
I recenti negoziati di Bonn hanno definito un incremento dei fondi destinati alle azioni per il clima sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il budget del biennio 2026-2027 aumenta del 10% rispetto al periodo precedente, coinvolgendo quasi 200 paesi e con un contributo particolare da parte di Pechino. Gli Stati Uniti, pur ritiratisi formalmente dall’accordo di Parigi, vedono il proprio supporto garantito da un’organizzazione privata. Il meccanismo finanziario appare così modificato ma deciso nel suo obiettivo di sostenere la lotta al riscaldamento globale.
Il nuovo budget onu per il clima approvato a bonn per il 2026-2027
La conferenza sul clima tenuta a Bonn dal 16 al 26 giugno 2025 si è conclusa con un accordo che stabilisce un budget di 81,5 milioni di euro per la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per il biennio 2026-2027. Questo budget rappresenta un aumento del 10% rispetto al periodo 2024-2025 e sarà alimentato dai contributi congiunti degli Stati membri.
L’UNFCCC è l’organismo principale che sovrintende le negoziazioni internazionali sul clima e facilita l’attuazione degli accordi multilaterali, in particolare quello di Parigi siglato nel 2015. A differenza di altre agenzie Onu che hanno dovuto ridurre i loro bilanci a causa di tagli statali – come ad esempio l’Alto commissariato per i diritti umani – l’UNFCCC beneficia oggi di maggiori risorse economiche. Questo aumento deve sostenere il lavoro necessario per contrastare l’aumento della temperatura globale entro il limite di un grado e mezzo, obiettivo centrale nei negoziati.
La conferenza di Bonn si configura come una tappa preparatoria importante in vista della COP30, prevista per novembre 2025 a Belém, Brasile. Quel summit sarà decisivo per gli impegni futuri sulla lotta ai cambiamenti climatici, ragion per cui il rafforzamento del budget rappresenta uno sforzo concreto per alimentare le azioni necessarie.
La china aumenta il suo contributo al fondo clima dell’unfccc
Uno degli aspetti più rilevanti del nuovo accordo riguarda la Cina, che ha accettato di incrementare del 5% il proprio contributo al budget dell’UNFCCC. Questo aumento porta la partecipazione cinese a coprire il 20% dell’intero finanziamento dell’organizzazione, fotografando un peso economico consolidato a livello globale.
Negli ultimi decenni, la Repubblica Popolare si è posta come seconda economia mondiale e il suo ruolo nelle politiche climatiche assume un’importanza crescente. Il contributo più consistente conferma l’intenzione di Pechino di rivestire un ruolo centrale nel meccanismo internazionale di lotta al riscaldamento globale, pur in un contesto di relazioni geopolitiche complesse.
La decisione cinese si intreccia con quella di quasi 200 paesi che hanno aderito alla revisione del budget, un segnale di volontà collettiva per sostenere con fondi concreti la realizzazione degli impegni ambientali. Il rafforzamento delle risorse finanziarie è essenziale per garantire la sopravvivenza delle iniziative di monitoraggio e intervento previste dagli accordi internazionali.
Bloomberg philanthropies coprirà il contributo degli stati uniti
Gli Stati Uniti, pur avendo ufficialmente abbandonato l’Accordo di Parigi, restano responsabili di una quota consistente del budget UNFCCC, pari al 22%. In assenza di supporto pubblico diretto, il pagamento sarà garantito da Bloomberg Philanthropies, l’organizzazione filantropica dell’ex sindaco di New York Michael Bloomberg.
Quest’ultimo ricopre anche il ruolo di inviato speciale delle Nazioni Unite per il clima. Già nei primi mesi del 2025, Bloomberg Philanthropies, insieme ad altri donatori americani, aveva promesso di coprire gli impegni finanziari degli USA verso la Convenzione: un gesto che cerca di colmare il deficit lasciato dalle decisioni politiche dell’amministrazione statunitense.
La copertura privata ha ricevuto attenzione internazionale per via della sua unicità, aprendo un dibattito sul ruolo delle organizzazioni no-profit nel supportare attività tradizionalmente garantite dai governi. Bloomberg Philanthropies assume così un ruolo chiave nel mantenere saldo l’impegno finanziario degli Stati Uniti nella lotta globale ai cambiamenti climatici, malgrado le scelte politiche divergenti.
La conferma del contributo USA attraverso un ente privato sottolinea anche la crescente interazione tra attori pubblici e privati sul terreno delle politiche ambientali. Questo nuovo modello di finanziamento potrebbe influire sulle dinamiche future delle collaborazioni internazionali per il clima.