Marco Bellocchio, regista di fama internazionale, ha recentemente partecipato all’Italian Global Series Festival, tenutosi a Rimini e Riccione, dove ha discusso delle sue due attesissime serie: “Esterno Notte”, dedicata al rapimento e all’omicidio di Aldo Moro, e “Portobello”, incentrata sulla drammatica vicenda di Enzo Tortora. Quest’ultima, il cui debutto è previsto nel 2026 su HBO Max, rappresenta un’ulteriore esplorazione da parte del cineasta di eventi storici che hanno segnato profondamente la società italiana.
Durante l’incontro con Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Bellocchio ha sottolineato che entrambe le serie sono nate da temi che lo coinvolgono profondamente e che sentiva di dover raccontare. “Ho scelto la forma della serialità perché sapevo che entrambe le storie avevano bisogno di più tempo per essere sviluppate”, ha spiegato. Curiosamente, entrambe le serie sono composte da sei episodi, un formato che il regista ha trovato particolarmente adatto per approfondire le complessità di queste vicende.
Il cast di Portobello
Sebbene Bellocchio non sia potuto entrare nei dettagli di “Portobello”, ha parlato con entusiasmo del cast, che vede Fabrizio Gifuni interpretare il ruolo di Enzo Tortora. Gifuni, noto per la sua intensa interpretazione di Aldo Moro in “Esterno Notte”, è affiancato da attori di talento come:
- Lino Musella
- Romana Maggiora Vergano
- Barbora Bobulova
- Carlotta Gamba
- Alessandro Preziosi
- Fausto Russo Alesi
- Salvatore D’Onofrio
Questo ensemble promette di portare sullo schermo la complessità emotiva e morale delle storie che raccontano.
Un approccio anti-ideologico
Un aspetto interessante del lavoro di Bellocchio è il suo approccio anti-ideologico. “Non ho voluto fare una serie ideologica”, ha affermato, chiarendo che “Portobello” non è neutrale, ma nemmeno prevenuto. La serie offre una riflessione sulla giustizia, ma si estende ben oltre, abbracciando altre dimensioni sociali e culturali. “L’ideologia è scomparsa, e tutto sta cambiando molto rapidamente, soprattutto per i più giovani”, ha osservato, evidenziando come le sue opere riflettano le trasformazioni in corso nella società contemporanea.
Bellocchio ha anche riconosciuto che c’è una parte del pubblico che risponde con nostalgia quando vengono proposti temi legati al passato. Tuttavia, per lui è fondamentale affrontare queste storie senza esserne appesantiti. “Ho cercato di raccontare la complessità di questi eventi senza essere nostalgico”, ha ribadito. La sua visione cinematografica si concentra su una narrazione dinamica, in cui “c’è sempre un momento di sorpresa che ravviva l’interesse dello spettatore”, un elemento che ha notato nelle migliori serie americane.
La passione per la storia e il futuro del regista
La passione di Bellocchio per la storia emerge anche nel suo approccio artistico. “La storia era l’unica materia in cui eccellevo a scuola”, ha confessato, spiegando come utilizzi eventi storici reali come base su cui costruire forme narrative personali. Ha citato pittori come Paolo Uccello e Velazquez, che, nel rappresentare battaglie, imponevano un proprio segno distintivo. Allo stesso modo, Bellocchio cerca di recuperare il più possibile la realtà nei suoi personaggi, arricchendo la narrazione con “qualche ‘bizzarria’”.
Guardando al futuro, il regista ha rivelato il desiderio di tornare a film “più privati”, dopo aver affrontato temi così complessi e socialmente rilevanti. Sebbene consideri le sue due serie come racconti chiusi, ha lasciato intendere che la storia di Moro potrebbe continuare, specialmente in relazione al processo di beatificazione in corso. “Sarebbe interessante riportarlo al tempo presente”, ha osservato, ma ha anche chiarito che non sarà lui a farlo.
Infine, parlando di altre serie italiane che lo hanno colpito, Bellocchio ha citato “The Young Pope” di Paolo Sorrentino e “Dostoevskij” dei fratelli D’Innocenzo. Ha riconosciuto che quest’ultima ha suscitato opinioni contrastanti, ma ha elogiato la sua originalità e il suo approccio audace rispetto alla banalità di alcune narrazioni contemporanee. Bellocchio ha espresso apprezzamento per la produzione seriale italiana, pur ammettendo che alcune opere molto amate dal pubblico non lo ispirano.
La sua visione artistica e il suo approccio alla narrazione si rivelano quindi come una ricerca continua di verità e complessità, elementi che caratterizzano il suo lavoro e che promettono di arricchire ulteriormente il panorama delle serie italiane.