Roma ha recentemente ospitato un imponente corteo di protesta contro il riarmo europeo e le politiche del governo di Benjamin Netanyahu. Centinaia di persone si sono riunite a piazzale Ostiense, muovendosi verso il Colosseo, il monumento simbolo della Città Eterna, per esprimere il loro dissenso nei confronti della guerra e della militarizzazione. Gli slogan lanciati dai manifestanti, tra cui «Nessuna guerra, nessun soldato, fuori dalla guerra e fuori dalla NATO», hanno messo in luce un forte rifiuto delle attuali politiche militari. Accuse dirette a Israele, definito dai partecipanti «Stato terrorista», hanno caratterizzato l’evento.
Momenti toccanti e simbolici
Un momento particolarmente significativo si è svolto all’ombra del Colosseo, dove un gruppo di partecipanti si è sdraiato su lenzuoli bianchi, simulando le vittime dei conflitti. Durante questo “die-in”, è stato trasmesso il rumore assordante di un bombardamento su Gaza per quattro minuti, seguito da un minuto di silenzio per protestare contro il «silenzio sul genocidio del popolo palestinese». Questo gesto ha evidenziato la sensibilità dei manifestanti verso le sofferenze umane causate dai conflitti in corso.
Proteste e simboli di oppressione
Il corteo ha visto anche atti di protesta estremi, come il rogo di bandiere dell’Unione Europea e di Israele, considerati simboli di oppressione. Tra le bandiere bruciate figuravano anche quella della NATO e una foto del presidente americano Donald Trump, rappresentando un chiaro rifiuto di ogni forma di sostegno a politiche militari ritenute ingiuste. I manifestanti hanno indirizzato messaggi diretti ai politici italiani, con cori contro Carlo Calenda e cartelli che ritraevano Elly Schlein e Giorgia Meloni in abbigliamento mimetico, accusandoli di aver «votato per la guerra».
Riconoscimento dalla Chiesa cattolica
In un contesto di forte tensione, è giunto un significativo riconoscimento dalla Chiesa cattolica. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha espresso il suo sostegno alla mobilitazione per il disarmo, affermando che è «bene che ci sia una mobilitazione in generale per evitare la corsa al riarmo». Queste parole si inseriscono in un quadro più ampio di appelli del Papa, che ha recentemente richiesto la creazione di un fondo globale per combattere la fame, utilizzando le risorse destinate alla costruzione di armi.
La partecipazione alla manifestazione ha dimostrato una crescente sensibilità tra i cittadini italiani riguardo ai temi della pace e della giustizia sociale, riflettendo un malcontento diffuso nei confronti delle politiche militari. La mobilitazione dei cittadini di Roma si è proposta come un chiaro messaggio contro la guerra e per la ricerca di soluzioni pacifiche, sottolineando l’importanza della solidarietà e della cooperazione tra i popoli.
Il corteo ha avuto un ampio seguito, con la partecipazione di diverse associazioni e movimenti pacifisti, offrendo l’opportunità di far sentire la loro voce in un momento storico caratterizzato da conflitti in diverse parti del mondo. Nonostante le temperature elevate, la determinazione dei manifestanti ha conferito all’evento un carattere festoso ma al contempo grave e riflessivo. La presenza del cardinale Parolin ha ulteriormente sottolineato l’importanza del dialogo e della pace in un contesto globale complesso.
In questo scenario, il corteo di Roma ha rappresentato un’importante manifestazione della volontà popolare di opporsi al riarmo e di cercare soluzioni alternative ai conflitti, contribuendo a alimentare un dibattito più ampio sulle responsabilità dei governi nel promuovere la pace piuttosto che la guerra.