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Agente di polizia penitenziaria si toglie la vita nel carcere di secondigliano a napoli

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Nella mattinata del 2025, un agente della polizia penitenziaria è stato trovato morto per un colpo d’arma da fuoco nel parcheggio del carcere di Secondigliano a Napoli. Il poliziotto, 59 anni, stava per iniziare il servizio ma ha deciso di togliersi la vita con la pistola d’ordinanza. La notizia ha sconvolto colleghi e familiari, mentre le indagini cercano di chiarire le cause del dramma.

Il tragico evento al carcere di secondigliano

La tragedia è avvenuta nelle prime ore del giorno, poco prima delle 12, ora in cui il poliziotto avrebbe dovuto iniziare il turno di lavoro. Secondo quanto ricostruito, l’agente si è presentato all’esterno della struttura penitenziaria e si è sparato con la pistola di ordinanza. La scoperta del corpo è avvenuta in tempi rapidi. Sul posto sono intervenuti i soccorsi e le forze dell’ordine per avviare gli accertamenti necessari.

Il poliziotto lavorava da tempo nell’istituto e si trovava vicino al termine della carriera, con la pensione ormai imminente. Questo dettaglio ha contribuito a suscitare stupore e difficoltà nel comprendere le ragioni del gesto che non risulta legato a motivazioni di servizio note o a problemi professionali immediati.

Reazioni dei colleghi e sindacato della polizia penitenziaria

Le prime reazioni sono arrivate dai sindacati di polizia penitenziaria, in particolare dall’Uspp , per voce del presidente Giuseppe Moretti e del segretario regionale Ciro Auricchio. Hanno espresso un profondo sentimento di dolore per la scomparsa del collega, definito un punto di riferimento per impegno e dedizione.

Il sindacato ha dichiarato di non riuscire a trovare spiegazioni al gesto, visto che l’agente era stimato da colleghi e superiori. Questo ha acceso un dibattito sui possibili fattori di stress o difficoltà psicologiche che possono colpire il personale penitenziario, senza però un legame immediato e chiaro con l’episodio.

Impatto sulla famiglia e comunità lavorativa

L’agente lascia la moglie e due figli, una famiglia che ora affronta il trauma della perdita improvvisa. All’interno del carcere di Secondigliano e tra i colleghi la notizia ha generato tristezza e sgomento. Il clima lavorativo potrebbe risentire di questa tragedia, vista la vicinanza e stima verso la vittima.

Questi eventi mettono in evidenza il peso delle condizioni di lavoro nel carcere, con turni stressanti e responsabilità pesanti, che in alcuni casi possono sfociare in gesti estremi. Nei prossimi giorni il carcere e il sindacato lanceranno probabilmente iniziative per sostenere il personale e ricordare il collega scomparso.

L’indagine sulle cause del suicidio e le possibili riflessioni future

Al momento, le autorità competenti stanno indagando per trovare riscontri precisi sulle ragioni del suicidio. Non ci sono elementi che colleghino direttamente il gesto a vicissitudini professionali o personali note, ma le verifiche proseguiranno per fare luce su ogni aspetto.

La vicenda richiama l’attenzione sulla salute mentale degli agenti penitenziari, spesso impegnati in un ambiente difficile e isolato. Le istituzioni e i sindacati dovranno monitorare questi casi per prevenire simili tragedie, attraverso supporti psicologici e iniziative di supporto collettivo.

L’episodio di Secondigliano rimane doloroso e silenzioso portatore di molti interrogativi in un contesto dove la pressione sul personale resta un elemento da considerare con maggiore attenzione.

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