Il processo che vede imputato Giampiero Gualandi per la morte di Sofia Stefani entra in una fase decisiva. Nel tribunale di Bologna emergono nuove testimonianze e perizie che riguardano sia le comunicazioni tra le due persone sia le dinamiche dell’omicidio del 16 maggio 2024. L’attenzione è puntata sulla tempistica delle azioni di Gualandi nelle ore precedenti il delitto e sulle interpretazioni tecniche di esperti informatici e balistici coinvolti nel caso.
Il racconto del maresciallo maggiore matteo filippone sulla cancellazione della chat
Durante l’udienza davanti alla Corte d’Assise di Bologna, il maresciallo maggiore Matteo Filippone ha fornito dettagli sulla dinamica delle conversazioni tra Gualandi e Sofia Stefani nelle ore precedenti l’omicidio. Ha indicato che fino alle 15.39 del 16 maggio 2024, Giampiero Gualandi era in contatto con Stefani tramite chat. Tra quel momento e le 15.55 circa, la cronologia mostra la cancellazione della chat. Questo periodo coincide con la finestra temporale in cui si sarebbe consumato il delitto, avvenuto poco dopo le 15.55 nell’ufficio di comando della polizia locale ad Anzola Emilia.
Il valore dei dati estratti e l’interpretazione del maresciallo
L’analisi del maresciallo si basa su dati estratti dalle apparecchiature e sulle informazioni ricavate durante le indagini. Lo stesso ha sottolineato che si tratta di un’interpretazione non definitiva, ma coerente con le evidenze raccolte. Questa testimonianza assume rilievo fondamentale poiché mette a fuoco i movimenti digitali di Gualandi poco prima dell’omicidio, suggerendo la volontà di nascondere le tracce della corrispondenza con Stefani.
Il contesto dell’omicidio e il ruolo di giampiero gualandi
Giampiero Gualandi, 63 anni, era comandante della polizia locale di Anzola Emilia e ha perso il suo ruolo nel momento in cui è stato accusato di aver ucciso la collega di 33 anni, Sofia Stefani. Tra loro c’era una relazione extraconiugale che, secondo l’accusa, avrebbe fornito il movente del delitto, descritto come volontario e aggravato da futili motivi e da un legame affettivo.
Il 16 maggio 2024, Gualandi ha sparato un colpo dalla pistola di ordinanza nell’ufficio in cui operava, lo stesso dove Stefani è stata trovata morta. La difesa sostiene l’ipotesi di un incidente, ovvero che l’arma sia partito involontariamente durante una colluttazione. La Procura, invece, afferma che il gesto è stato intenzionale, e la pianificazione potrebbe emergere dai dettagli raccolti.
Nel corso del processo, la testimonianza e i rilievi di diversi consulenti cercano di chiarire le responsabilità e la dinamica precisa dell’evento.
La relazione extraconiugale come movente
Secondo l’accusa, il legame affettivo tra Gualandi e Stefani sarebbe alla base del delitto, un aspetto che complica ulteriormente la posizione dell’imputato nel procedimento.
Il confronto tra i periti informatici sulla cancellazione dei messaggi
L’udienza si è concentrata anche sul confronto tecnico delle perizie informatiche. Il perito difensivo, Lorenzo Benedetti, ha spiegato che la cancellazione della chat tra Gualandi e Stefani non è stata totale, ma parziale e “selettiva”. Questo dettaglio ha implicazioni importanti perché può suggerire che l’imputato abbia tentato di rimuovere solo certi messaggi, lasciandone altri visibili.
Il maresciallo Filippone, consulente per l’accusa, ha discusso questi aspetti, mettendo sotto esame la natura delle cancellazioni e la tempistica. Le analisi incrociate e l’approfondimento tecnico mirano a stabilire se le azioni di eliminazione delle chat facciano parte di un tentativo consapevole di occultamento o di una procedura automatica.
Lo scambio tra esperti in aula
Lo scambio tra esperti in aula ha rappresentato uno snodo importante per la ricostruzione digitale del caso, decisiva per valutare la condotta di Gualandi nei minuti appena prima del delitto.
La perizia balistica e le accuse della procura
Subito dopo il confronto tra i consulenti informatici, ha preso la parola il maresciallo Luigi Desideri, esperto balistico del Ris, chiamato a presentare la consulenza per la Procura, guidata dalla procuratrice aggiunta Lucia Russo. Il maresciallo ha fornito una ricostruzione dettagliata del colpo esploso nella stanza di Gualandi, descrivendo angoli, traiettorie e modalità del ferimento di Sofia Stefani.
La perizia mira a chiarire se la versione dell’incidente proposta dalla difesa regga sul piano tecnico. Valutazioni precise su posizione e dinamiche del proiettile sono centrali per inquadrare se si tratta di un gesto intenzionale o di un evento accidentale.
Peso decisivo dell’esame balistico
L’esame balistico avrà un peso notevole nel percorso processuale, a supporto dell’accusa che chiede di riconoscere a Gualandi la responsabilità dell’omicidio volontario aggravato.
Il dibattito in aula prosegue, mentre il tribunale ascolta ogni elemento con attenzione, ricostruendo i fatti giorno per giorno.