La presenza delle donne nelle posizioni dirigenziali è un tema di crescente rilevanza, ma i dati recenti rivelano che la situazione è ancora lontana dall’essere soddisfacente. Durante il W Leadership Summit a Milano, Maria Luisa Gota, responsabile della divisione Asset Management di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato di Eurizon Capital Sgr, ha condiviso statistiche allarmanti: la partecipazione femminile nelle posizioni dirigenziali si attesta attualmente al 30% a livello globale, con un incremento modesto del 2,4% dal 2015 al 2023. Se il trend attuale dovesse continuare, potrebbero servire circa 70 anni per raggiungere la parità di genere nelle posizioni di leadership.
La situazione in Europa e in Italia
Gota ha evidenziato che nell’Unione Europea la situazione è leggermente migliore, con previsioni che indicano un tempo necessario di poco oltre 50 anni per raggiungere una situazione di parità. Questo ritardo è particolarmente preoccupante in un contesto economico in cui la diversità di genere è riconosciuta come un fattore chiave per il successo e la sostenibilità delle aziende. Diverse ricerche dimostrano che le aziende con una maggiore rappresentanza femminile nei loro organi decisionali tendono a:
- Ottenere risultati finanziari superiori.
- Innovare in modo più efficace.
In Italia, sorprendentemente, il divario retributivo tra i sessi e la percentuale di donne in ruoli non esecutivi nelle principali società quotate risultano migliori rispetto alla media europea. Tuttavia, questo è solo un segnale positivo parziale, poiché la rappresentanza femminile nelle posizioni di leadership rimane insufficiente.
Governance aziendale e performance economica
Uno degli aspetti più interessanti della discussione di Gota riguarda il legame tra governance aziendale e performance economica. Le aziende che adottano pratiche di governance più virtuose, incluse quelle che promuovono l’equilibrio di genere, tendono a performare meglio rispetto a quelle con pratiche più deboli. Investire nel potenziamento della leadership femminile non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di intelligenza economica.
Eurizon Capital, come investitore consapevole, si impegna attivamente a sostenere politiche di equilibrio di genere. Gota ha sottolineato l’importanza di esercitare il diritto di voto nelle assemblee delle società quotate e di presentare liste di candidati di minoranza agli organi sociali delle aziende. Questa azione proattiva è cruciale per garantire che le donne abbiano l’opportunità di accedere a ruoli di leadership e di contribuire al processo decisionale.
Cambiamento culturale e iniziative positive
Un altro punto sollevato da Gota riguarda la necessità di un cambiamento culturale nelle organizzazioni. Non basta adottare politiche di pari opportunità; è fondamentale che le aziende promuovano una cultura inclusiva che favorisca il talento femminile. Le aziende devono andare oltre la semplice conformità alle normative e integrare la diversità di genere nel loro DNA aziendale.
Ecco alcune iniziative positive che possono essere adottate:
- Programmi di mentoring e formazione specifici per le donne che aspirano a ruoli di leadership.
- Applicazione equa delle politiche di lavoro flessibile per bilanciare responsabilità professionali e familiari.
Il dibattito sulla parità di genere non è solo una questione di numeri, ma tocca temi più ampi come la giustizia sociale e il riconoscimento del lavoro di cura. È cruciale che la società nel suo insieme si impegni a creare un ambiente favorevole all’emancipazione femminile e al riconoscimento del valore delle donne nel mondo del lavoro.
In conclusione, la strada verso una maggiore partecipazione delle donne nelle posizioni dirigenziali richiede impegno, dedizione e un cambiamento di mentalità. Come evidenziato da Gota, il tempo per raggiungere la parità è ancora lungo, ma con azioni mirate e un impegno collettivo, è possibile accelerare questo processo e creare un futuro in cui le donne possano finalmente occupare il posto che meritano nel mondo del lavoro.