L’omicidio di Giulia Tramontano, giovane incinta uccisa nel maggio 2023, torna al centro dell’attenzione giudiziaria a Milano. L’ex fidanzato, condannato all’ergastolo in primo grado, vede la sua difesa presentare ricorso per chiedere una revisione delle aggravanti contestate, puntando a un diverso inquadramento dei fatti di quella drammatica notte. Il caso riapre così il dibattito sulle modalità dell’omicidio e sulle motivazioni che portarono a una condanna severa.
Ricorso in appello: una strategia difensiva basata sull’assenza di pianificazione
Il 25 giugno 2025 la Corte di Assise d’Appello di Milano ha ascoltato le argomentazioni della difesa di Alessandro Impagnatiello, imputato per l’omicidio di Giulia Tramontano. L’avvocata Giulia Geradini ha sostenuto che l’azione non è stata pianificata, escludendo la premeditazione. Nel ricorso si spiega che l’accusa ha interpretato la vicenda in modo troppo rigido, senza considerare che il modo in cui Impagnatiello ha agito è stato piuttosto grossolano e confuso.
La difesa ha evidenziato come il comportamento successivo al delitto – in particolare i tentativi ripetuti di bruciare il corpo – rappresenta una serie di errori poco compatibili con un piano premeditato. Ciò dimostrerebbe che l’uomo non aveva programmato l’omicidio, ma reagito in modo impulsivo e maldestro agli avvenimenti.
L’esclusione di questa aggravante ha grande peso sul tipo di condanna che potrebbe essere confermata o modificata nel processo d’appello.
Contestazione della crudeltà: analisi delle ferite e dinamiche del delitto
Altro punto cardine del ricorso riguarda l’aggravante della crudeltà. La vittima ha riportato 37 coltellate, una quantità che di primo acchito fa pensare a un’azione violenta e volutamente feroce. Tuttavia, l’avvocata Geradini ha spiegato che queste ferite non si traducono automaticamente in crudeltà intenzionale.
Nel testo si sottolinea che Tramontano non ha avuto modo di rendersi conto dell’attacco, un elemento che secondo la difesa esclude la presenza di una sofferenza prolungata o di un comportamento particolarmente aggressivo. La mancanza di segni di difesa sul corpo e l’assenza di tentativi di reagire sono punti al centro della discussione.
Si ribadisce così che la causa del decesso è da attribuirsi più a un atto impulsivo e veloce, piuttosto che a un’aggressione caratterizzata da intenzioni sadiche.
Fatti e luoghi: la dinamica dell’omicidio nella notte del 27 maggio 2023 a senago
Il delitto è avvenuto il 27 maggio 2023 a Senago, in provincia di Milano, dove Giulia Tramontano viveva insieme a Impagnatiello. Dopo l’omicidio, Impagnatiello ha cercato più volte di dar fuoco al corpo della ragazza, un gesto che si è rivelato vano. Poco dopo ha abbandonato il corpo dietro alcuni box, a pochi metri dalla loro abitazione.
Questi dettagli hanno fatto emergere elementi importanti nel processo. La collocazione del corpo in un luogo vicino a casa sottolinea la confusione e la fretta con cui è stato compiuto il gesto, rafforzando l’ipotesi della difesa sull’assenza di un piano preciso.
Le modalità della scena del crimine e le azioni successive sono al centro dell’inchiesta per comprendere la reale natura del fatto e l’intento dell’imputato.
Richieste della difesa e prospettive processuali
La difesa ha chiesto esplicitamente che la corte revoca l’applicazione delle aggravanti di premeditazione e crudeltà, operazione che potrebbe incidere significativamente sulla pena. Contestualmente, sono state sollecitate le attenuanti generiche, che potrebbero mitigare la condanna imposta in primo grado.
Questa strategia punta a far emergere dubbi sulla dinamica reale dell’omicidio, suggerendo un quadro meno grave rispetto a quanto stabilito dalla sentenza originale.
Il procedimento in appello rappresenta quindi un momento cruciale per stabilire con maggior chiarezza quali siano stati i meccanismi che hanno portato alla morte di Giulia Tramontano e quale pena debba essere comminata ad Alessandro Impagnatiello, sulla base di elementi concreti e circostanze precise.