Pubblicata la nuova “sporca dozzina” dell’EWG: ecco gli alimenti da evitare (o trattare con cautela)
I dati diffusi dall’Environmental Working Group statunitense hanno acceso i riflettori su un tema che tocca tutti da vicino: la presenza di pesticidi nei cibi che portiamo in tavola ogni giorno. La nuova edizione della “Dirty Dozen”, la classifica dei prodotti agricoli con il più alto livello di contaminazione, contiene risultati preoccupanti per l’Italia.
Dei 5 alimenti con più residui chimici rilevati nel 2025, tutti risultano essere prodotti molto consumati anche nel nostro Paese. Lo studio, basato su test effettuati dal Dipartimento dell’Agricoltura USA, analizza i residui presenti dopo il lavaggio e la rimozione della buccia, rendendo il dato ancora più rilevante per i consumatori europei.
Nel complesso, i ricercatori hanno identificato 265 diversi pesticidi nei campioni analizzati. Il 90% di essi è stato definito potenzialmente nocivo per l’uomo, sulla base della concentrazione e del livello di tossicità. Tra i nuovi parametri introdotti quest’anno c’è proprio quello relativo alla pericolosità calcolata in base agli effetti sull’organismo, con attenzione particolare al sistema nervoso e al sistema endocrino.
Spinaci, fragole e cavoli guidano la classifica dei più contaminati
Il cibo che nel 2025 si è guadagnato il primo posto come più contaminato dai pesticidi sono gli spinaci. Il 75% dei campioni analizzati conteneva tracce di un insetticida vietato da tempo nei paesi dell’Unione Europea. Nonostante la proibizione sul nostro territorio, la possibilità che il prodotto arrivi da mercati esteri o che residui simili si trovino anche in sostanze lecite desta preoccupazione.
Seguono, al secondo posto, le fragole, spesso consumate fresche nei mesi caldi e molto apprezzate anche dai bambini. Al terzo posto si collocano i cavoli, alimento ricorrente in diete salutiste e considerato spesso “sicuro”.

In quarta posizione figura l’uva, tra i frutti più esportati e consumati a livello europeo. Infine, le pesche completano la cinquina, complici la loro buccia sottile e la fragilità che le rende molto trattate durante la coltivazione.
Tutti questi prodotti sono caratterizzati da elevata pervasività dei residui, anche dopo i lavaggi. La loro struttura – foglie, bucce sottili, superfici porose – tende a trattenere facilmente le sostanze chimiche utilizzate nei trattamenti agricoli.
Avocado, cipolle e ananas tra gli alimenti con meno rischi
Non tutte le notizie, però, sono negative. Secondo lo stesso rapporto, il 65% dei campioni analizzati risultava privo di contaminazioni rilevanti, o comunque conteneva residui entro soglie considerate non pericolose.
Tra i prodotti ritenuti più sicuri spiccano avocado, mais dolce e ananas, che occupano i primi tre posti della classifica dei “cibi virtuosi”. A seguire si trovano le cipolle e la papaya, alimenti che per struttura o modalità di coltivazione tendono a richiedere meno trattamenti o a trattenere meno residui chimici.
La lista si basa su criteri rigorosi e tiene conto delle abitudini reali dei consumatori. Prima dell’analisi, i campioni vengono infatti sottoposti a lavaggi o pelatura, simulando le comuni pratiche domestiche.
Resta comunque raccomandato, in presenza di alimenti a rischio, il ricorso a prodotti biologici certificati, ove possibile. Un altro consiglio utile è variare la dieta per limitare l’esposizione cronica a una singola sostanza, anche quando si sceglie frutta e verdura apparentemente innocue.
Nel dibattito sulla sicurezza alimentare, l’edizione 2025 della “sporca dozzina” rilancia il tema del controllo sull’origine dei prodotti e sul metodo di coltivazione. E per i consumatori, mai come oggi, sapere cosa si porta in tavola fa davvero la differenza.