La programmazione della politica agricola comune per il periodo 2028-2034 è al centro di un acceso dibattito in Europa. I mutamenti economici globali, la crisi climatica e l’aumento dei costi stanno mettendo sotto pressione il settore agricolo. La sicurezza alimentare dell’Unione Europea resta un tema cruciale, e le decisioni sulle risorse da destinare alla nuova PAC sono ormai imminenti.
Come il quadro finanziario influisce sulla politica agricola comune
Il Quadro Finanziario Pluriennale dell’Unione Europea fissa le risorse economiche per i vari programmi comunitari, tra cui la PAC. Per il ciclo 2028-2034 si preannuncia una revisione del budget che influenzerà direttamente gli agricoltori europei. Nel precedente periodo, 2021-2027, il valore reale dei finanziamenti si è ridotto a causa di un’inflazione molto più alta rispetto alla stima iniziale. Nel 2020 la stima era intorno al 2%, mentre nel 2022 si è superato il 9%, tagliando di fatto il potere d’acquisto dei fondi stanziati.
Questo fenomeno ha pesato sui costi affermati dalla filiera agricola, soprattutto per energia e fertilizzanti, rendendo più difficile per le aziende agricole mantenere standard produttivi adeguati. La preoccupazione è che, senza un adeguamento automatico al contesto inflazionistico nel prossimo ciclo, la riduzione reale delle risorse potrebbe proseguire. Si discute quindi della necessità di isolare nel QFP un budget protetto e aggiornabile, per evitare tagli impliciti che compromettano la stabilità del settore.
Indicazioni della commissione europea su innovazione e sostenibilità
Nel febbraio 2025 la Commissione Europea ha illustrato la linea guida per l’agricoltura fino al termine del 2027, con la finalità di accompagnare la transizione verso un sistema più sostenibile. L’elemento ricorrente riguarda l’attenzione all’ambiente, con un equilibrio tra regole più leggere e obiettivi climatici stringenti. Accanto a questo, sono riposte molte speranze nella digitalizzazione e nell’innovazione tecnologica, viste come strumenti per modernizzare l’agricoltura e ridurre l’impatto sull’ecosistema.
La Commissione ha annunciato che a metà luglio 2025 presenterà la proposta formale di bilancio per la PAC 2028-2034 e la relativa normativa. Questo documento sarà determinante per capire come si articoleranno i finanziamenti e quali livelli di sostegno saranno disponibili, specialmente in un contesto dove i cambiamenti climatici e l’instabilità economica restano fattori di rischio.
La controversia sul fondo unico e le sue conseguenze per l’agricoltura
Uno degli aspetti più discussi nella riforma della PAC è il possibile accorpamento dei finanziamenti in un “fondo unico” che raggrupperebbe, oltre ai fondi agricoli, anche quelli destinati alla coesione economica e sociale. Questa ipotesi ha suscitato allarme tra molti governi, compreso quello italiano, e le associazioni di categoria degli agricoltori.
Il fondo unico rischia di confondere gli scopi specifici della politica agricola, che si basa su due pilastri: il primo assicura i pagamenti diretti agli agricoltori e le misure di mercato, il secondo supporta lo sviluppo rurale e le iniziative territoriali. Unificare tali risorse potrebbe ritardare i versamenti, ridurre gli investimenti di lungo termine e indebolire la capacità di risposta dei produttori alle sfide ambientali ed economiche.
La preoccupazione principale è l’incertezza che ciò genererebbe proprio in un momento in cui l’agricoltura richiede previsioni certe per orientare la transizione verde e aumentare la resilienza.
Critiche e appelli da parte delle associazioni agricole europee
Ettore Prandini, leader di Coldiretti, ha messo in evidenza il rischio sociale connesso al declino del tessuto agricolo: perdita di lavoro, riduzione dei consumi e conseguenze negative per l’economia locale. Propone una PAC che valorizzi la qualità produttiva, la tutela della biodiversità e l’innovazione, sostenendo in particolare le imprese in aree interne e montane. Per lui “l’agricoltura non deve essere vista come un settore marginale, ma come uno strumento per lo sviluppo regionale.”
Parallelamente, le organizzazioni Copa e Cogeca hanno lanciato la petizione europea “No Security Without CAP”. La campagna punta l’attenzione sull’importanza della sicurezza alimentare come base della sicurezza generale dell’UE. Chiedono di mantenere il bilancio dedicato alla PAC, rifiutano la creazione del fondo unico e sottolineano la necessità di risorse realmente adeguate e stabili.
I presidenti di queste associazioni, Massimiliano Giansanti e Lennart Nilsson, hanno ribadito che il budget “non può essere considerato una semplice questione tecnica, ma un impegno politico e sociale ben preciso per proteggere i produttori e l’ordinamento agroalimentare europeo.”
Le richieste chiave per il futuro della politica agricola comune
La petizione rilancia alcune domande concrete alle istituzioni europee. Innanzi tutto, si chiede di garantire un bilancio riservato alla PAC, che sia effettivamente aggiornato all’inflazione e non soggetto a tagli nascosti. Bisogna mantenere integra la struttura dei due pilastri: pagamenti diretti e sviluppo rurale, essenziali per assicurare reddito, investimenti green e progresso tecnologico.
Si insiste anche sul carattere “comune” della PAC, opponendosi alle spinte verso la nazionalizzazione che potrebbero favorire disparità tra Stati membri e minare l’unità del mercato agricolo. Infine, ogni riforma deve andare di pari passo con la certezza di risorse finanziarie, evitando cambiamenti affrettati senza dati concreti o la partecipazione degli operatori.
La raccolta firme iniziata nel giugno 2025 si estenderà per tutta l’estate con l’obiettivo di coinvolgere enti e singoli in tutta Europa per sostenere una politica agricola stabile e concreta. Sullo sfondo restano le sfide globali, che rendono difficile immaginare un futuro sostenibile senza un supporto chiaro e adeguato al settore agricolo comunitario.