Da alcuni anni Barbie collabora con l’università di Cardiff per approfondire il ruolo del gioco con le bambole nello sviluppo dei bambini. Il frutto di questa ricerca è stato presentato a Firenze durante Pitti Bimbo 101, evento dedicato alla moda e alla cultura infantile, svoltosi il 25 e 26 giugno 2025. Lo studio ha coinvolto 49 bambini tra i 4 e gli 8 anni, con un’attenzione particolare alle differenze nei profili neuroevolutivi, compresi i bambini con neurodivergenze.
Il metodo di ricerca e il coinvolgimento dei bambini
I neuroscienziati impegnati nel progetto hanno analizzato le reazioni cerebrali mentre i piccoli partecipanti giocavano con bambole e, come confronto, con tablet. Il gruppo era formato da 27 maschi e 22 femmine, scelti per rappresentare un campione di età e interessi variegati. Durante le sessioni, sono state registrate le attività nelle diverse aree cerebrali usando strumenti di ultima generazione. La ricerca ha seguito il comportamento dei bambini sia in momenti di gioco individuali sia in quelli condivisi, all’interno di un contesto controllato.
Attivazione cerebrale differenziata
L’elemento chiave emerso è stato il diverso tipo di attivazione nelle aree coinvolte nell’elaborazione sociale e nelle abilità empatiche. Mentre il gioco con le bambole ha stimolato in maniera significativa il solco temporale posteriore superiore, noto per essere collegato alla comprensione delle intenzioni altrui, il gioco con i tablet ha mostrato un’attività ridotta in quella stessa zona quando i bambini erano da soli. Questo dato ha permesso di evidenziare come strumenti di gioco tradizionali, specialmente quelli orientati alla riproduzione di situazioni sociali, supportino in modo più diretto il lavoro cognitivo legato alle relazioni umane.
Gli effetti del gioco con le bambole su bambini con neurodivergenze
Lo studio ha fornito elementi utili per capire come il gioco con le bambole possa influenzare positivamente anche lo sviluppo dei bambini che presentano comportamenti neurodivergenti, in particolare quelli associati allo spettro autistico. Sarah Gerson, neuroscienziata e capo del progetto, ha sottolineato che “il gioco consente a tutti i bambini, con o senza difficoltà di relazione, di simulare situazioni sociali”. Questo processo funziona come una sorta di palestra emotiva, favorendo l’acquisizione di competenze come l’empatia e la capacità di mettersi nei panni degli altri.
Un ambiente di apprendimento graduale
Grazie a queste interazioni, i piccoli possono esercitarsi a riconoscere segnali comunicativi, imparare a gestire emozioni e costruire micro-dinamicità relazionali senza la pressione del confronto reale. I bambini con profili neurodivergenti spesso trovano il gioco simbolico più accessibile proprio perché permette loro di gestire progressivamente complessità sociali e emotive. Perciò il gioco con le bambole diventa una risorsa per stimolare la crescita in modo naturale e graduale, andando oltre gli approcci tradizionali.
Impatto del gioco simbolico sulle abilità socio-emotive
L’importanza del gioco simbolico, come quello con le bambole, risiede nel fatto che offre ai bambini uno spazio libero dove dare forma a storie e relazioni. Lo studio ha mostrato che questi momenti attivano nel cervello meccanismi legati alla comprensione delle emozioni altrui e alla risposta empatica, elementi fondamentali per costruire rapporti sociali. Nel contesto familiare o scolastico, favorire questo tipo di gioco può aiutare i bambini a migliorare le proprie capacità comunicative e a sviluppare sensibilità verso i sentimenti degli altri.
Immaginazione e creatività
Inoltre, il gioco favorisce l’immaginazione, una componente cruciale per la creatività e la risoluzione di problemi. Se i bambini imparano a immaginare scenari e ruoli diversi, acquisiscono anche flessibilità mentale e possono affrontare meglio situazioni nuove o stressanti. Questo porta a piccole conquiste quotidiane nella gestione delle emozioni e nella socialità, che spesso sono sfide importanti soprattutto per i più piccoli e per chi ha difficoltà sul piano relazionale.
Barbie come strumento per la ricerca e la promozione del gioco educativo
Il marchio Barbie, attraverso questa collaborazione con l’università di Cardiff, si è mosso oltre il semplice aspetto commerciale, puntando a evidenziare come il gioco possa avere un ruolo educativo. Sostenendo uno studio di neuroscienza avanzata, la Mattel ha contribuito a diffondere nuove conoscenze sul potenziale del gioco con bambole. In un mondo dove la tecnologia è sempre più presente nella quotidianità dei bambini, questi risultati invitano a riflettere sull’importanza di mantenere vivi alcuni strumenti di gioco tradizionale per il benessere emotivo e sociale dei più piccoli.
L’interesse dimostrato da specialisti e ricercatori dimostra come il gioco, anche quello apparentemente semplice, resti una leva fondamentale per lo sviluppo infantile. L’arricchimento delle abilità relazionali e cognitive ottenuto attraverso scenari di gioco simbolico come quelli proposti da Barbie può aprire la strada a interventi educativi mirati, in grado di supportare non solo i bambini cosiddetti “tipici”, ma anche quelli con neurodivergenze.