Il 2024 ha segnato un aumento record nella capacità installata di energia da fonti rinnovabili, con un salto del 18% rispetto all’anno precedente. Nonostante questo progresso, le stime indicano che sarà necessario aggiungere ancora 800 GW entro il 2030 per rispettare gli obiettivi climatici fissati dalla comunità internazionale. Il quadro evidenzia luci e ombre nelle politiche globali e nelle dinamiche di mercato.
la crescita record delle rinnovabili nel 2024 secondo REN21
Nel corso del 2024, la capacità globale da fonti rinnovabili ha superato i 741 GW, un livello mai raggiunto prima. Questo incremento ha rappresentato l’81% della nuova capacità installata nel settore energetico e ha mostrato un aumento in volume dell’18% rispetto all’anno precedente. Gran parte dell’espansione è stata guidata dall’energia fotovoltaica, che da sola ha contribuito con 602 GW di capacità aggiuntiva. L’energia eolica ha invece rappresentato 117 GW, collocandosi al secondo posto come fonte rinnovabile più sviluppata durante quest’anno.
La leadership della cina nella transizione
La Cina si è distinta come il Paese che ha maggiormente accelerato lo sviluppo di rinnovabili, contribuendo con il 60% della nuova capacità globale. Al contrario, le nazioni del G7 hanno assunto un ruolo più marginale, fornendo soltanto il 14%. Questi dati sottolineano la diversa velocità con cui i vari Stati stanno spingendo sulla transizione energetica.
Tuttavia, il tasso di crescita dell’energia solare ha subito un rallentamento: si è passati da un +82% nel 2023 a un +32% nel 2024. Questa diminuzione riflette diverse difficoltà, tra cui la saturazione delle reti elettriche, incertezza nelle politiche climatiche e limitazioni nei finanziamenti nei mercati chiave. Questi fattori pongono ostacoli significativi all’espansione delle energie pulite.
Il fabbisogno aggiuntivo di capacità rinnovabile per i prossimi anni
Nonostante i risultati del 2024, le stime prevedono che il mondo dovrà installare circa altri 800 GW di capacità da fonti rinnovabili entro il 2030. L’obiettivo è fondamentale per contenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali, come stabilito dagli accordi internazionali.
Ma le prospettive appaiono complicate da recenti scelte politiche. Durante la seconda metà del 2024 e l’inizio del 2025, diversi Paesi hanno sospeso o rimandato interventi a favore della decarbonizzazione. Negli Stati Uniti, il ritorno di Donald Trump ha comportato un ritiro dagli accordi di Parigi, mentre la Nuova Zelanda ha revocato il divieto delle esplorazioni offshore di petrolio e gas.
Questi movimenti hanno rallentato la spinta verso l’adozione delle energie rinnovabili, aumentando il rischio di non raggiungere in tempo gli obiettivi climatici previsti. Gli sforzi dovranno quindi intensificarsi, tenendo conto del quadro politico complesso.
Le sfide politiche e infrastrutturali nella transizione energetica
Rana Adib, direttrice di REN21, ha evidenziato che l’accelerazione nelle installazioni non si traduce automaticamente in una vera transizione energetica. Secondo le sue parole, “manca un piano politico chiaro e coordinato che consideri non solo la produzione, ma anche le infrastrutture necessarie per gestire le energie rinnovabili.”
Le reti elettriche, per esempio, devono diventare più resilienti e integrate, mentre lo sviluppo di sistemi di accumulo dell’energia risulta indispensabile per evitare problemi di saturazione e garantire una distribuzione efficiente. Senza questi elementi, anche i numeri record nelle installazioni rischiano di rimanere isolati e insufficienti a modificare profondamente il modello energetico.
In assenza di investimenti coerenti e continui in infrastrutture e pianificazione, la realizzazione degli obiettivi al 2030 rischia di rimanere incompleta. L’evoluzione del contesto politico, con segnali di passi indietro in alcuni Paesi, aggiunge incertezza a un percorso già impegnativo.
Le decisioni prese a breve termine risulteranno determinanti per capire se sarà possibile mantenere la traiettoria verso un mondo meno dipendente dai combustibili fossili e più orientato a fonti rinnovabili. Restano molti nodi da sciogliere, a partire dalle politiche nazionali e dalla capacità di adattare le infrastrutture.