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Il brasile brucia oltre 30 milioni di ettari nel 2024 tra incendi devastanti e siccità estrema

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Nel 2024 il brasile ha vissuto una stagione incendiaria senza precedenti, con oltre 30 milioni di ettari di territorio andati in fumo. La situazione è stata monitorata da MapBiomas, piattaforma che ogni anno analizza la diffusione degli incendi nel paese sudamericano. L’aumento rispetto agli anni passati ha allertato esperti e autorità per l’intensità e le conseguenze ambientali e sociali di questi eventi.

L’amazzonia, l’ecoregione più colpita

La foresta amazzonica è stata l’area più danneggiata dagli incendi nel 2024. La superficie bruciata ha toccato i 15,6 milioni di ettari, cioè più della metà del totale nazionale. Rispetto alla media storica, l’ampiezza del territorio devastato dal fuoco è cresciuta del 17% circa. Questa regione è cruciale per il clima globale e la biodiversità, ospitando una concentrazione notevole di specie animali e vegetali che rischiano di perdere habitat naturali fondamentali.

Felipe Martenexen, coordinatore di MapBiomas per la regione amazzonica, ha individuato come cause principali la combinazione di fenomeni climatici estremi e attività umane irregolari. Una siccità prolungata, favorita dal fenomeno El Niño, ha fatto seccare il suolo e la vegetazione. Questo ha creato condizioni favorevoli perché il fuoco si propagasse rapidamente. A ciò si aggiunge l’uso scorretto del fuoco in alcune pratiche agricole, spesso illegali, che accelera la diffusione d’incendi incontrollati.

Gli incendi in altre aree chiave: cerrado, pantanal e foresta atlantica

Il cerrado, la savana brasiliana, ha visto un’estensione di 9,7 milioni di ettari bruciati. Questa regione, caratterizzata da una vegetazione più rada rispetto alla foresta, è anch’essa vulnerabile al fuoco. Gli incendi qui rappresentano un rischio per gli animali tipici e per le comunità agricole locali, che spesso dipendono da un delicato equilibrio ambientale.

Il pantanal, una delle più vaste zone umide al mondo, ha subito danni considerevoli con 1,9 milioni di ettari colpiti dalle fiamme. Questo territorio ospita numerose specie acquatiche e terrestri che si trovano a dover fronteggiare un habitat sempre più ridotto e frammentato.

Nella foresta atlantica si è registrato il peggior dato degli ultimi decenni: 1,2 milioni di ettari andati in fumo, un aumento notevole del 261% rispetto alla media storica. Questa zona è tra quelle più fragili e fortemente antropizzate, e la crescita degli incendi mette a rischio specie rare e ambienti giù compromessi.

L’ampiezza degli incendi e il confronto con le rilevazioni storiche

Nel 2024, le aree bruciate in brasile hanno raggiunto una superficie superiore di circa il 62% rispetto alla media storica registrata a partire dal 1985. MapBiomas, che tiene traccia delle superfici danneggiate da almeno il 2019, ha confermato che quello appena trascorso è stato l’anno peggiore dal primo rilievo annuale. I dati indicano un salto significativo nell’estensione delle aree colpite dal fuoco, rendendo questa stagione incendiaria la più vasta dal monitoraggio puntuale.

La vastità dei terreni andati in fumo ha un impatto diretto sugli ecosistemi brasiliani e sulla qualità dell’aria, oltre ai danni economici nelle aree rurali. Gli incendi interessano superfici diversificate, dal cuore della foresta amazzonica alle savane del cerrado, di cui si parlerà in dettaglio nei paragrafi seguenti.

Da questi dati emerge un quadro preoccupante sull’equilibrio ecologico brasiliano e sulla gestione del territorio, che necessita di interventi mirati per contrastare la diffusione degli incendi. Le cause naturali si intrecciano con quelle umane, in un contesto che continua a mostrare segnali di crisi ambientale e sociale.

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