Lea Massari è stata una figura singolare nel panorama del cinema italiano ed europeo, con un percorso segnato da scelte nette e un’indole riservata. Nata a Roma nel 1933, ha costruito la sua carriera senza mai cedere a facili compromessi o al richiamo della celebrità da diva. Il suo lavoro spazia dal grande schermo alla televisione e al teatro, con un’attenzione particolare ai ruoli complessi e fuori dagli schemi dell’epoca.
Le radici e l’esordio di lea massari tra architettura e cinema
Anna Maria Massatani, nota con il nome d’arte Lea Massari, nasce il 30 giugno 1933 a Monteverde, quartiere di Roma. Figlia di un ingegnere umbro, trascorre la giovinezza tra Spagna, Francia e Svizzera, prima di approdare agli studi di architettura. Il cinema arriva quasi per caso, grazie all’intervento dell’amico di famiglia Piero Gherardi, celebre costumista e scenografo. Gherardi le indica la strada per un ruolo nel film di Fellini “8 e ½” ma, secondo Lea, il regista preferì Anouk Aimée perché Gherardi l’aveva preparata con un’immagine distante dalla sua persona reale.
Il vero debutto arriva nel 1954 con “Proibito” di Mario Monicelli, dove interpreta una ragazza sarda ingenua. Due anni più tardi, affina il suo stile con “I sogni nel cassetto” di Renato Castellani. La sua figura non rientra nel modello di diva classica del periodo, tipico delle attrici più celebrate: capelli chiari, lentiggini e uno sguardo intenso con una sfumatura di ribellione la distinguono nettamente nel panorama cinematografico italiano degli anni ’50.
La consacrazione europea e uno sguardo critico
Tra le tappe fondamentali della carriera di Lea Massari spicca certamente la sua partecipazione nel 1960 al film “L’avventura” di Michelangelo Antonioni, nel ruolo della giovane che sparisce senza lasciare traccia. È un esempio chiaro del tema della fuga che attraversa la sua vita e la sua arte, un motivo ricorrente che lei ha sempre mantenuto, anche nella scelta dei ruoli.
Parallelamente approda al piccolo schermo, tra i pionieri del romanzo sceneggiato in Italia, con il “Promessi sposi” diretto da Sandro Bolchi. Nei decenni successivi si afferma grazie a interpretazioni in trasposizioni teatrali televisive come “I fratelli Karamazov” e “Anna Karenina”, confermando il suo profilo riservato ma di grande spessore artistico.
Collaborazioni e riconoscimenti in europa
Una fetta importante della sua carriera si svolge all’estero, in Spagna e Francia, dove collabora con registi come Carlos Saura, Mario Camus, Alain Cavalier, Louis Malle, René Clément e Claude Sautet. Film come “Soffio al cuore” e “Un battito d’ali dopo la strage” affrontano temi delicati e spesso controversi, portando a Lea un riconoscimento critico importante, ma anche a contrasti come il processo per il contenuto delicato di “Soffio al cuore”. In Francia, Lea diventa Léa, simbolo di un’artista in anticipo sui tempi che sceglie i progetti con cura e senza assecondare compromessi.
Una posizione critica e la scelta della riservatezza
Nonostante i successi, Lea Massari ha sempre mantenuto una distanza netta dal circuito delle star italiane. Non amava le luci della ribalta, le interviste e la visibilità, preferendo un’esistenza lontana dal clamore. Questa scelta si riflette nel carattere schivo e talvolta scontroso che la isolò dall’ambiente del cinema italiano degli anni del boom economico. Il suo volto non era quello canonico di diva del tempo, e il suo temperamento irrequieto ha spesso creato incomprensioni.
Tra i suoi riconoscimenti spiccano i Nastri d’argento vinti con “La prima notte di quiete” e “Cristo si è fermato a Eboli”. La sua carriera teatrale ha mostrato la stessa tensione verso ruoli intensi, dal “Rugantino” al “Cerchio segreto del Caucaso” di Bertolt Brecht, diretta da Luigi Squarzina. Nel panorama internazionale avrebbe potuto ottenere un successo massiccio se avesse scelto le regole rigide di Hollywood, dove lavorò anche con John Frankenheimer, ma preferì mantenere il suo percorso indipendente.
Gli ultimi anni e il ritiro dalla scena pubblica
Dalla metà degli anni ’80 Lea Massari si allontana progressivamente dal cinema. Lascia quasi completamente la scena dopo il matrimonio con il pilota Carlo Bianchini, con cui si era unita nel 1963 e da cui aveva preso le distanze dal 2004. Il suo addio ufficiale arriva con i film “Segreti segreti” di Giuseppe Bertolucci e “Viaggio d’amore” diretto da Ottavio Fabbri nel 1990.
Dopo il ritiro, preferisce una vita appartata, convivendo con i suoi cani in una casa nei pressi di Tavolara e poi nella sua Roma. Non amava parlare del suo passato o concedere interviste. Il suo amore per gli animali, il rifiuto della caccia e l’adozione di uno stile di vita vegetariano riflettono una coerenza con la sua riservatezza e con la volontà di restare fedele a se stessa fino all’ultimo.
Il silenzio intorno alla sua morte, avvenuta a 91 anni, rispecchia quella scelta di fuga dalla notorietà che ha segnato tutto il suo percorso umano e artistico. Il patrimonio lasciato resta vivo attraverso i film, in cui si ritrova quell’attrice fuori dagli schemi che ha saputo interpretare la complessità dei tempi, senza mai sacrificare la sua identità.