
La corte d’assise d’appello di napoli ha emesso una nuova decisione riguardo al processo per l’omicidio di michele della gatta, avvenuto nel 1999 a castel volturno. il capoclan dei casalesi, michele zagaria, era stato condannato in primo grado a 30 anni, ma gli stessi giudici d’appello hanno deciso di assolverlo dall’accusa di mandante del delitto. il verdetto modifica quindi il quadro giudiziario di uno dei casi più complessi legati alla criminalità organizzata campana.
Processo di appello e verdetto su michele zagaria
il 2025 ha segnato un passaggio importante nel procedimento giudiziario contro michele zagaria, considerato a lungo uno dei capi di spicco del clan dei casalesi. il processo in appello a napoli ha escluso la sua responsabilità in qualità di mandante dell’omicidio del 1999, che aveva visto la vittima, michele della gatta, freddato su uno stabilimento balneare di castel volturno, in provincia di caserta.
questa decisione contrasta con la sentenza del 2022, che aveva inflitto a zagaria una pena detentiva di 30 anni. la corte d’assise d’appello ha motivato l’assoluzione con evidenze processuali e testimonianze che hanno ridimensionato il ruolo diretto di zagaria nell’organizzazione dell’omicidio. la scelta della corte indica una revisione dei fatti sulla base di nuovi elementi e della valutazione delle prove raccolte.
mentre zagaria è stato assolto, sono stati confermati gli altri capi imputati: vincenzo schiavone, soprannominato “petillo”, resta condannato a 30 anni. inoltre, antonio iovine, ex boss e oggi collaboratore di giustizia, ha mantenuto la condanna a dieci anni e otto mesi, identica a quella pronunciata tre anni fa. queste sentenze mostrano come la corte abbia valutato con attenzione ogni posizione nel gruppo criminale coinvolto.
Il delitto della gatta e le indagini iniziali
il caso dell’omicidio di michele della gatta è rimasto per anni avvolto dal mistero. l’uccisione risale al 4 settembre 1999, giorno in cui la vittima fu assassinata in un lido di castel volturno, luogo noto per incontri della criminalità organizzata. per quasi vent’anni, le indagini non erano mai riuscite a identificare con certezza mandanti o esecutori, lasciando la vicenda in un’impasse giudiziaria.
la direzione distrettuale antimafia di napoli aprì subito una inchiesta, ma senza esiti definitivi: il primo procedimento terminò con un’archiviazione, perché mancavano elementi sufficienti per procedere contro presunti colpevoli. questa fase ha mostrato le difficoltà degli investigatori ad addentrarsi nel mondo chiuso e violento della camorra casertana, complici omertà e mancanza di collaborazioni.
solo anni più tardi, grazie alle dichiarazioni di alcuni ex affiliati che avevano rotto il silenzio, il quadro è cambiato. in particolare, la testimonianza di nicola schiavone, figlio del noto boss francesco “sandokan”, e quella di antonio iovine hanno aperto nuove piste. le loro rivelazioni hanno permesso di riaprire il fascicolo, ricostruendo scenari più precisi sull’omicidio e sulle responsabilità dei membri del clan.
Il ruolo dei collaboratori di giustizia nella revisione del caso
il contributo dei collaboratori di giustizia ha assunto un peso decisivo per la svolta nelle indagini sul delitto della gatta. nicola schiavone e antonio iovine si sono messi a disposizione della giustizia svelando dettagli fino a quel momento ignoti, incidendo direttamente sull’esito processuale. i loro racconti hanno messo in luce tensioni interne al clan e strategie criminali legate all’omicidio.
nicola schiavone, primogenito di francesco “sandokan”, ha fornito testimonianze sull’organizzazione e le dinamiche del gruppo. la sua scelta di collaborare ha provocato notevoli turbolenze all’interno dei casalesi, già provati da arresti e pentimenti. grazie alle sue parole, sono emersi nuovi elementi su chi poteva aver pianificato e ordinato la morte di della gatta.
Testimonianze decisive
anche antonio iovine, un tempo leader di vertice e ora pentito, ha confermato numerosi dettagli sulle vicende interne alla cosca e sul processo decisionale riguardo l’omicidio. la sua posizione oggi cooperativa ha influenzato le decisioni della corte, sebbene per lui sia stata confermata una condanna consistente. la combinazione delle loro confessioni ha quindi rappresentato il passo fondamentale per la revisione dei ruoli e delle accuse.
la complessità delle vicende dimostra le difficoltà incontrate per arrivare a un verdetto definitivo in casi legati a realtà criminali radicate e resistenti a indagini. il percorso giudiziario su zagaria e gli altri implicati riflette i conflitti interni ai casalesi e l’evoluzione di alcuni esponenti da criminali a collaboratori, con impatti importanti sulle inchieste.