Il caso di Nada Cella, la segretaria uccisa nel 1996 a Chiavari, torna d’attualità con le dichiarazioni di Marco Soracco, il commercialista accusato di favoreggiamento nell’inchiesta sull’omicidio. Soracco ha respinto le accuse che lo dipingono come membro di una potente famiglia locale, negando l’esistenza di una “cupola” a Chiavari. Ha anche raccontato le difficoltà vissute durante gli interrogatori della polizia, accusando gli agenti di rivolgergli insulti. Il processo prosegue mentre emergono nuovi dettagli e tensioni legate alla vicenda.
La versione di marco soracco sull’omicidio e il contesto familiare
Marco Soracco si è presentato in aula per chiarire la sua posizione dopo anni di accuse e sospetti. Ha negato di aver mai fatto parte di un’organizzazione criminale o di avere poteri particolari a Chiavari. Ha spiegato che la sua famiglia non ha avuto influenza sulle indagini o sulla comunità locale: il padre lavorava come funzionario comunale e aveva ricoperto un incarico di segretario nella Democrazia Cristiana solo negli anni ’60, un ruolo ormai senza peso. La madre era insegnante. Ha sostenuto che l’immagine di una famiglia potente e in grado di intimidire testimoni sia completamente infondata.
Contestazioni sulle testimonianze
Soracco ha contestato anche alcune testimonianze raccolte durante il processo. In particolare ha spiegato che il fermacarte menzionato dalla pm Gabriella Dotto, ritenuto una delle possibili armi del delitto, era semplicemente un oggetto da scrivania che lui non utilizzava. Ha sottolineato che il fermacarte aveva un fondo in feltro e, se fosse stato impiegato per colpire qualcuno, sarebbe rimasto macchiato o sporco. Inoltre, ha descritto come poco credibili le affermazioni del commercialista Bertuccio, che lo aveva indicato come confidente di segreti privati: Soracco ha detto di non avere nessuna amicizia con lui e che quelle parole non trovano senso né logico né fattuale.
La difesa dalle accuse di favoreggiamento e le tensioni con la polizia
Soracco si è concentrato in particolare sulle accuse di favoreggiamento a carico suo, che ruotano attorno alla presunta copertura della donna sospettata dell’omicidio, Anna Lucia Cecere. Ha respinto ogni accusa, spiegando che in passato la sua attività è stata controllata dalla Guardia di finanza e dall’Agenzia delle entrate senza che emergessero irregolarità o elementi sospetti relativi a movimenti di denaro. Ciò, ha detto, smentisce quanto dichiarato dallo zio di Nada, Saverio Pelle, che aveva parlato di buste di soldi circolanti nello studio professionale.
Momenti di tensione durante gli interrogatori
Durante gli interrogatori effettuati dalla squadra mobile nel 2021, secondo Soracco gli atteggiamenti degli agenti furono duri. Ha raccontato che oltre a domande pressanti, gli vennero rivolti insulti e offese personali. Lo avrebbero chiamato “moralista di m…” accusandolo in modo insultante di coprire Cecere, definita “ragazza madre”, insinuazione legata a motivazioni di tipo morale più che a prove concrete. Questi momenti tesi hanno aumentato la pressione sull’imputato e hanno reso il clima delle indagini ancor più complesso.
Le intercettazioni di anna lucia cecere e il peso sul processo
Nel corso dell’udienza sono state anche ascoltate alcune intercettazioni di Anna Lucia Cecere. Nei colloqui, la donna rigetta ogni legame con l’omicidio di Nada Cella. La sua voce esprime la frustrazione per l’accusa che ha travolto la sua vita. Ha affermato più volte che questa vicenda l’ha distrutta personalmente e socialmente, sottolineando la sofferenza che la vicenda le ha causato. La sua posizione resta delicata e al centro del dibattito, mentre emergono sempre nuovi dettagli nel corso delle testimonianze.
Il processo e le tensioni accumulate
In aula, il processo continua a fare luce non solo sul delitto ma anche sulle tensioni che si sono accumulate negli anni. Le accuse di mafia e copertura restano al centro della discussione, con contraddizioni e versioni che mettono sotto pressione chi è coinvolto. Soracco ribadisce la propria estraneità ai fatti e attende eventuali sviluppi mentre il sistema giudiziario cerca risposte più precise.