
Il tribunale del Riesame ha disposto la liberazione dagli arresti domiciliari per Tommaso Minervini, sindaco di Molfetta, coinvolto in un’inchiesta su appalti pubblici sospetti. Contestualmente ha disposto la sua sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio per un anno, impedendogli di tornare subito alla guida del Comune. La vicenda vede coinvolta anche la dirigente comunale Lidia De Leonardis, che ha lasciato i domiciliari ma rimane interdetta per sei mesi dai pubblici uffici.
La decisione del tribunale del riesame e le misure disposte
Il 4 giugno 2025 Tommaso Minervini era stato arrestato nell’ambito di una indagine della procura di Trani riguardo alla presunta concessione di appalti in cambio di voti politici. La gip Marina Chiddo aveva disposto gli arresti domiciliari per il sindaco e per la dirigente Lidia De Leonardis. Il tribunale del Riesame ha ora accolto il ricorso presentato dai difensori di entrambi, disponendo la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari.
Tuttavia una sospensione dall’esercizio delle funzioni pubbliche è stata mantenuta per Minervini, che resta intrecciato nelle cause penali ma torna formalmente libero. Per De Leonardis è stata stabilita una interdizione della durata di sei mesi dai pubblici uffici, una misura che limita tuttora la sua attività amministrativa pur consentendole di uscire dal regime restrittivo.
Il contesto dell’inchiesta e le accuse a carico dei coinvolti
L’inchiesta si concentra su diverse presunte irregolarità nell’affidamento di appalti comunali a Molfetta. Le accuse contestate comprendono corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio, turbativa d’asta, frode, truffa e falso. Tali reati coinvolgono più indagati e riguardano la gestione dei bandi pubblici e l’ipotesi di scambi corruttivi finalizzati a ottenere favori politici.
Minervini guida da tempo una lista civica che unisce elementi sia del centrodestra che del centrosinistra, elemento che accentua la rilevanza politica dell’inchiesta. Lidia De Leonardis, dirigente comunale di 58 anni originaria di Bari, è stata al centro delle indagini riguardo l’organizzazione interna dell’ente e la gestione dei documenti relativi alle gare.
Le motivazioni e le dichiarazioni difensive dei legali di lidia de leonardis
Gli avvocati Michele Laforgia e Alessandro Dello Russo, legali di De Leonardis, hanno evidenziato che la dirigente non ha pilotato alcuna gara pubblica né ha ostacolato le indagini. Le accuse di peculato e falso a suo carico, hanno spiegato, derivano da indagini sulle microspie installate nel suo ufficio, ritenute inadeguate a dimostrare colpevolezza.
I difensori hanno sottolineato il rispetto mostrato in tutte le fasi del procedimento verso magistratura e tribunali. Hanno inoltre espresso l’attesa per la pubblicazione delle motivazioni del tribunale, necessarie per valutare la tenuta dell’impianto accusatorio nelle fasi successive del processo.
L’impatto politico e la situazione attuale a molfetta
La sospensione dal ruolo pubblico blocca Minervini dal tornare da subito a svolgere le funzioni di sindaco. Questo mantiene il Comune in una situazione di incertezza amministrativa almeno fino a quando non sarà chiarita la posizione giudiziaria del primo cittadino.
Non sono ancora previste nuove elezioni o nomine temporanee che possano compensare l’assenza di Minervini. Nel frattempo la città segue con attenzione i prossimi sviluppi della vicenda, anche perché la lista civica guidata da Minervini raccoglie consensi su entrambi gli schieramenti politici.
Questo caso si inserisce in una serie di indagini della procura di Trani che monitorano, sul territorio pugliese, possibili connessioni tra amministrazioni pubbliche e attività illecite nel campo degli appalti comunali. La nuova decisione del tribunale del Riesame segna però un passo importante nel percorso giudiziario che riguarda il sindaco e la dirigente comunale coinvolti.