
Arriva il nuovo sussidio INPS - smetteredilavorare.it
Una misura destinata ai lavoratori autonomi della Gestione Separata diventa operativa: ecco i requisiti, gli importi e i casi di decadenza previsti.
Nel dibattito pubblico intorno alle misure economiche italiane, uno dei temi più seguiti resta la riforma delle prestazioni per i lavoratori autonomi, in particolare quella legata al cosiddetto decreto Salva INPS. Una novità concreta ha preso forma con la legge di bilancio 2024, che ha trasformato in misura strutturale un sussidio già sperimentato negli anni precedenti. Si tratta dell’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa, una misura destinata a chi esercita attività professionale in modo abituale ed è iscritto alla Gestione Separata INPS. Una platea spesso dimenticata, che oggi può contare su uno strumento dedicato, ma non privo di regole precise.
La misura, già conosciuta sotto la sigla ISCRO, era stata introdotta in via sperimentale con la legge 178 del 2020, per poi essere sospesa e successivamente confermata come definitiva nell’attuale manovra economica. Le regole di accesso, però, sono rigide e richiedono attenzione: tra requisiti, limiti di reddito e cause di esclusione, capire se si ha diritto all’indennità può fare la differenza tra ottenere un sostegno concreto o restarne esclusi.
A chi spetta l’indennità e quanto vale
La nuova ISCRO si rivolge ai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS, a patto che svolgano un’attività continuativa come previsto dalla legge 335 del 1995, art. 2, comma 26. Non tutti i freelance, però, sono ammessi: servono alcuni requisiti specifici, come la regolarità contributiva e l’assenza di altre forme di tutela previdenziale.

Il sussidio ha una durata di sei mesi e viene calcolato in base ai redditi percepiti nei due anni precedenti a quello della domanda. L’importo riconosciuto equivale al 25% della media di quei redditi, con un minimo mensile di 250 euro e un massimo di 800 euro. La corresponsione ha inizio dal giorno dopo l’invio della domanda, ma con un vincolo importante: non può essere richiesta di nuovo nei due anni successivi al primo periodo di fruizione.
Si tratta quindi di un aiuto concreto, ma limitato nel tempo, pensato per coprire i momenti di difficoltà reddituale senza trasformarsi in un sostegno strutturale o permanente. Eppure, per molti, può rappresentare un respiro temporaneo capace di garantire la continuità dell’attività.
I casi in cui il diritto decade
Ottenere l’indennità non garantisce che questa venga mantenuta fino alla fine del semestre. La norma prevede infatti una serie di motivi di decadenza automatica, che possono interrompere l’erogazione anche se già avviata. Il primo riguarda la cessazione della partita IVA: se il lavoratore chiude la propria attività durante il periodo di fruizione, il sussidio viene immediatamente sospeso.
Altro elemento di esclusione è il pensionamento diretto, indipendentemente dalla tipologia. Anche l’iscrizione ad altre gestioni previdenziali obbligatorie fa decadere il diritto, in quanto la misura è riservata unicamente ai contribuenti della Gestione Separata. Infine, la titolarità dell’Assegno di Inclusione è incompatibile con la ricezione dell’ISCRO: chi percepisce già questo beneficio non potrà accedere al nuovo sussidio INPS.
Nonostante queste limitazioni, l’indennità rappresenta uno dei rari tentativi di tutelare la stabilità economica dei lavoratori autonomi italiani, da sempre meno protetti rispetto ai dipendenti. Conoscere i requisiti, i limiti e le scadenze può quindi diventare fondamentale per non perdere un’opportunità reale.