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La polizia scientifica raccontata in sette stanze nella metropolitana di napoli per 120 anni di storia

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Una mostra allestita nella stazione Municipio della metropolitana di Napoli celebra i 120 anni della polizia scientifica attraverso un percorso in sette stanze tematiche. L’esposizione, visitabile fino al 6 luglio nel sottopasso del molo angioino, evidenzia l’evoluzione di questa disciplina da metodi tradizionali fino alle tecnologie più recenti usate nelle indagini. La narrazione accompagna i visitatori dalla dattiloscopia agli strumenti digitali come la tomografia computerizzata e l’intelligenza artificiale applicata all’analisi della scena del crimine.

Sette stanze per raccontare la polizia scientifica

La mostra si articola in sette ambienti dedicati a diversi aspetti che compongono la polizia scientifica. Tra questi, il campo forense raccoglie le tecniche usate per esaminare le prove, mentre la biologia e la chimica approfondiscono le analisi di tracce organiche e sostanze. Lo spazio multimediale mostra l’uso di supporti digitali nella raccolta e gestione dei dati investigativi. Particolare attenzione riceve poi la tomografia computerizzata, che consente ricostruzioni dettagliate di elementi in tre dimensioni. Anche la balistica viene esposta con supporti che rivelano come si studiano i proiettili e le armi da fuoco. Infine, una stanza è dedicata all’intelligenza artificiale, strumento sempre più presente nelle indagini per ricostruire dinamiche complesse della scena del crimine.

Il ruolo del questore agricola

Il questore di Napoli, Maurizio Agricola, ha evidenziato come queste tecnologie abbiano contribuito a un progresso significativo nelle indagini. “L’innovazione accompagna il lavoro degli operatori della polizia scientifica rendendo più precise le interpretazioni delle tracce, spesso decisive per risolvere i casi.” L’inaugurazione della mostra ha coinvolto diverse autorità locali e giudiziarie, a dimostrazione del valore istituzionale riconosciuto a questo ambito investigativo.

Dai metodi tradizionali all’era digitale nella polizia scientifica

La polizia scientifica ha attraversato una trasformazione radicale nei suoi oltre cento anni di attività. Dagli albori, quando si usavano tecniche come la dattiloscopia per identificare i sospetti tramite le impronte digitali, si è passati all’impiego di strumenti sempre più sofisticati. Oggi questo reparto indica come riferimento la digital forensic, ossia la raccolta e l’analisi delle prove telematiche e multimediali. Esempi concreti sono l’estrazione di dati da telefonini, la gestione di filmati ripresi da telecamere di sorveglianza, e la modellazione tridimensionale degli ambienti di un crimine per facilitarne la comprensione.

L’intelligenza artificiale nel lavoro investigativo

Fabiola Mancone, direttore del servizio di polizia scientifica, ha rimarcato che l’intelligenza artificiale supporta alcune fasi delicate del lavoro investigativo, come il riconoscimento facciale attraverso software dedicati. Il sistema Sari, uno degli strumenti più discussi, consente di comparare volti in immagini e video con archivi digitali. “Questo equilibrio tra macchina e uomo è alla base del successo della moderna polizia scientifica.” Ciononostante, Mancone sottolinea che questa tecnologia non agisce da sola: serve sempre l’intervento dell’esperto per validare i risultati, evitando errori e sovrainterpretazioni.

Un percorso espositivo aperto a napoli fino a luglio 2025

La mostra “La verità nelle tracce. Oltre 120 anni di polizia scientifica” si tiene dal 2025 nel sottopasso del molo angioino, collegato alla stazione Municipio della metropolitana partenopea. Il percorso espositivo è aperto al pubblico fino al 6 luglio, con l’obiettivo di far comprendere l’importanza del lavoro scientifico nell’accertamento dei fatti criminali. Alla cerimonia inaugurale, oltre al questore Maurizio Agricola e al direttore Fabiola Mancone, hanno partecipato il procuratore dei minori, Patrizia Imperato, il presidente del tribunale di Napoli, Elisabetta Garzo, e l’assessore comunale ed ex questore Antonio De Iesu.

L’importanza delle istituzioni

Il coinvolgimento di questi rappresentanti delle istituzioni giudiziarie e amministrative mette in luce il valore condiviso delle attività scientifiche nella filiera investigativa e giudiziaria. La mostra permette a cittadini e operatori di conoscere strumenti, metodi e tappe storiche della polizia scientifica, rendendo più trasparente un settore spesso percepito come riservato. L’allestimento richiama precise esperienze lavorative, percorsi investigativi reali e le tecnologie impiegate dalle forze dell’ordine per giungere alla verità sulle cause di un crimine.

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