
La raccolta e il recupero degli oli minerali esausti in Italia continuano a migliorare nel 2024, con volumi totali in aumento rispetto agli anni precedenti. Il consorzio CONOU, che coordina il riciclo degli oli lubrificanti usati, ha certificato una crescita significativa della raccolta, ben al di sopra della media europea. Questo processo rientra nella gestione responsabile dei materiali di scarto prodotti dai motori a combustione e ha effetti diretti sull’ambiente e sull’economia nazionale. Vediamo nel dettaglio i dati, le regioni più coinvolte e l’organizzazione della filiera in Italia.
Distribuzione geografica della raccolta degli oli esausti, il nord in testa
Nel 2024 oltre metà degli oli minerali esausti recuperati in Italia sono stati raccolti nel Nord della penisola. La zona continua a mantenere il ruolo di principale produttrice grazie anche alla presenza di molte officine meccaniche e stabilimenti industriali. La regione Lombardia da sola contribuisce per il 21% dell’intero totale nazionale. Dietro di lei c’è il Veneto con l’11%. Le regioni del Centro Italia raggiungono complessivamente il 18% della raccolta, con la quota maggiore concentrata nel Lazio al 7%. La Campania contribuisce per l’8%, mentre le regioni del Sud e delle isole insieme raccolgono il 26%.
Questa distribuzione racconta una differenza regionale nella quantità di oli impiegati o rigenerati, ma conferma uno sforzo diffuso su tutto il territorio nazionale per il recupero e la gestione degli oli esausti. I dati riflettono quindi una rete di raccolta capillare che coinvolge anche aree meno industrializzate, in particolare al Sud.
Struttura e dimensioni della filiera italiana per il riciclo degli oli lubrificanti
Il consorzio CONOU coordina la raccolta e la rigenerazione degli oli usati attraverso una rete composta da 58 concessionari autorizzati. Nel 2024 sono stati coinvolti 103 mila produttori di oli esausti, che hanno effettuato 6.907 conferimenti tramite 673 mezzi dedicati al trasporto. La provenienza degli oli raccolti è soprattutto da officine meccaniche, che rappresentano l’88% del totale, mentre il restante 12% arriva da aziende industriali.
La filiera si completa con la presenza di due imprese e tre impianti specializzati nella rigenerazione dell’olio. Su 188 mila tonnellate raccolte, 185 mila sono effettivamente rigenerate, confermando un tasso di recupero del 98%. Le restanti tonnellate sono smaltite attraverso processi di termovalorizzazione o termodistruzione, rispettivamente 2.400 e 200 tonnellate.
Questi dati mostrano un sistema articolato e ben strutturato capace di garantire che la grande maggioranza degli oli esausti venga riutilizzata per produrre nuovi lubrificanti di qualità , riducendo l’impatto ambientale e limitando la dipendenza da nuove materie prime.
Impatto economico e occupazionale del consorzio conou nel 2024
L’attività del consorzio CONOU genera un ruolo importante nell’ambito economico-sociale italiano. Nel 2024 il valore diretto prodotto dal sistema ha raggiunto oltre 73 milioni di euro, con una leggera flessione rispetto agli 81 milioni registrati nel 2023. Anche l’occupazione resta elevata, con circa 1.850 persone impegnate nelle diverse fasi della raccolta, del trasporto e della rigenerazione degli oli.
L’attenzione alle dinamiche lavorative e all’efficienza della filiera resta una priorità per il consorzio, che si propone anche come punto di riferimento per le tante aziende familiari coinvolte nel settore. Queste realtà spesso affrontano problemi legati al passaggio generazionale. La vivacità economica del consorzio dipende anche dalla capacità di includere nuove imprese e mantenere attivi operatori consolidati.
Il modello del consorzio conou e il principio di responsabilità del produttore
Il presidente del consorzio, Riccardo Piunti, ha rimarcato il carattere indipendente e senza scopo di lucro dell’organizzazione. CONOU opera senza ricevere finanziamenti pubblici diretti, basandosi esclusivamente sulle risorse apportate dai suoi soci, che rispondono al principio di responsabilità estesa del produttore.
Questo modello responsabilizza chi immette oli sul mercato, che sostiene le spese per il ritiro e la rigenerazione degli oli usati. L’attenzione del consorzio si concentra anche sul sostegno alle aziende familiari, che rappresentano una parte rilevante del settore in Italia e stanno affrontando cambiamenti strutturali. L’apertura all’ingresso di nuovi attori favorisce la continuità e la diffusione di buone pratiche nel recupero degli oli lubrificanti.
Il quadro delineato da CONOU nel 2024 conferma il potenziale di una gestione efficiente degli oli esausti, che mantiene un traguardo alto nella rigenerazione riconosciuto anche a livello europeo. I numeri italiani superano di molto la media continentale restituendo un esempio di come coordinare una filiera complessa valutata sotto il profilo ambientale ed economico.