Un’operazione rara e complessa ha avuto luogo nel 2024 al san gerardo di Monza per separare due gemelline siamesi connesse alla testa. Le bimbe, originarie del Senegal, erano unite da una fusione di ossa craniche, tessuti cerebrali e vasi sanguigni. Questo intervento, durato 48 ore, è risultato determinante per salvare la vita di una delle due e avviare un percorso di recupero per l’altra.
Il quadro clinico e la condizione delle gemelline siamesi
Le due bambine senegalesi erano unite nella cosiddetta fusione cranio-encefalica, una condizione in cui le ossa del cranio, il cervello e il sistema vascolare risultano interconnessi. Questo tipo di unione è classificata tra le più difficili e pericolose da trattare in chirurgia pediatrica. Quando sono arrivate in Italia, a luglio 2024, le condizioni richiedevano una pianificazione che coinvolgesse vari specialisti e l’uso di tecnologie avanzate.
La procedura chirurgica è durata quasi due giorni. Durante l’intervento, i medici hanno dovuto staccare con precisione le strutture condivise, distinguendo i tessuti cerebrali e separando i vasi sanguigni mantenendo la funzione degli organi vitali. La bambina nota come T. non ce l’ha fatta nell’ultima fase dell’operazione. La sorella D., è stata trasferita in terapia intensiva neurologica, dove mostra segni di miglioramento motorio. Secondo i medici, D. potrebbe sviluppare autonomia fisica in futuro e portare avanti la vita per entrambe.
La risposta emotiva dei genitori e il sostegno delle istituzioni
I genitori hanno vissuto un mix di emozioni profonde. L’amore per le loro figlie si è scontrato con la perdita improvvisa. Nonostante il grave dolore causato dalla morte di T., la determinazione dei medici ha rassicurato la famiglia e le ha dato la forza di affrontare il momento difficile. Hanno parlato di uno staff che si è preso cura delle bambine come una vera famiglia, mostrando umanità e dedizione particolari.
Anche il governatore lombardo, Attilio Fontana, ha espresso vicinanza alla famiglia. Questo supporto istituzionale si è aggiunto al clima di solidarietà e attenzione verso una vicenda che ha attirato interesse nazionale. La capacità del san gerardo di affrontare un caso così complesso ha portato l’attenzione sulle competenze mediche disponibili in Lombardia e in Italia.
La rarità del caso e la complessità dell’intervento
I gemelli craniopagi, uniti a livello craniale, rappresentano un fenomeno estremamente raro, con un’incidenza stimata intorno a uno su 2,5 milioni di nascite. Dal 1950 sono stati effettuati meno di 60 interventi per la loro separazione, e meno di 15 di questi casi riguardano una fusione totale verticale come quella delle due gemelle senegalesi.
L’ultimo intervento simile eseguito in Italia risale al 2017, presso il Bambino Gesù di Roma. Il san gerardo ha affrontato questo caso proponendo un modello di lavoro multidisciplinare, con un mix di chirurgia, neurologia, anestesia e riabilitazione. L’elevata difficoltà è aumentata dalla necessità di un percorso diagnostico lungo, con più fasi di preparazione e pianificazione. Per riuscire nell’operazione, la struttura ha lavorato insieme a centri di eccellenza lombardi e ha coinvolto esperti da Stati Uniti ed Europa.
Il percorso diagnostico-terapeutico e la collaborazione internazionale
La separazione delle gemelline è stata solo la parte finale di un iter complesso, durato dieci mesi. Durante questo periodo, il team sanitario ha eseguito una separazione progressiva dei sistemi cerebrali e vascolari, nonché una ricostruzione in più fasi dei tessuti danneggiati o condivisi. L’intervento si è basato su simulazioni in 3D che hanno permesso di visualizzare in modo preciso la struttura anatomica delle due piccole e le connessioni da rimuovere.
Il lavoro ha visto la partecipazione di molte figure professionali in ambito neurochirurgico, anestesiologico, fisioterapico e riabilitativo. A firmare il successo è stata la sinergia tra istituti lombardi – come l’istituto neurologico Besta, il policlinico di Milano e l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – e la collaborazione con specialisti stranieri. L’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, ha elogiato questo impegno come esempio concreto di capacità tecnica e organizzativa.
L’impegno delle fondazioni per la cura delle malformazioni cranio-facciali
Il trasferimento delle bambine in Italia è stato possibile grazie al lavoro congiunto di Smile House Fondazione ETS e World Craniofacial Foundation. Entrambe le realtà sono impegnate da anni nella ricerca e nel trattamento di malformazioni cranio-facciali in bambini provenienti da contesti difficili.
Queste organizzazioni hanno scelto il san gerardo come partner per l’elevata specializzazione neurochirurgica e la capacità di gestire casi complessi. L’ingaggio diretto delle fondazioni ha garantito risorse e un supporto organizzativo fondamentale per la gestione dell’intervento, dal viaggio in Italia fino alla pianificazione della riabilitazione post-operatoria. Questo legame rappresenta un modello valido per affrontare casi simili in futuro.