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Zelensky denuncia aziende straniere che forniscono macchinari all’industria militare russa, chiede sanzioni

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Volodymyr Zelensky ha denunciato la continua fornitura di macchinari a uso militare alla Russia da parte di aziende occidentali, comprese società di Germania e Repubblica Ceca. Il presidente ucraino ha sollecitato l’imposizione di sanzioni mirate contro queste imprese, indicando un profilo di collaborazione industriale che compromette i tentativi internazionali di isolamento di Mosca.

Le aziende straniere e la fornitura di macchinari all’industria militare di mosca

Durante una conferenza stampa tenuta venerdì scorso e pubblicata solo oggi, Zelensky ha rivelato che la Russia continua a ricevere macchine utensili da diversi Paesi, sfruttandole nella fabbricazione di armamenti. Il presidente ha specificato che tra i fornitori figurano quindici aziende taiwanesi, tredici tedesche, otto ceche, sei sudcoreane e tre giapponesi. Ha chiarito di possedere l’elenco dei nomi ma, per ragioni non esplicitate, non li ha resi pubblici.

Questa rivelazione sottolinea come, nonostante le tensioni e le sanzioni già in atto, la catena di approvvigionamento verso Mosca non sia stata interrotta in modo completo. Le macchine utensili sono strumenti fondamentali per la produzione industriale di componenti d’arma. La loro disponibilità permette alla Federazione Russa di mantenere una capacità di produzione militare che altrimenti sarebbe fortemente limitata dal blocco economico e tecnologico imposto dalla comunità internazionale.

Il ruolo cruciale delle macchine utensili nella produzione bellica

L’appello di zelensky e il ruolo dei partner internazionali

Zelensky ha informato che le informazioni raccolte sono già state condivise con partner internazionali, inclusi l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Il presidente ha chiesto a questi attori di intervenire con sanzioni specifiche nei confronti delle aziende coinvolte per ostacolare questo canale di supporto indiretto alla guerra in Ucraina.

Per Zelensky, la misura potrebbe incidere concretamente sulle capacità militari russe, interrompendo la produzione di armamenti. Ha invitato a considerare il potenziale che hanno le aziende nel bloccare o isolare le macchine utensili già consegnate, sottolineando che molti di questi dispositivi funzionano con sistemi elettronici che possono essere disattivati a distanza. Questo tipo di intervento frenerebbe la produzione militare senza la necessità di un’azione diretta contro la Russia.

La condivisione delle informazioni con 26 paesi

La strategia tecnica di disconnessione dei macchinari e le conseguenze pratiche

Il presidente ucraino ha spiegato che le aziende interessate potrebbero disconnettere i macchinari, trasformandoli in strumenti inutilizzabili per la produzione militare. Questa operazione rappresenta un modo per “disarmare la Russia senza armi”, parlando appunto di bloccare la catena logistica del riarmo piuttosto che attaccare direttamente.

Avere la possibilità di interrompere il funzionamento di macchinari sofisticati in remoto rappresenta una leva importante in ambito economico e industriale. Non si tratta solo di sanzioni economiche, ma di azioni mirate a interrompere la meccanica stessa che alimenta la capacità militare della Federazione Russa. A questo proposito, Zelensky ha affermato di aver fornito dati dettagliati su queste aziende a 26 Paesi, nella speranza che la comunità internazionale faccia fronte comune sull’applicazione di ulteriori restrizioni.

Un conflitto che intreccia tecnologia civile e produzione bellica

Queste dichiarazioni mettono in luce un aspetto delicato del conflitto, dove le tecnologie civili si intrecciano alla produzione bellica. Bloccare i circuiti di supporto tecnologico significa attaccare la possibilità pratica di produzione d’armi, modificando così il peso militare russo sul campo. La strategia punta a una pressione mirata, che va oltre le sanzioni tradizionali, cercando di spegnere la capacità produttiva con strumenti innovativi e precisi.

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