Le tensioni tra iran e stati uniti sono esplose con un attacco missilistico contro la base americana di al udeid, in qatar. La rappresaglia degli ayatollah, seguita a un raid statunitense su siti nucleari iraniani, ha avuto un carattere misurato e largamente anticipato dagli stessi media internazionali. L’episodio rappresenta un momento delicato nella crisi mediorientale, con implicazioni anche sul fronte interno iraniano e sulle strategie regionali.
Il raid missilistico su al udeid, una risposta moderata e programmata
Nelle prime ore dopo il bombardamento americano sulle installazioni nucleari dell’iran, i pasdaran hanno lanciato dieci missili contro la base Usa di al udeid, la più grande nel medio oriente con oltre 10.000 soldati. Sei missili hanno colpito la struttura, ma secondo le autorità qatarine sono stati tutti intercettati senza causare vittime o danni rilevanti. La dinamica conferma un attacco simbolico, volto a inviare un segnale senza provocare escalation.
Secondo quanto riportato dal new york times, l’azione sarebbe stata coordinata tra teheran e doha per evitare danni gravi, in modo da limitare la rappresaglia e mantenere un equilibrio fragile nella regione. La tensione ha riguardato anche l’irak: dopo un annuncio iniziale sul lancio di missili contro strutture americane, baghdad e i militari statunitensi hanno smentito l’attacco. Da parte loro, milizie filo-iraniane hanno invece colpito con colpi di mortaio alcune postazioni in siria, facendo aumentare la preoccupazione nelle aree di conflitto.
Allerta internazionale e misure di sicurezza straordinarie
Prima del lancio dei missili iraniani, i media americani avevano riferito di un attacco imminente. Doha ha risposto chiudendo il proprio spazio aereo, una misura prudenziale per evitare incidenti o escalation. Ambasciate di stati uniti, cina e regno unito hanno invitato cittadini e personale diplomatico a evitare spostamenti e restare in casa.
La scelta di colpire la base in qatar, secondo l’analista politico ian bremmer, avrebbe l’obiettivo di mandare un messaggio forte al pubblico iraniano e al tempo stesso ridurre il rischio di provocare un conflitto più ampio. Al udeid rappresenta un obiettivo simbolico importante, grazie alla sua rilevanza nel quadro militare statunitense in medio oriente. Allerta massima si è registrata anche per la possibilità di attacchi da parte di cellule dormienti iraniane sul territorio americano.
La comunicazione ufficiale iraniana e il contesto politico interno
L’operazione difesa dai pasdaran con il nome “benedizione della vittoria” è stata trasmessa in diretta dalla tv di stato iraniana, con toni di vittoria pubblica. Il messaggio è chiaro: “l’iran risponde sempre alle aggressioni, mantenendo la propria posizione nei confronti degli stati uniti.” Il raid è stato lanciato mentre l’allora presidente donald trump si trovava riunito con il consiglio di sicurezza nazionale nella situation room.
Nel frattempo, fonti interne citate dalla cnn rivelano che trump avrebbe escluso un ulteriore impegno militare in medio oriente, pur riconoscendo il rischio di nuove tensioni derivanti dalla galassia di milizie filo-teheran attive nella regione. Il regime iraniano cerca di utilizzare questa operazione per rafforzare la propria immagine pubblica e distogliere attenzione dalle difficoltà interne, mentre il leader ali khamenei, sorvegliato dalle proprie guardie rivoluzionarie, promette di proseguire la pressione contro israel.
La corsa alla successione politica in iran e le sfide per il regime
Tra le questioni che agitano l’establishment iraniano c’è quella della successione di ali khamenei, osservata con attenzione dai servizi internazionali. Secondo reporter di reuters, la commissione incaricata da khamenei due anni fa ha accelerato il lavoro per individuare un successore in grado di garantire stabilità.
A contendersi la leadership vi sarebbero due figure: mojtaba khamenei, figlio dell’ayatollah, e hassan khomeini, nipote del fondatore della repubblica islamica. Il secondo gode di rispetto anche tra le autorità religiose e militari, offrendo una linea forse meno rigida rispetto al figlio di khamenei, legato a posizioni intransigenti. Questa sfida interna si sviluppa in un clima già segnato da divisioni e pressioni esterne, mentre la guerra continua nella regione e il regime cerca di mantenere il controllo senza cedimenti.
L’attacco a al udeid si inserisce così in un quadro complesso, segnato da scontri politici, equilibri militari e una continua tensione internazionale che resta pronta a evolversi nelle prossime settimane.