città : Bologna, Forlì-Cesena, Rimini, Milano, Torino e Lucca. L’intervento ha portato al sequestro di telefoni cellulari, dispositivi informatici e alcuni capi di abbigliamento presumibilmente utilizzati durante il fatto.
Le indagini sono state coordinate dal pm della dda di Bologna Stefano Dambruoso. Sono stati analizzati numerosissimi filmati delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona intorno alla stazione di Rimini. Quei video hanno permesso di ricostruire movimenti e comportamenti delle persone sospette. L’indagine punta anche a capire se dietro l’azione incendiaria ci siano collegamenti più ampi fra vari gruppi anarchici presenti in diverse città italiane.
Il significato politico dell’attacco e la rivendicazione online
Nel testo della rivendicazione postata poco dopo l’episodio, i responsabili hanno motivato l’attacco come una risposta all’impegno repressivo della polizia ferroviaria. Viene definita “misera appendice della polizia di stato”, e accusata di difendere i confini statali con determinazione. Gli autori volevano mandare un messaggio arrivando proprio “sotto casa” degli agenti coinvolti, sottolineando l’aspetto simbolico del gesto. Questa rivendicazione è stata presa in esame dalle autorità come prova della matrice anarchica contro le istituzioni.
Alcuni degli indagati sono seguiti legalmente dall’avvocato Ettore Grenci. Al momento sono in corso ulteriori accertamenti per verificare i dettagli della partecipazione di ognuno e la struttura dell’organizzazione dietro questo tipo di azioni.
Situazione attuale delle indagini
Nel complesso, il caso resta aperto e al centro dell’attenzione della procura, che continua a indagare sui responsabili per l’incendio e sulle possibili reti di supporto a livello nazionale.