
Donald Trump ha ottenuto una decisione rilevante dalla corte suprema Usa che restringe la possibilità dei tribunali inferiori di bloccare un provvedimento presidenziale sul diritto di cittadinanza per nascita. La misura, annunciata e firmata durante il primo mese del suo ritorno alla casa bianca nel 2025, introduce restrizioni sullo ius soli, cambiando una regola consolidata da decenni negli Stati Uniti. Questo sviluppo apre una nuova fase nel dibattito sulla cittadinanza e le sue implicazioni legali.
La decisione della corte suprema limita i poteri dei tribunali inferiori
La corte suprema americana ha stabilito che i giudici delle corti inferiori non possono sospendere automaticamente le decisioni del presidente riguardo allo ius soli. La sentenza consente l’entrata in vigore parziale dell’ordine esecutivo firmato da Trump, intervenendo sulle norme che garantivano la cittadinanza a chi nasce sul territorio nazionale. Questa pronuncia ferma alcune controversie giudiziarie in corso e permette al governo federale di applicare la nuova regola almeno in alcune zone.
Il provvedimento risale ai primi giorni del 2025, quando Trump ha emesso l’ordine esecutivo che revoca o limita il diritto automatico alla cittadinanza per nascita, una questione affrontata più volte nel corso degli anni, specie con rilievi politici e costituzionali. La corte ha così riconosciuto una priorità nelle decisioni presidenziali su questo tema, riducendo la discrezione dei giudici di grado inferiore. La sentenza, confermata da una maggioranza dei giudici, potrebbe influire su futuri ricorsi e contenziosi in tribunale.
L’impatto del provvedimento sulla cittadinanza e sul dibattito pubblico
Il cambio normativo tocca un diritto fondamentale e genera discussioni intense nel paese. Negli Stati Uniti, il diritto alla cittadinanza per nascita, basato sul principio di ius soli, deriva dal quattordicesimo emendamento della costituzione, e ha garantito per decenni la cittadinanza automatica a chi nascesse sul suolo americano, indipendentemente dallo status migratorio dei genitori. Con la nuova disposizione, questa certezza viene messa in discussione, con effetti diretti sullo status di molti bambini nati negli Usa.
Le reazioni sono varie: molte organizzazioni per i diritti civili e associazioni per i migranti denunciano un attacco a una garanzia costituzionale. Dall’altro lato, sostenitori del provvedimento sostengono la necessità di riformare le regole di naturalizzazione per arginare l’immigrazione irregolare. Il provvedimento contribuisce a riaccendere il confronto politico su questo tema, spesso divisivo tra le varie anime del paese.
La reazione di trump e i protagonisti della partita legale
Il presidente Donald Trump ha commentato la sentenza con un post su Truth, esprimendo soddisfazione per quella che definisce una “vittoria enorme” della sua amministrazione. Ha sottolineato che con questa decisione anche “la bufala del diritto di cittadinanza per nascita” ha subito un colpo significativo, segnando la fine di uno status che riteneva ingiusto o superato.
Trump ha lodato inoltre il lavoro del procuratore generale Pam Bondi e del procuratore generale John Sauer, insieme al dipartimento di giustizia, per aver sostenuto con successo la sua posizione davanti alla corte. La comunicazione ufficiale del presidente conferma il peso politico della sentenza e la volontà del governo di rafforzare il controllo sull’immigrazione tramite strumenti esecutivi.
I possibili sviluppi futuri dopo la sentenza
Questo passaggio giudiziario rafforza la posizione dell’esecutivo in materia di cittadinanza e potrebbe suggerire ulteriori interventi nel campo dell’immigrazione, confermando un approccio più restrittivo rispetto al recente passato.