
Il dibattito sul fine vita tornerà presto in Senato, con una proposta di legge che stabilisce regole stringenti per il ricorso al suicidio assistito. Il testo, in discussione a luglio 2025, prevede l’istituzione di un comitato etico nominato dal governo che avrà il compito di valutare ogni richiesta. Nel frattempo, alcune associazioni lanciano iniziative per una legge più permissiva, mentre la formulazione della proposta ha riaperto polemiche sul diritto all’aborto e sulla tutela della vita dal concepimento.
Il ruolo del comitato etico nella proposta di legge sul fine vita
Il cuore della nuova legge in vista al Senato è la creazione di un Comitato nazionale di valutazione etica. Questa commissione, composta da sette membri scelti dal presidente del consiglio, esaminerà caso per caso le domande presentate dai malati terminali che vogliono accedere al suicidio assistito. Tra i componenti ci saranno un giurista, un bioeticista, un anestesista-rianimatore, un medico specializzato in cure palliative, uno psichiatra, uno psicologo e un infermiere. Il presidente del consiglio nominerà anche il presidente e altri ruoli chiave del comitato. I membri resteranno in carica per cinque anni, con possibilità di rinnovo fino a tre mandati.
Questa struttura dovrà esprimersi entro 60 giorni dalla richiesta, termine prorogabile a 120 nei casi particolari, ad esempio malattie rare o condizioni cliniche complesse. Il comitato mira a uniformare a livello nazionale i criteri per l’accesso al suicidio assistito, diversificando dalle attuali interpretazioni regionali che variano su base territoriale. La scelta di affidare la decisione a un organo nominato dal governo ha sollevato critiche. In particolare, si teme che questo possa limitare l’autodeterminazione del malato, subordinando il diritto a un controllo politico più che sanitario.
Il tempo di attesa previsto dalla legge appare eccessivo rispetto ad altre normative regionali come quella della Toscana, dove i termini sono più brevi. Nel complesso, la proposta è lontana dal recepire indicazioni più progressiste già adottate in alcune aree del Paese o da sentenze della Corte Costituzionale.
Le condizioni richieste per accedere al suicidio assistito e le polemiche sulla tutela della vita
Per presentare domanda di morte assistita, la legge impone requisiti rigorosi. Il paziente deve essere maggiorenne e affetto da patologia irreversibile e infausta, provare sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili. Deve inoltre dipendere da trattamenti vitali sostitutivi e mantenere capacità di intendere e volere. Uno dei requisiti più discussi riguarda il percorso obbligatorio attraverso le cure palliative, che dovranno essere garantite su ampio numero di cittadini entro il 2028.
La norma vieta di presentare nuovamente la domanda se in primo luogo è stata rifiutata, per almeno quattro anni. Questo vincolo è visto da molti come una fonte di ulteriore sofferenza per chi è già in condizioni critiche. Altra questione delicata è la premessa della proposta in cui si afferma che “la Repubblica assicura la tutela della persona, dal concepimento alla morte naturale”. Questa frase ha suscitato paure legate a possibili restrizioni sul diritto all’aborto, riaccendendo il confronto politico e culturale sull’autodeterminazione della persona.
L’influenza del Vaticano e le spinte conservatrici nella maggioranza hanno guidato alcune scelte nel testo. In particolare il cardinale Parolin ha incontrato il ministro degli Esteri Tajani per ribadire l’attenzione verso cure palliative e limitazioni alla libertà di scelta sulla fine della vita.
La raccolta firme per la proposta di legge popolare sull’eutanasia
In parallelo alla discussione parlamentare, l’Associazione Luca Coscioni ha avviato una raccolta firme per proporre una legge di iniziativa popolare sull’eutanasia. L’obiettivo è raccogliere 50.000 firme in due settimane per portare all’esame del parlamento una normativa diversa, più permissiva rispetto al testo governativo.
La proposta dell’associazione prevede la possibilità per i malati terminali di scegliere tra autosomministrazione e somministrazione da parte di un medico. Inoltre, vuole che le verifiche sulle richieste siano concluse entro 30 giorni e che il servizio sanitario nazionale si occupi del processo. La legge indica la volontarietà dei medici nell’intervenire, per evitare obblighi professionali.
Marco Cappato, tra gli esponenti di spicco dell’associazione, sottolinea che la sentenza della Corte Costituzionale di sette anni fa già garantisce il diritto all’aiuto per morire senza sofferenza. Secondo Cappato, la proposta governativa tende invece a limitare questo diritto cancellando il ruolo del servizio sanitario nazionale e escludendo casi come quelli di malati terminali non dipendenti da trattamenti vitali.
La sfida che si sta delineando è dunque tra una visione più rigida, affidata a un comitato con nomina politica, e un approccio che punta a tutelare più ampiamente la libertà individuale sul fine vita.
Il calendario parlamentare e le prospettive future per la legge sul fine vita
La legge sul fine vita dovrebbe essere discussa in Senato a partire dal 17 luglio 2025. Il dibattito si preannuncia acceso, considerando le riserve espresse da molte associazioni sul testo attuale. Quelle voci contestano non solo i vincoli rigorosi e le lunghe attese per ottenere il suicidio assistito, ma anche la possibilità che la tutela della vita dal concepimento influenzi negativamente altri diritti, come quello all’aborto.
Non è escluso che la mobilitazione popolare mediante la raccolta firme possa influenzare il confronto parlamentare. Resta da vedere se il Parlamento accoglierà una visione più ampia o se prevarranno le posizioni conservatrici presenti nella maggioranza.
Il tema del fine vita continua a sollevare questioni etiche, sociali e politiche molto delicate e coinvolge direttamente diritti fondamentali come quello alla salute e all’autodeterminazione della persona.
Il confronto sul testo in aula potrebbe segnare una tappa importante per la legislazione italiana in materia di suicidio assistito e cure palliative, segnando una svolta rispetto all’attuale situazione regionale e ai vuoti normativi sul territorio nazionale.